Medici, infermieri e ricercatori in trincea. Impegnati in una emergenza che assomiglia a una sempre più estenuante serie di battaglie. La richiesta degli scienziati: "Una valutazione rigorosa dei dati rimane e diventa sempre più un obbligo assoluto"
Medici, infermieri e ricercatori in trincea. Impegnati in una emergenza che assomiglia a una sempre più estenuante serie di battaglie. Con tanti, troppi morti. Per l’epidemia scatenata da Sars Cov 2 sono state necessarie “una medicina di guerra e una ricerca di guerra” come l’Accademia dei Lincei ha definito l’attuale condizione dell’assistenza e della corsa a terapie e vaccini generata dalla pandemia di Covid-19. Nelle corsie degli ospedali si è dovuto pensare a cosa dare ai pazienti, si è dovuto intuire quale potesse essere il farmaco giusto per tentare di spegnere l’eccessiva risposta immunitaria e/o far respirare i pazienti. E così all’Aifa sono arrivate diverse richieste per l’autorizzazione di sperimentazioni o istanze di consenso per l’uso di medicine approvate per altre patologie. Dall’Ebola all’Hiv e alla malaria.
“Con i limiti della metafora, si può dire che stiamo sperimentando una medicina di guerra ed una ricerca di guerra. Troppo spesso siamo chiamati a rispondere al dramma dei pazienti con approcci empirici“, si legge nel documento. Il documento è firmato da Maurizio Cecconi, Guido Forni e Alberto Mantovani, della Commissione Salute dell’Accademia dei Lincei ed è il primo di una serie che ogni mese si propone di offrire “un’istantanea della situazione in un campo in rapidissima evoluzione”, nella quale “l’arrivo di nuove pubblicazioni scientifiche e di articoli riferiscono importanti evoluzioni del campo è continuo“. “Una valutazione rigorosa dei dati rimane e diventa sempre più un obbligo assoluto”, si legge nel documento, e “trovare un equilibrio tra le emergenze ed il rigore metodologico diventa la sfida centrale”.