Dopo lo stanziamento del Governo di 400 milioni di euro destinati al “soccorso alimentare”, i Comuni si organizzano per attivare e distribuire i buoni spesa. Le città sono al lavoro per individuare un elenco degli esercizi commerciali dove è possibile spenderli e soprattutto per stabilire i criteri per definire chi ne avrà diritto. In molti casi sono stati coinvolti enti del terzo settore o associazioni di volontariato, e in altri casi si è scelto di integrare i finanziamenti governativi con fondi propri. L’attivazione del Fondo di 400 milioni, annunciato sabato dal presidente del Consiglio Conte, non prevede l’obbligo di rendicontazione a terzi di quanto speso. I sindaci, in base alle esigenze del proprio territorio, potranno scegliere tempi e modalità di erogazione dei buoni spesa o della consegna di generi alimentari e di prima necessità: ecco alcuni esempi.

Bergamo La città lombarda, una delle più colpite dal Covid-19, si è vista riconoscere circa 640mila euro, che saranno gestiti dal municipio. Per le persone sole sono previsti 150 euro, 250 euro per i nuclei con due componenti, 350 euro per le famiglie tre o più componenti. Per i neonati o i bambini con meno di tre anni: sono previsti 150 euro, e si valutano incrementi per particolari condizioni (come ad esempio la celiachia). L’assessorato alle politiche sociali ha istituito due numeri di telefono speciali da contattare per richiedere i buoni spesa, attivi da martedì: l’erogazione potrà avvenire dopo una valutazione da parte dell’ufficio servizi sociali per accertare l’effettiva condizione di bisogno del cittadino e la limitazione di reddito economico.

Torino – Sono ancora in fase di definizione i dettagli sui criteri di assegnazione – in totale il capoluogo piemontese riceverà 4,6 milioni di euro – ma la sindaca Chiara Appendino ha spiegato che si sta lavorando a una piattaforma digitale di semplice funzionamento, per limitare al minimo la ‘riscossione’ fisica i buoni in uffici e sportelli. I buoni, sottolinea, potranno essere spesi anche nei “negozi di prossimità”, negli alimentari di quartiere, in modo da supportare anche queste piccole realtà. Ma il primo a far partire i buoni spesa è stato il comune di Agliè, vicino Torino, dove il sindaco Marco Succio ha previsto l’erogazione di un buono di 300 euro per ogni nucleo famigliare in difficoltà, destinato all’acquisto di generi di prima necessità. Il buono è stato depositato nell’unico supermercato cittadino per evitare forme di pagamento da parte del Comune. I 14mila euro del governo, spiega il sindaco, sono stati incrementati con altri 5mila del bilancio comunale“.

Genova – Al capoluogo ligure spettano 3 milioni, stabiliti sulla base di criteri demografici. I buoni spesa avranno un valore di circa 100 euro e le famiglie che ne avranno diritto potranno averne uno per ogni componente del nucleo. Quindi, una famiglia con i genitori e due bambini ha diritto a 400 euro, se riconosciuta bisognosa. Quanto ai criteri di assegnazione, ha spiegato l’assessore al Bilancio Pietro Piccoli, “il Comune sta lavorando con le associazioni del terzo settore per individuare i cittadini nella situazione più critica, raccogliere le domande e procedere con la distribuzione”. Si tende ad escludere l’Isee, che non fotografa più la situazione attuale, Il bando uscirà martedì, e i primi buoni verrano erogati tra giovedì e venerdì.

Padova – Nella città veneta i buoni verranno “stampati e garantiti dal Comune”, come ha spiegato il sindaco Sergio Giordani precisando che avranno un “controvalore equivalente al contributo giunto da Roma”, che ammonta a un milione di euro per il capoluogo. Verranno stampati alla presenza della Guardia di Finanza, poi custoditi in sicurezza nei caveau di Mps. Saranno emessi buoni dal taglio unico di 20 euro, con cui sarà possibile comprare generi di prima necessità. I buoni avranno scadenze precise scaglionate. Possono essere richiesti da una persona per nucleo familiare, a batto di non beneficiare già di reddito di Reddito di cittadinanza né degli ammortizzatori sociali. Non possono essere richiesti da chi percepisce già la pensione o di altre rendite economiche. Nel frattempo sono state consegnate centinaia di spese a domicilio grazie alla campagna “Per Padova noi ci siamo”, che è anche l’ente da contattare telefonicamente per i buoni spesa.

