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Coronavirus: test già a gennaio, tamponi mai negli ospedali e coinvolgendo i medici di base. Così Berlino si prepara al picco

Dagli Abstrichzentrum, i centri ad hoc che permettono anche di eseguire il tampone direttamente dal finestrino dell'auto, fino al ruolo dei medici di famiglia. Così la Germania ha deciso di condurre la sua battaglia per tracciare il contagio - fino a mezzo milione di test a settimana - e proteggere i suoi ospedali, in attesa dell'aumento di casi che metterà alla prova il sistema sanitario da 28mila posti di terapia intensiva

A inizio gennaio già i primi test. Oggi una strategia per eseguire i tamponi che si basa sugli Abstrichzentrum, i centri ad hoc sparsi sul territorio: in alcuni casi, come Monaco, Bochum o Düsseldorf, con il sistema del test drive-in, eseguito direttamente dal finestrino dell’auto. Fin dall’inizio, il coinvolgimento del medico di base, riferimento principale del paziente e deputato, se in condizione di sicurezza, ad eseguire in prima persona il tampone da inviare poi ai laboratori. Così la Germania ha deciso di condurre la sua battaglia per tracciare il contagio da coronavirus nel Paese e proteggere i suoi ospedali dalla pandemia.

La settimana appena cominciata rappresenta per Berlino il primo vero stress test dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Le misure di contenimento – che anche in Germania hanno bloccato la vita pubblica – sono appena state estese fino al 20 aprile. Nel frattempo i contagi complessivi hanno ormai superato quota 60mila, con un aumento di circa 5mila casi al giorno nell’ultima settimana. Grazie al gran numero di tamponi eseguiti, fino a mezzo milione a settimana, i contagi accertati però si avvicinano molto al numero di casi reali: anche così si spiega il basso tasso di mortalità in Germania. Il ministro della Salute Jens Spahn per ora ha dimostrato ottimismo, forte di questi dati e dei 28mila posti letto di terapia intensiva che il sistema sanitario ha in dote. Complice il fattore tempo, che ha permesso di migliorare la strategia prima che scoppiassero focolai nel Paese, il governo federale confida che il sistema sanitario tedesco sia preparato ad affrontare la situazione. Nella sua intervista domenicale alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler, ha comunque messo le mani avanti: “Non possiamo escludere che si arrivi anche qui a una situazione simile a quella italiana, ad avere più pazienti della capacità di posti e respiratori a disposizione”.

Tanti tamponi e fin da subito – Un modello matematico elaborato dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine stima che in Germania il numero di casi positivi rilevati corrisponda al 66% dei casi reali di Covid-19. Lo stesso modello attribuisce all’Italia una capacità di tracciamento del 5%. La spiegazione l’ha fornita in un’intervista a Der Spiegel il virologo dell’ospedale universitario della Charité di Berlino, Christian Drosten. Ha spiegato che ogni settimana in Germania vengono eseguiti fino a “mezzo milione di tamponi“: una cifra superiore ai test complessivi eseguiti dall’Italia dall’inizio della pandemia. Inoltre, ha svelato lo stesso Drosten, i primi test su persone provenienti da zone a rischio risalgono già a inizio gennaio.

I test mai in ospedale – La Germania ha una vasta rete di laboratori indipendenti, molti dei quali hanno appunto iniziato i test già nelle prime settimane del 2020. Per questo è più facile eseguire un numero elevato di tamponi. Da inizio marzo inoltre sono stati creati degli appositi Abstrichzentrum dove è possibile eseguire il test tramite appuntamento, ma solo se si è stati classificati come casi sospetti dal dipartimento della salute o dal medico di famiglia. Il Robert Koch Institut ha stabilito che è un caso sospetto una persona che presenta dei sintomi ed è stata a contatto negli ultimi 14 giorni con un paziente positivo o è stata in un’area indicata come a rischio. Nella maggior parte dei centri è possibile andare in macchina ed eseguire il test direttamente dal finestrino.

Il coinvolgimento dei medici di base – Prima di marzo, o comunque nel caso in cui non sia possibile prendere appuntamento in uno dei centri, la procedura tedesca prevede che a eseguire il tampone possa essere lo stesso medico di base. È la prima persona che il paziente deve contattare in caso di sintomi e, se dispone dei dispositivi di protezione individuale necessari, può recarsi a casa del suo assistito per il test. In alternativa può contattare il dipartimento della salute che si occuperà a quel punto di eseguire il test a domicilio, direttamente sulla porta di casa.

