A Palazzo Strozzi, sede della giunta regionale Toscana, si racconta che il governatore Enrico Rossi abbia due dossier sul tavolo: il primo è quello che ogni giorno viene trasmesso alla Protezione civile su nuovi contagi, guariti, accessi e deceduti. Poi ce n’è un altro che lo sta preoccupando non poco perché ogni ora che passa diventa sempre più ingombrante: è quello sulla crescita esponenziale di contagi e decessi nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa) di tutta la Toscana.
Solo martedì nella sola Asl Toscana Centro (Firenze, Prato e Pistoia) si sono verificati 145 casi positivi al Covid-19, di cui 30 ricoverati in gravi condizioni e 14 vittime. Numeri da bollettino di guerra, che si vanno a sommare a quelli già preoccupanti delle ultime due settimane: tra i 13mila ospiti di tutta la Regione e i 7mila operatori sanitari, i tamponi positivi sono stati più di 400 per un totale di circa 35 vittime. E pensare che i casi conclamati sono solo quelli sintomatici a cui è stato fatto il test: non sono considerati gli asintomatici e quelli che, pur avendo sintomi, il tampone lo stanno ancora aspettando. Quindi, fanno sapere dalla Regione, “i numeri sono sicuramente più alti e se dobbiamo agire in fretta per non farli salire ancora”.
La Regione così ha deciso di fare test sierologici a tappeto per provare a isolare i positivi ma potrebbe essere troppo tardi: i sindacati accusano la giunta di non aver fatto abbastanza nella protezione degli operatori sanitari, mentre a Grosseto un gruppo di cittadini ha presentato la prima denuncia in procura per individuare le responsabilità sulla gestione della Rsa Pizzetti dove ci sono 10 positivi sui 39 ospiti.
“La Rsa è la parte che ci preoccupa di più dal punto di vista sanitario – dice a ilfattoquotidiano.it Giampaolo Giannoni, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind – ci sono molti casi di positività in tante strutture che sono diventate delle vere e proprie bombe batteriologiche: a parte i casi più gravi che vengono portati in rianimazione, sono ambienti ad alto potere infettante ed è molto difficile isolare i pazienti positivi dagli altri. Così però l’escalation dei contagi non si ferma più e il problema riguarda anche il fatto che molti operatori sanitari non hanno le protezioni adeguate come le mascherine adatte”.
A Giannoni fanno eco i sindacati uniti che nel fine settimana hanno avuto una riunione con il Presidente Rossi in video conferenza per lanciare l’allarme sulle Rsa toscane e denunciare la mancanza di protezioni adeguate: il segretario Fp Cgil Alessandro Giorgetti chiede anche che siano fatti tamponi “a tutti gli operatori sanitari” delle strutture e che, siccome le residenze non sono adatte per isolare il virus eliminando il pericolo contagio, gli infetti devono “essere presi in carico dalle rispettive Asl”. Una strategia che al momento non viene presa in considerazione dalla giunta regionale.
I numeri – Il rischio però è che i buoi siano già scappati e i numeri delle ultime ore confermano una situazione drammatica: sulle 314 Rsa diffuse su tutto il territorio regionale, ce ne sono 30 coinvolte nell’area nord con 165 casi positivi e 10 morti, mentre nelle 44 della Asl centro i contagiati sono ben 110. Un numero che sale ancora nella zona sud-est della Toscana con 138 casi positivi, di cui 24 infermieri e personale Oss. E se i casi positivi stimati fossero addirittura il doppio, si arriverebbe a un migliaio di contagi. Negli ultimi giorni, i casi più preoccupanti sono stati quelli della Rsa Fondazione Galli di Pontremoli dove – come raccontato dal fatto.it – sette anziani hanno perso la vita, almeno dieci hanno i sintomi e sono rimasti solo 9 tra infermieri e tecnici. Casi simili arrivano da tutta la Toscana. C’è il caso di Bucine (Arezzo) dove martedì è arrivata la quinta vittima su 30 casi positivi ma anche Gallicano (Lucca) dove sui 44 ospiti sono stati scoperti 22 infetti, Fucecchio con due vittime delle ultime ore e 12 casi totali per non parlare della Lunigiana: in una Rsa di Aulla nelle ultime 24 ore sono stati scoperti ben 38 casi positivi al Covid-19 mentre in un’altra di Carrara sui primi 19 tamponi, 18 sono infetti.