Cesena – Il Comune di Cesena caricherà i buoni spesa direttamente sulla tessera sanitaria dei cittadini meno abbienti. L’Amministrazione comunale che già in passato ha sperimentato questo modello di erogazione dei ‘gettoni’ per l’acquisto di alimenti: di fronte a questa nuova emergenza la città romagnola riceverà 500mila euro. Saranno le famiglie a doverne fare richiesta al Comune spiegando la causa delle difficoltà: a quel punto, se riconosciuti idonei, si potrà andare nei negozi di generi alimentari e nei supermercati convenzionati, pagando con la propria tessera sanitaria.

Pisa – Alla città della torre pendente spetta un importo di 471 mila euro. Le risorse, ha annunciato il sindaco, saranno distribuite sotto forma di buoni spesa da destinare a disoccupati che non hanno percepito alcun reddito nel mese di marzo e alle partite iva che dimostreranno una diminuzione del volume di affari di almeno il 30% nel mese di marzo. “Sulla base delle richieste pervenute – aggiunge il sindaco Conti – sarà stilata una graduatoria a punteggio che prevederà premialità per famiglie numerose o famiglie con disabili a carico”. Esclusi dal contributo coloro che percepiscono una forma di sussidio statale come reddito di cittadinanza o che sono già in cassa integrazione. Prima dell’annuncio del Governo Pisa si era già attivata tramite la Società della Salute per finanziare buoni pasto da 100 euro l’uno, con un contributo straordinario di 25mila euro poi portato a 29mila. “In due giorni – conclude il sindaco – sono già stati assegnati buoni a 51 richiedenti che avevano i criteri indicati”.

Prato – A Prato ammonta a oltre 1 milione di euro lo stanziamento del Governo destinato alla città toscana e gli uffici stanno lavorando per definirne le modalità: “Ovviamente non possiamo basarci sull’Isee, che potrà essere uno dei criteri ma non l’unico perché fotografa una situazione ormai inattuale, e dobbiamo cercare di ampliare il più possibile la platea dei beneficiari, pensando anche a tutta una fetta di cittadini che fino a oggi, fortunatamente, non hanno avuto bisogno dei servizi sociali o di un supporto economico e che oggi non beneficiano già di misure di sostegno – spiega il sindaco Matteo Biffoni -. C’è chi non ha ammortizzatori sociali, chi durerà fatica se la situazione di chiusura delle attività di dovrà protrarre. Una cosa è certa: non lasceremo nessuno da solo”.

Roma – La Capitale è la città destinataria del contributo più sostanzioso: 15 milioni di euro. Tramite un avviso pubblico, il Comune ha annunciato contributi alle famiglie in difficoltà: il buono spesa o pacco alimentare ha un valore di 5 euro a persona al giorno, 7 euro per i minori, fino a un massimo di 300 euro per i nuclei familiari composti da 1 o 2 persone, fino a 400 euro per i nuclei di 3 o 4 persone e fino a 500 euro per i nuclei di 5 o più persone. Le richieste vanno compilate online sul sito di Roma Capitale (c’è tempo fino al 16 aprile) e saranno smistate ai vari Municipi di riferimento, che, dopo aver effettuato una prima verifica di eventuali altri contributi percepiti dai richiedenti, procederanno ad inviare all’amministrazione capitolina una banca dati dei beneficiari. Il Dipartimento alle Politiche Sociali di Roma Capitale verserà il contributo direttamente sul conto corrente. Altrimenti, sarà erogato attraverso buoni pasto. Può richiederlo chi non riceve già altri tipi di sostegno al reddito: al momento della domanda, ogni famiglia dovrà compilare un’autocertificazione, su cui saranno condotte verifiche a campione. Per la consegna dei buoni pasto si pensa al coinvolgimento di volontari della Polizia Locale di Roma Capitale, attivando un servizio di consegna a domicilio.

NapoliIl sindaco Luigi de Magistris ha spiegato che ai 7 milioni che arriveranno dal governo, l’amministrazione comunale aggiungerà le risorse del fondo partenopeo di solidarietà, chiamato ‘Cuore di Napoli’, in cui confluiranno risorse dell’amministrazione e donazioni di privati. I buoni devono essere richiesti al segratariato sociale del comune di residenza e valgono sia per i generi alimentari che per i farmaci. Può richiederli chi è già in carico ai servizi sociali o chi si trova in una situazione di bisogno a causa delle restrizioni per il coronavirus: saranno i servizi sociali, a quel punto, a valutare l’autocertificazione. Intanto a Perito, un piccolo comune campano nel cuore del Cilento, il sindaco ha distribuito ai suoi abitanti, poco più di 800, pacchi di farina e lievito naturale.

