Un montaggio semplice, come fosse davvero un lungo programma girato tra amici che vivono in posti lontani. Musica che Unisce, la serata evento organizzata da RaiUno con l'obiettivo di raccogliere fondi per la Protezione Civile per l'emergenza coronavirus, è un modo di fare televisione che si adegua alla realtà
Una canzone che probabilmente conosciamo. Forse non è nella nostra playlist preferita, ma la conosciamo e abbiamo voglia di canticchiarla. Un video fatto da casa. La casa di Cesare Cremonini con il suo “giorno migliore”, quella di Tiziano Ferro che si emoziona persino in un video registrato e quella di Marco Mengoni che ci fa sentire coristi gospel mentre cantiamo “tutto quello di cui il mondo ha bisogno è amore“.
La casa di Andrea Bocelli che fa un ‘piano bar’ di livello sopraffino e apre con Tre Settimane da Raccontare del grande Bongusto. E ancora, le case di Elisa che porta “Luce”, di Francesca Michielin che “taglia i gradi di separazione”, di Tommaso Paradiso che ci porta qualche nota di Lennon e quella lacrima lì pronta si butta sulla guancia. Poi, le case di Luca Zingaretti, Pierfrancesco Favino, Paola Cortellesi, Roberto Bolle, Virginia Raffaele, Gigi Proietti, Valentino Rossi e tanti altri. Tutti cantano, raccontano.
E le loro case diventano la nostra. Un montaggio semplice, come fosse davvero un lungo programma girato tra amici che vivono in posti lontani. Musica che Unisce, la serata evento organizzata da RaiUno con l’obiettivo di raccogliere fondi per la Protezione Civile, è un modo di fare televisione che si adegua alla realtà. E la realtà, per brutta che sia ora, canta. Solo per questa sera. Come a dire che dei grandi effetti speciali si può fare a meno, quando c’è un messaggio forte e in tanti hanno voglia di gridarlo. Perché l’idea di una televisione meno costruita e più schietta, meno lontana e più ‘seduta accanto a noi’ è un’idea che piace al pubblico. Lo si vede dai tweet, lo dirà (forse) lo share. La voce narrante di Vincenzo Mollica è un buffetto sulla guancia. Le immagini di chi sta facendo i salti mortali per salvarci la vita, il pensiero a chi non c’è più o a chi ha perso qualcuno che amava e, insieme, i filmati delle nostre città vuote: che vuoi aggiungere? Il messaggio, lo scopo, è di quelli importanti, che più importanti non ce n’è. Donare, per aiutare il nostro Paese a uscire da un’emergenza che ha ci ha portati lontano da “quando tutto andava bene”. Perché andava bene. Anche se non lo dicevamo mai, nemmeno a noi stessi. Alla fine di tutto, forse avremo imparato a farci caso.