I test a tappeto – Per questo, con due settimane di ritardo, il Presidente della Regione Rossi ha ordinato alle Asl di fare uno screening di massa in tutte le Rsa che arriverà a monitorare tutte le 20mila persone tra ospiti e personale sanitario. I primi test del sangue rapidi sono già partiti nelle aree più critiche: 5.000 nell’area della Toscana centro e quasi duemila nella zona nord al confinante con la Liguria. Solo domenica, però, il governatore ha emanato un’ordinanza chiesta da responsabili del settore, sindaci e personale sanitario da settimane per dividere le Rsa tra “Covid” e “no Covid” isolando i positivi e ricoverando i malati “instabili”.
@salvini_giacomo
Diritti
Coronavirus, la Toscana affronta il dramma residenze anziani: “Fare in fretta”. Ci sono già 2 settimane di ritardo e più di 400 casi
Tra i 13mila ospiti di tutta la Regione e i 7mila operatori sanitari, i tamponi positivi sono stati più di 400 per un totale di circa 35 vittime
A Palazzo Strozzi, sede della giunta regionale Toscana, si racconta che il governatore Enrico Rossi abbia due dossier sul tavolo: il primo è quello che ogni giorno viene trasmesso alla Protezione civile su nuovi contagi, guariti, accessi e deceduti. Poi ce n’è un altro che lo sta preoccupando non poco perché ogni ora che passa diventa sempre più ingombrante: è quello sulla crescita esponenziale di contagi e decessi nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa) di tutta la Toscana.
Solo martedì nella sola Asl Toscana Centro (Firenze, Prato e Pistoia) si sono verificati 145 casi positivi al Covid-19, di cui 30 ricoverati in gravi condizioni e 14 vittime. Numeri da bollettino di guerra, che si vanno a sommare a quelli già preoccupanti delle ultime due settimane: tra i 13mila ospiti di tutta la Regione e i 7mila operatori sanitari, i tamponi positivi sono stati più di 400 per un totale di circa 35 vittime. E pensare che i casi conclamati sono solo quelli sintomatici a cui è stato fatto il test: non sono considerati gli asintomatici e quelli che, pur avendo sintomi, il tampone lo stanno ancora aspettando. Quindi, fanno sapere dalla Regione, “i numeri sono sicuramente più alti e se dobbiamo agire in fretta per non farli salire ancora”.
La Regione così ha deciso di fare test sierologici a tappeto per provare a isolare i positivi ma potrebbe essere troppo tardi: i sindacati accusano la giunta di non aver fatto abbastanza nella protezione degli operatori sanitari, mentre a Grosseto un gruppo di cittadini ha presentato la prima denuncia in procura per individuare le responsabilità sulla gestione della Rsa Pizzetti dove ci sono 10 positivi sui 39 ospiti.
“La Rsa è la parte che ci preoccupa di più dal punto di vista sanitario – dice a ilfattoquotidiano.it Giampaolo Giannoni, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind – ci sono molti casi di positività in tante strutture che sono diventate delle vere e proprie bombe batteriologiche: a parte i casi più gravi che vengono portati in rianimazione, sono ambienti ad alto potere infettante ed è molto difficile isolare i pazienti positivi dagli altri. Così però l’escalation dei contagi non si ferma più e il problema riguarda anche il fatto che molti operatori sanitari non hanno le protezioni adeguate come le mascherine adatte”.
A Giannoni fanno eco i sindacati uniti che nel fine settimana hanno avuto una riunione con il Presidente Rossi in video conferenza per lanciare l’allarme sulle Rsa toscane e denunciare la mancanza di protezioni adeguate: il segretario Fp Cgil Alessandro Giorgetti chiede anche che siano fatti tamponi “a tutti gli operatori sanitari” delle strutture e che, siccome le residenze non sono adatte per isolare il virus eliminando il pericolo contagio, gli infetti devono “essere presi in carico dalle rispettive Asl”. Una strategia che al momento non viene presa in considerazione dalla giunta regionale.
