È la Jupiler League belga il primo campionato di calcio europeo a fermarsi definitivamente per coronavirus. Lo ha deciso il consiglio d’amministrazione della Pro League, che ha ritenuto, vista la situazione nel Paese, impossibile riprendere a giocare entro il 30 giugno. In Belgio infatti sono già oltre mille i decessi a causa del Covid-19 e oltre 15mila i contagi totali confermati.

Il massimo campionato passa dunque agli archivi, o almeno così dovrebbe essere: la decisione del Cda per diventare ufficiale e definitiva dovrà essere approvata in sede di assemblea generale dei club il prossimo 15 aprile. Per quanto attiene agli effetti sportivi la decisione è di rendere definitiva la classifica attuale: Brugge campione con 15 punti di vantaggio sul Gent e la retrocessione del Beveren.

C’è da dire che la stagione regolare belga era pressoché conclusa, con 29 incontri su 30 disputati, ma la Jupiler League prevede anche una seconda fase di playoff per assegnare il titolo e per decidere le squadre classificate nelle coppe europee. Playoff che quindi non si giocheranno se passerà la linea del cda della Pro League.

C’è dunque un precedente tra i massimi campionati europei: la via belga. Difficile però che si possa attuare altrove, a cominciare dall’Italia dove di giornate se ne sono giocate 26 su 38 (qualcuna 25) e le ambizioni di titolo, piazzamenti europei e salvezza sono ancora assolutamente lecite per tutte le squadre. Una via belga risulterebbe forse più praticabile in Serie B, dove in 28 giornate i valori, sia in testa che in coda, sono ben più delineati.

La speranza (non di tutti a dir la verità) è quella di una ripresa e di una definizione dei campionati sul campo in modo da evitare un’estate passata in tribunale. Speranza di definire i campionati sul campo che è viva anche in Inghilterra, per la Premier League. Il Daily Mail ha infatti rivelato che si pensa a tornare a giocare a giugno, ma con delle modifiche: niente Var, perché lo studiolo in cui per forza di cose dovrebbero lavorare 3 persone a stretto contatto esporrebbe seriamente al rischio contagi, e 5 sostituzioni, poiché dovendo giocare a distanza ravvicinata, i calciatori che vengono da un lungo periodo di inattività rischierebbero infortuni seri.

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