No, non possiamo girarci dall’altra parte. Quello che è accaduto in Ungheria ci riguarda. Viktor Orban ha imposto un bavaglio alla libertà di informazione, al Parlamento, all’ordinamemto democratico. I suoi sodali italiani non solo non hanno preso le distanze, ma lo hanno lodato per aver ottenuto una larga maggioranza.
Sarà appena il caso di ricordare che le democrazie e le Costituzioni moderne si fondano sulla divisione dei poteri e sul rispetto delle minoranze. A colpi di maggioranza si aprirono la strada anche Hitler e Mussolini e una volta giunti al potere, attraverso elezioni più o meno libere, impedirono a chiunque altro di metterli in discussione.
Sarà appena il caso di ricordare che Orban era già sotto osservazione dell’Unione europea in relazione alle restrizioni già imposte alla libertà di stampa e al pieno esercizio dei diritti politici e civili. Chi dice che provvedimenti simili sono già in atto in Europa mente sapendo di mentire. Gli unici paragoni possibili sono con le norme liberticide in vigore in Turchia, in Russia, in Egitto, in Cina, per fare solo alcuni esempi.
L’indignazione non basta, spetta a ciascuno di noi difendere e tutelare la democrazia, la Costituzione e la libera circolazione delle persone e delle opinioni. Per questo, come associazione dei giornalisti, chiediamo all’Unione europea di sollecitare la rimozione di queste norme o di accompagnare alla porta Orban. Ci auguriamo che il governo voglia convocare l’ambasciatore ungherese per comunicare l’indignazione nazionale e reclamare l’immediata iniziativa europea.
La Federazione nazionale della stampa, attraverso il segretario Lorusso, ha già sollecitato una iniziativa coordinata dei giornalisti europei perché quello che è successo in Ungheria, se non contrastato subito con durezza e determinazione, potrebbe ripetersi altrove dal momento che il giornalismo critico è nel mirino del sovranismo e di chi ama, anche in Italia, il “Balcone digitale” e il rapporto diretto tra il capo e la folla.
Del resto, proprio dall’Italia e dall’associazione Articolo 21 era già partito l’appello a utilizzare il prossimo 3 maggio, Giornata internazionale per la libertà di informazione, per convocare un sit-in davanti alle ambasciate ungheresi in Europa, ovviamente nel rispetto delle misure di contrasto del virus che saranno allora in vigore.
Nel frattempo cercheremo di attivare tutte le forme di protesta possibili e attuabili, dentro e fuori la rete, affinché il “Virus dell’intolleranza” sia isolato e sconfitto, prima di fare altre vittime.