I numeri – Il rischio però è che i buoi siano già scappati e i numeri delle ultime ore confermano una situazione drammatica: sulle 314 Rsa diffuse su tutto il territorio regionale, ce ne sono 30 coinvolte nell’area nord con 165 casi positivi e 10 morti, mentre nelle 44 della Asl centro i contagiati sono ben 110. Un numero che sale ancora nella zona sud-est della Toscana con 138 casi positivi, di cui 24 infermieri e personale Oss. E se i casi positivi stimati fossero addirittura il doppio, si arriverebbe a un migliaio di contagi. Negli ultimi giorni, i casi più preoccupanti sono stati quelli della Rsa Fondazione Galli di Pontremoli dove – come raccontato dal fatto.it – sette anziani hanno perso la vita, almeno dieci hanno i sintomi e sono rimasti solo 9 tra infermieri e tecnici. Casi simili arrivano da tutta la Toscana. C’è il caso di Bucine (Arezzo) dove martedì è arrivata la quinta vittima su 30 casi positivi ma anche Gallicano (Lucca) dove sui 44 ospiti sono stati scoperti 22 infetti, Fucecchio con due vittime delle ultime ore e 12 casi totali per non parlare della Lunigiana: in una Rsa di Aulla nelle ultime 24 ore sono stati scoperti ben 38 casi positivi al Covid-19 mentre in un’altra di Carrara sui primi 19 tamponi, 18 sono infetti.
I test a tappeto – Per questo, con due settimane di ritardo, il Presidente della Regione Rossi ha ordinato alle Asl di fare uno screening di massa in tutte le Rsa che arriverà a monitorare tutte le 20mila persone tra ospiti e personale sanitario. I primi test del sangue rapidi sono già partiti nelle aree più critiche: 5.000 nell’area della Toscana centro e quasi duemila nella zona nord al confinante con la Liguria. Solo domenica, però, il governatore ha emanato un’ordinanza chiesta da responsabili del settore, sindaci e personale sanitario da settimane per dividere le Rsa tra “Covid” e “no Covid” isolando i positivi e ricoverando i malati “instabili”.
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Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Ail - Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma rinnova la storica campagna dedicata alle Uova di Pasqua, con l’obiettivo di unire ciò che è divenuto un simbolo dell’Associazione, il racconto delle storie dei pazienti e l’impegno sociale di Ail. E lancia la nuova campagna di comunicazione integrata 'Un Uovo per la Vita' dedicata all’iniziativa Uova di Pasqua, affidata a Lateral, Studio di Branding & Comunicazione guidato da Federica Bello e Francesco Fallisi, con la direzione creativa di Francesco Fallisi e Simona Angioni. L’iniziativa 'Uova di Pasqua Ail', in programma nei giorni 4, 5 e 6 aprile in tutta Italia, storico appuntamento con la solidarietà promosso dall’Associazione che da oltre 55 anni è al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie, viene realizzata da 32 anni grazie al contributo di migliaia di volontari e all’opera delle sue 83 sezioni Ail provinciali. La manifestazione ha permesso in tanti anni di sostenere e mettere in campo importanti progetti di Ricerca Scientifica e Assistenza e ha contribuito a far conoscere i rilevanti progressi e i risultati ottenuti nel trattamento dei tumori del sangue.
La campagna, che si articola su più media, ha la sua massima espressione nello storytelling dello spot video. Un film che attraverso una serie di ritratti emozionanti mostra il valore solidale che simboleggia l’Uovo di Pasqua Ail. Il momento più toccante si manifesta nel ritratto finale, che ritrae una paziente ematologica, sottolineando il significato profondo rappresentato dalla scelta di un Uovo di Pasqua Ail. "Per chi affronta un tumore del sangue, quest’uovo non è solo un simbolo pasquale, ma rappresenta la speranza e un futuro oltre la malattia" afferma Rita Smoljko, Responsabile Comunicazione Ail.
"Attraverso questa campagna - spiega Daniele Scarpaleggia, coordinatore del progetto - vogliamo trasmettere un messaggio di solidarietà e di vicinanza ai pazienti e alle loro famiglie. L’Uovo di Pasqua Ail è un piccolo grande gesto che può fare la differenza per chi sta affrontando un momento difficile". Ail - ricorda una nota - da oltre 55 anni mette al primo posto il paziente con tumore del sangue e il sostegno alla ricerca scientifica. I risultati negli studi scientifici e le terapie innovative sempre più efficaci e mirate, hanno determinato grandi miglioramenti nella diagnosi e nella cura dei pazienti ematologici, adulti e bambini.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - "Il rapporto delle Nazioni Unite sugli atti di genocidio contro il popolo palestinese conferma ciò che è accaduto sul terreno: un genocidio e la violazione di tutti i principi umanitari e legali". Lo ha detto all'Afp il portavoce del movimento islamico, Hazem Qassem.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.