Il fattore tempo per sistemare le carenze – Diversi media nazionali, a partire per esempio da Der Spiegel, hanno segnalato circa un mese fa diverse carenze nella catena di controllo elaborata dalla Rki (che coinvolge i medici di base, la guardia medica e i dipartimenti locali), come indicazioni contrastanti e la necessità di innumerevoli telefonate per arrivare, forse, a poter eseguire il test. Allo stesso modo, solo a inizio marzo i vari Länder hanno iniziato ad attrezzare gli ospedali con tende o container dove eseguire il pre-triage. Mentre è ancora più recente, come ha spiegato il primario bavarese Clemens Wendtner alla Deutschlandfunk, l’allestimento di reparti Covid-19 negli ospedali dove ancora non stati registrati casi, come quello di Monaco-Schwabing. Per mettere a punto e migliorare la sua strategia la Germania ha avuto dalla sua il fattore tempo: il numero attuale dei contagi complessivi, unito all’elevato numero di test, porta a dedurre che i primi focolai tedeschi si siano sviluppati molto più tardi rispetto all’Italia e agli altri Paesi europei. Berlino, nonostante gli iniziali tentennamenti sulle misure di restringimento, ha avuto modo di rimediare e proteggere gli ospedali dal contagio.

La terapia intensiva – Negli ospedali tedeschi vengono ricoverate circa il 15-20 percento delle persone positive e di queste un terzo hanno bisogno della terapia intensiva. Ad oggi non esiste un’emergenza, perché il numero di pazienti Covid-19 che hanno bisogno della rianimazione sono “una quantità che il sistema sanitario può ancora gestire“. Il ministro della Salute Jens Spahn per ora ha dimostrato ottimismo, forte dei 28mila posti letto di terapia intensiva che la Germania ha in dote. Proprio perché l’epidemia è in ritardo rispetto agli altri Paesi, le autorità sanitarie però sono già in pre-allerta perché ritengono che nella maggior parte delle persone la malattia non sia ancora in una fase avanzata. Come in Italia, tutti gli interventi chirurgici non urgenti sono stati rinviati ed è stato creato un registro nazionale dei posti occupati e disponibili. L’obiettivo del governo è arrivare a raddoppiare i posti letto di terapia intensiva.

Il pacchetto di aiuti – Anche per questo, nel pacchetto di aiuti da 156 miliardi di euro approvato definitivamente venerdì dal Bundesrat sono previsti 50mila euro di bonus per gli ogni nuovo letto di terapia intensiva creato da un ospedale, oltre a una tariffa forfettaria giornaliera di 560 euro per ogni posto di rianimazione tenuto libero e a disposizione per eventuali pazienti Covid. Per altri costi aggiuntivi come l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, gli ospedali riceveranno un supplemento di 50 euro per paziente dal 1 aprile al 30 giugno. Il provvedimento approvato dal Parlamento prevede anche una modifica alla Infektionsschutzgesetz (la legge sulla protezione delle infezioni) che dà al governo federale maggiori competenze nella lotta contro le pandemie.

La carenza di materiale – In questo modo, il ministero della Salute può ora centralizzare la gestione dell’emergenza. Un fattore determinante anche nella distribuzione del materiale sanitario. Il quotidiano di Berlino Tagesspiegel denuncia infatti che ospedali, medici di base e cliniche hanno urgente bisogno di dispositivi di protezione individuale. La deputata locale Dilek Kalayci (Spd) ha avvertito: “Abbiamo i soldi per l’acquisto, ma non ci sono scorte“. Mancano all’appello anche sei milioni di mascherine che il ministero della Salute aveva ordinato sul mercato estero ma non sono mai arrivate.

L’ipotesi del tracciamento con app – Nonostante comincino le prime carenze anche sul fronte dei tamponi disponibili, la Germania è convinta di proseguire con la strategia aggressiva sui test. Il gruppo tedesco Bosch ha infatti appena prodotto un test veloce per il coronavirus che potrebbe dare il risultato nel giro di 2 ore e mezza. L’apparecchio che permette il test automatizzato della Bosch dovrebbe essere sul mercato all’inizio di aprile e il gruppo assicura una precisione del 95%. Intanto, un documento del ministero dell’Interno rivelato da Der Spiegel e Sueddeutsche Zeitung ha svelato l’intenzione del governo di usare i cellulari per tracciare posizione e spostamenti delle persone. Privacy permettendo, la strategia futura potrebbe essere un numero ancor più elevato di test unito al controllo di chi è in quarantena, per prevenire nuovi focolai.