Cosenza – I 470mila euro stanziati dal Governo saranno distribuiti tra le fasce più deboli della popolazione attraverso buoni spesa dal valore di 80 euro ciascuno, e saranno destinati a ogni componente del nucleo familiare, indipendentemente dall’età, fino ad un massimo di 400 euro. I beneficiari verranno individuati dall’ufficio dei servizi sociali tenendo conto dei nuclei familiari più esposti, con priorità per chi non riceve già nessun’altra forma di sostegno pubblico. In ogni caso, bisogna dimostrare che il nucleo familiare non gode di patrimonio finanziario disponibile superiore a 7mila euro. Le domande possono essere presentate dal 2 al 7 aprile, e solo successivamente saranno comunicate le modalità di erogazione dei buoni spesa. Il Comune si riserva però di poter valutare anche domande pervenute successivamente, o su diretta segnalazione degli assistenti sociali.

Palermo – La piattaforma per gli aiuti alimentari è stata letteralmente presa d’assalto: oltre 12mila richieste, al ritmo di 4 al minuto. Nel capoluogo siciliano si attendono 5 milioni di euro, da destinare – attraverso buoni o pacchi spesa – tra chi al momento non ha fonti di reddito o non supera i 600 euro mensili. Chiusa la finestra online per le richieste, ha spiegato il sindaco Orlando, le domande andranno verificate per evitare “sciacalli” o sovrapposizioni (come una doppia richiesta da parte di marito e moglie). A quel punto probabilmente si ricorrerà a due canali: uno è l’aiuto alimentare diretto, tramite la consegna dei pacchi alimentari e l’allestimento di punti di distribuzione, tra 50 e 100 in diverse zone della città. L’altro è un aiuto economico sotto forma di contributo per acquisti, buoni pasto collegati al codice fiscale del beneficiario da utilizzare alle casse. Si procederà per fasce, in base al numero di componenti del nucleo familiare. “Per quanto riguarda l’aiuto economico – spiega l’assessore Giuseppe Mattina – si stanno attualmente valutando tre possibili strade: buoni pasto, carta prepagata, convenzione con catene con dematerializzazione del contributo”.

Siracusa – Il Comune ha pubblicato sul proprio sito l’avviso con i criteri per richiedere gli aiuti economici: il modulo è online, scaricabile dal sito, e deve essere accompagnato da un’autocertificazione. Verrà data priorità ai nuclei familiari del tutto privi di reddito e sprovvisti di qualsiasi beneficio economico erogato dalla pubblica amministrazione o da enti previdenziali. Saranno i servizi sociali territoriali, anche attraverso il riscontro con le banche dati, a verificare le dichiarazioni. I beneficiari saranno contattati e avranno diritto a buoni spesa da utilizzare negli esercizi commerciali del territorio aderenti all’iniziativa o, eventualmente, generi alimentari o prodotti di prima necessità: i buoni avranno importi diversificati, in relazione alla situazione economica di chi li richiede.

Olbia – La giunta comunale ha votato e una variazione di bilancio per anticipare le somme disposte a favore dell’amministrazione dal Dpcm. Ai 443mila euro provenienti dal provvedimento governativo, la cui origine è il Fondo di solidarietà e la destinazione sono le povertà estreme, si aggiungono 200mila euro stanziati direttamente dal Comune, spiega il primo cittadino. In tutto un tesoretto di 643mila euro: appoggiandosi sulla vasta e fitta rete del volontariato attraverso una convenzione che sarà firmata nelle prossime ore, il Comune ha stabilito che 243mila euro siano affidati alle associazioni “per pagare bollette altre scadenze nei casi di maggiore necessità”, spiega ancora il sindaco. Con gli altri 200mila sarà avviato un sistema che prevede la produzione e la distribuzione di voucher da 10 euro l’uno che le associazioni distribuiranno tra chi ne ha bisogno. Mentre a Baradili, provincia di Oristano, il Comune più piccolo della Sardegna – con soli 78 abitanti – sono arrivati 720 euro dal Governo. Il sindaco – online, ma anche con un bando vocale annunciato dalle trombe – spiegherà per le strade del paese che cosa si dovrà fare per avere i buoni spesa in arrivo da Roma.

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