E’ ormai evidente a tutti che stiamo combattendo una guerra mondiale contro un nemico invisibile. Un nemico che soltanto nel nostro Paese ha ucciso oltre 14mila persone – e se le misure predisposte dal governo non fossero state così celeri e determinate, il numero dei decessi sarebbe notevolmente maggiore. La sofferenza e lo scoramento nel nostro Paese sono tangibili e compito della politica è volare alto e dare riposte adeguate. E’ una guerra atipica, che vinceremo sicuramente, ma per superare questo momento storico eccezionale serve un nuovo coraggio, una nuova visione ma soprattutto occorre rivedere le nostre priorità.

Per affrontare la grave emergenza sanitaria, economica e sociale in corso, l’Italia ha un disperato bisogno di liquidità per potenziare il sistema sanitario e per sostenere famiglie, lavoratori e piccoli imprenditori in difficoltà. A tale scopo è doveroso reperire risorse finanziare ovunque sia possibile, sospendendo tutte le spese non urgenti e differibili. Come in ogni buona famiglia, quando c’è un’emergenza che impone una grossa spesa imprevista, si posticipano tutte quelle non necessarie.

Anche prima dell’attacco del Coronavirus le nostre necessità non erano quelle di acquistare sempre nuovi sistemi d’armi, ma bensì investire in sanità, scuola e tutela ambientale. Un’esigenza emersa in tutta la sua importanza oggi che ci troviamo in questa crisi che ci impone di cambiare radicalmente prospettiva e di riparlare di riconversione industriale da uso bellico a civile, come vado dicendo da tempo.

In questo momento reputo non urgente sborsare miliardi di euro per nuovi costosissimi armamenti da guerra: possiamo benissimo rinviare queste spese. E’ giunto il tempo di pensare a una moratoria, di almeno un anno, su nuovi acquisti d’arma, dato che l’odierno nemico non si combatte con cacciabombardieri o sottomarini, ma mascherine, respiratori e in generale con un sistema sanitario efficiente.

Rivolgo un accorato appello al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, con la certezza di interpretare il sentimento di tutti gli italiani: se proprio indispensabili rimandiamo al 2021 l’acquisto di qualcuno delle decine di nuovi cacciabombardieri nucleari F-35, la cui fabbrica a Cameri incredibilmente non ha chiuso nemmeno dopo i contagi tra gli operai. Ognuno di quegli aerei costa 135 milioni di euro: una cifra che potrebbe garantire oltre mille posti letto in terapia intensiva. La nostra difesa aerea non sarà compromessa. Così come non riceverà contraccolpi la Marina Militare se rinviamo la firma per l’acquisizione dei nuovi sottomarini da guerra U-212 da 675 milioni l’uno, che significano oltre seimila posti letto. Lo stesso dicasi per i nuovi missili, i nuovi elicotteri da combattimento e i nuovi blindati destinati all’Esercito.

L’Italia spende ogni anno 5,4 miliardi di euro in nuovi armamenti, sono circa 15 milioni di euro al giorno! Il mio appello è che almeno per quest’anno tragico per il Paese potremo destinare queste risorse, o almeno parte di esse, ai nostri ospedali e al sostegno degli italiani che hanno perso il lavoro.

Quotidianamente ricevo messaggi di lavoratrici e lavoratori, padri e madri di famiglia che mi chiedono aiuto, che sperano in un cambiamento dinanzi a un futuro incerto che si prospetta allorquando l’epidemia sarà superata. I cittadini ci chiedono una sicurezza che nessun nuovo sistema d’arma può garantire. Mi auguro che questo appello di buon senso possa essere accolto dal ministro Guerini.

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