Diritti

Coronavirus, finiamola col dire che il decreto non considera i bambini. I veri invisibili sono altri

Martedì il Viminale ha emanato una nuova circolare ai prefetti con alcune precisazioni sui divieti di assembramento e spostamenti. La stessa prevedeva anche alcune specifiche sui bambini e prevede “la possibilità di uscire con i figli minori è consentita a un solo genitore per camminare purché questo avvenga in prossimità della propria abitazione e in occasione spostamenti motivati da situazioni di necessità o di salute”.

Di fatto nulla di nuovo, i motivi devono comunque essere comprovati da un bisogno, anche perché sull’attività ricreativa e all’aperto la circolare ha ribadito che “non è consentito in ogni caso svolgere attività ludica e ricreativa all’aperto e che continua ad essere vietato l’accesso ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici”.

La circolare è stata mal interpretata perché la comunicazione è stata sbagliata ma non solo, perché chi non aspettava altro che un “via libera” per uscire si è aggrappato a un messaggio travisandolo e senza leggere le righe successive. Il problema è proprio questo e quindi andava usata più precauzione.

Fatto sta che quella presentata resta una circolare evitabile e fraintendibile. E così è stato. Era evitabile perché, guarda caso, è arrivata proprio nel momento in cui infuriava la polemica sulle uscite dei bambini e quando una ministra, delle Pari opportunità, ne chiedeva l’ora d’aria. E quindi risulta quantomeno inopportuna.

Il punto è che ad alcuni genitori è sfuggita la seconda postilla, e in molto hanno accolto le prime tre righe come la presa della Bastiglia: evviva, finalmente i nostri figli sono liberi!

Ma liberi da cosa? Dal tutelarsi? Dal proteggersi? La serenità dei bambini in quarantena passa per gli adulti.

Insomma, finiamola davvero con questa retorica che i bambini sono i veri invisibili delle misure previste dal decreto. Sono nel decreto dal momento in cui ci viene detto a noi genitori di tenerli in casa per tutelarli e tutelarci.

Ci sono bambini invisibili ma non sono i nostri che vivono sì chiusi in casa ma circondati da stimoli e con un bagaglio emotivo che, se ben costruito, proprio oggi dovrebbe tutelarli più che mai.

I veri bambini invisibili sono altri, sono quelli che vivono la violenza e che ne restano intrappolati dentro le mura, sono i disabili o le persone autistiche che soffrono davvero di restrizioni che coinvolgono tutto il nucleo familiare, sono i figli dei medici che non vedono e non vedranno per mesi i loro genitori in quarantena volontaria per non infettarli. Per loro, soli e stremati, è stata anche lanciata una petizione.

L’errore di quella comunicazione è stato nel non averla saputa dare (eh sì, forse anche titolare da parte di molti media). E gli effetti psicologici sono stati e saranno così tanti che gli scienziati nonché i medici di base sono dovuti intervenire per raddrizzare la schiena del Viminale oltre che quella di molti genitori (stanchi loro stessi, forse, di stare casa con i bambini piuttosto che il contrario) affermando che “dopo i primi segnali di miglioramento della situazione del coronavirus: mollare così all’inizio può esser un pericolo”.

Già, i medici, ovvero i grandi abbandonati di questa vicenda. Loro, che per non contagiare i propri figli sono andati via di casa, sanno già che per fare uscire quelli degli altri probabilmente vedranno allungarsi i tempi per poterli riabbracciare.

Allora per favore, diamoci una regolata quando parliamo di bambini invisibili. Per alcuni un po’ di reclusione sarà solo una parentesi, per altri no.