I professionisti prevedono un aumento del rischio di arrivare a "clamorosi ritardi" che "spostano in avanti la data di liquidazione ai lavoratori delle somme maturate". Sono interessati circa 2,6 milioni di lavoratori. La presidente del Consiglio dell'ordine: "Lo scenario è grigio e critico. Si rischiano episodi di violenza"
Abruzzo, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano non hanno ancora ufficializzato la data da cui sarà possibile inoltrare le domande per la cassa integrazione in deroga. In Basilicata e Sardegna sarà possibile farlo dall’8 aprile, in Calabria e in Emilia-Romagna da lunedì, ma in quest’ultima regione l’invio delle richieste per le 4 settimane precedenti si è concluso solo nei giorni scorsi. Insomma, dieci Regioni italiane sono in ritardo “a causa di intoppi burocratici” o “trattative con le parti sociali che vanno per le lunghe”.
A lanciare l’allarme sono i consulenti per il lavoro che prevedono come aumenti il rischio di arrivare a “clamorosi ritardi” che “spostano in avanti la data di liquidazione ai lavoratori delle somme maturate per la cassa integrazione in deroga”, a cui sono ammesse tutte le aziende escluse dai trattamenti ordinari di integrazione salariale. Una platea che interessa in totale circa 2,6 milioni di lavoratori.
“Uno scenario a dir poco critico e grigio, con modalità diverse da Regione a Regione, che rendono difficili e tutt’altro che rapidi i tempi di erogazione degli importi: infatti, solo al termine dell’invio delle domande e dell’iter procedurale regionale viene comunicato l’esito all’Inps, che potrà provvedere al pagamento”, spiegano i professionisti. “È evidente, quindi, il grande dispendio di energie fisiche e nervose per i consulenti del lavoro, impegnati a combattere contro il tempo, i disservizi informatici e le procedure burocratiche per assicurare ai lavoratori dipendenti delle aziende assistite il giusto sostegno”, attaccano.
Ma l’esasperazione sociale, “in costante crescita, sta creando anche tensioni diffuse, sfociate in tentativi di aggressione a consulenti del lavoro, erroneamente percepiti o ritenuti dai lavoratori quali responsabili della mancata percezione delle somme maturate a titolo di ammortizzatori sociali”, aggiungono i consulenti.
“Comprendiamo l’evidente disagio e disperazione dei lavoratori interessati, ma non possiamo essere noi a pagare oltremodo disservizi e lungaggini di procedure non idonee alla gestione di un evento così straordinario – dichiara Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro – L’integrità fisica e la sicurezza dei consulenti del lavoro non può essere messa in discussione”.
“Per questo motivo – aggiunge Calderone – ho scritto al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per segnalare gli episodi di intolleranza e violenza e chiedere di rassicurarci del fatto che in nessun modo verrà tollerato alcun comportamento di violenza o minaccia nei confronti di chi è chiamato a svolgere la propria professione in questi difficili momenti”.