La misura che il governo sta preparando sarà inserita nel prossimo decreto aprile. La ministra del Lavoro a Class Cnbc: "Stiamo valutando la platea e l’impatto. Il lavoro nero è una piaga, ma dobbiamo pensare a tutti". Ammortizzatori sociali, "tutelati anche lavoratori assunti dopo il 23 febbraio"
Un nuovo reddito, definito reddito di emergenza, da destinare a tutti i cittadini che in questo momento non hanno alcun sostegno. È la misura che il governo sta preparando e che sarà inserita nel prossimo decreto aprile, il testo che contiene i nuovi provvedimenti previsti per rispondere all’emergenza coronavirus. A presentare il nuovo reddito è la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, a Class Cnbc: “C’è una parte di cittadini che in questo momento non ha alcun sostegno, dovrebbero essere circa 3 milioni. Stiamo valutando la platea e l’impatto. Quindi per tutte queste persone che non hanno altri sostegni al reddito sarà previsto il reddito di emergenza, che le aiuterà in questo periodo anche di crisi economica“. La ministra ha anche confermato che il costo della misura “si aggira intorno ai 3 miliardi” di euro.
Alla domanda se le misure di sostegno come il nuovo reddito di emergenza riguarderanno anche i lavoratori irregolari, Catalfo ha risposto a Class Cnbc che “il lavoro in nero non dovrebbe esistere” ma “purtroppo il lavoro sommerso è una piaga che c’è. È chiaro che a tutte quelle persone che per vari motivi si trovano in una situazione di emergenza dobbiamo pensare. Dunque per tutte le persone senza reddito è previsto un reddito di emergenza“.
Nel decreto di aprile è previsto poi un pacchetto per gli ammortizzatori sociali che sarà “intorno ai 15 miliardi“, ha spiegato Catalfo. “La cifra, rispetto al decreto precedente, potrebbe essere raddoppiata, se non anche di più, perché si è ampliata la chiusura delle attività. Per cui è chiaro che per tutelare tutti i lavoratori e tutte le imprese stiamo facendo questa previsione di ampliamento e rafforzamento importante degli ammortizzatori sociali”, ha sottolineato.
La ministra ha poi specificato che verranno tutelati anche i lavoratori assunti dopo il 23 febbraio, anche con un giorno di anzianità: “Lo stiamo inserendo in un emendamento governativo” al decreto Cura Italia. Catalfo ha ribadito che “l’idea del governo è tutelare tutti, tutti i lavoratori e tutte le imprese. Mi sento ancora di dire che nessuno perderà il lavoro per il coronavirus – ha ripetuto la ministra – Confermeremo, amplieremo e rafforzeremo le misure nel decreto di aprile, anche con importanti investimenti per dare liquidità alle imprese”.
Sulle misure per il lavoro autonomo da inserire nel nuovo decreto è intervenuto invece il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, a 24Mattino su Radio 24: “Lo sforzo che abbiamo fatto peri il lavoro autonomo vale 3,5 miliardi di euro, un ammontare di risorse mai stanziato per un segmento importante del mondo del lavoro che è sempre stato escluso da ogni forma di ammortizzatore sociale. La cifra si può migliorare e lo stiamo discutendo in vista del decreto che verrà approvato nei prossimi giorni”, ha spiegato Misiani, ribadendo che “è giunto il momento di pensare a misure strutturali di welfare per questi lavoratori”.
Nuovo reddito: Iv contraria, sì di Leu
“C’è qualcuno che sogna di sfruttare questa emergenza per creare un’economia basata sul reddito di cittadinanza, magari vestito con un altro nome”, ha commentato Luigi Marattin di Italia Viva. Secondo il renziano, le risorse andrebbero destinate ai Comuni che “conoscono meglio le situazioni di emergenza sul loro territorio per occuparsi di chi rimane fuori”. Sempre nella maggioranza arriva invece l’approvazione di Leu, con la senatrice Loredana De Petris che ha spiegato: “Dobbiamo garantire a tutti, in primo luogo, un reddito di emergenza che consenta alle fasce di popolazione che si trovano in maggiori difficoltà di farcela e di fronteggiare la tempesta. Per questo è necessario che tutti, noi stessi, le istituzioni europee, ogni singolo Stato dell’Unione, facciano la propria parte con coraggio e senso di responsabilità collettiva”.