L'isolamento è scattato dal 24 marzo, ma sono già più di cento le testimonianze raccolte da due giovani avvocati, Nikita Sonavane e Ameya Bokil per diffondere online le denunce provenienti da diverse parti del paese e poi presentare ricorso alla corte indiana.
In India le testimonianze video raccontano la repressione violenta delle forze di sicurezza per far rispettare la quarantena. L’ultimo episodio è accaduto nello stato di Bihar, al confine col Nepal, dove un venditore di verdura è stato colpito da una pallottola mentre stava lavorando ed è ricoverato in condizioni critiche. Nei giorni precedenti c’erano state due vittime: come riporta India Today, il 26 marzo un uomo è stato ucciso a bastonate mentre camminava per andare a comprare il latte e il giorno dopo la vittima è stata un autista dell’ambulanza fermato dalla polizia con il sospetto di trasporto illegale di persone.
Si tratta solo di alcune delle oltre cento testimonianze che raccontano la violenza delle forze di sicurezza, durante i primi giorni di quarantena indiana. I video sono stati raccolti da due giovani avvocati, Nikita Sonavane e Ameya Bokil che hanno lanciato il progetto Criminal Justice & Police Accountability per diffondere online le denunce provenienti da diverse parti del paese e poi presentare ricorso alla corte indiana.
Il lockdown è iniziato il 24 marzo, paralizzando 1,3 miliardi di persone, tra cui oltre 73 milioni famiglie che non hanno accesso a un alloggio adeguato secondo la ong Habitat for Humanity. “Lavoriamo con i casi di repressione della polizia da due anni”, racconta Nikita Sonavane, “da quando è iniziato il lockdown abbiamo visto un’esplosione di violenza nei confronti delle comunità minori ma anche alle persone che si spostano per lavoro, come il personale medico”.
Tra i casi documentati c’è anche un dottore che è stato bastonato mentre stava tornando a casa dal lavoro in motorino e quello di una dottoressa – raccontato sul sito Buzzfeed – schiaffeggiata e palpeggiata, mentre andava in ospedale per un’emergenza notturna. E i video che mostrano le punizioni corporali subite dai venditori che gestiscono le botteghe alimentari e dai lavoratori migranti che hanno perso la casa e il lavoro con la chiusura delle fabbriche.
“Stiamo ricevendo i video da varie parti dell’India – spiega Ameya Bokil -. In alcuni casi la violenza è accompagnata da estorsione di denaro e chi non vuole pagare vede distrutto il suo negozio, i prodotti o il risciò. Molte persone sono state arrestate e nelle carceri sovrappopolate il rischio di diffusione del virus è altissimo. E poi, come si fa a gestire una quarantena se la maggior parte delle famiglie sono composte da un minimo di cinque persone che vivono in stanze di 10 metri quadrati?”.
Per il rispetto del distanziamento sociale, l’India ha messo in atto la Sezione 144 del Codice penale (IPC), che vieta la riunione di quattro o più persone, punibile con l’arresto. Tuttavia, il governo non ha autorizzato la polizia a usare la forza per imporre il lockdown. Ad oggi, il Ministero della Salute indiano ha registrato 3219 casi e 83morti legati al Covid19.
È già arrivato l’appello delle opposizioni politiche al primo ministro Narendra Modi, per chiedere di non usare la violenza. “Non ho dubbi sul fatto che la maggior parte del personale di polizia stia facendo un lavoro encomiabile in questi tempi difficili. Tuttavia, coloro che brutalizzano i cittadini stanno discreditando gli sforzi di tutti gli altri”, ha scritto Shashi Tharoor, politico del partito di opposizione Congresso Nazionale Indiano su twitter.