Mentre dalla Banca centrale europea continuano ad arrivare segnali di apertura alle richieste dei Paesi del centro e sud Europa, tra cui l’Italia, rinnovando la disponibilità a fare tutto il necessario per sostenere gli Stati membri durante la crisi dovuta al coronavirus e mantenendo aperta la possibilità dei coronabond “una tantum”, è di nuovo il ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra, a mettersi alla guida del gruppo dei rigoristi. Dopo le dure critiche raccolte in seguito alla richiesta di un’indagine della Commissione Ue sulla gestione dei bilanci da parte di Paesi come l’Italia e la Spagna, il capo del Tesoro di Amsterdam è tornato a chiudere la porta agli eurobond e a sponsorizzare il Mes: “In passato ha dato ottimi risultati“. E la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ripropone l’idea di un nuovo Piano Marshall rinforzando il bilancio Ue.

Hoekstra: “La Bce sta facendo abbastanza, no ai coronabond”
In un’intervista a Repubblica, il ministro delle Finanze del governo guidato dal liberale Mark Rutte ha dichiarato che “nella strategia di lungo termine dobbiamo assicurarci che l’Unione Europa sviluppi resilienza e prosperità capaci di durare nel futuro. Concordo sul fatto che gli strumenti per riuscirci debbano essere comuni, ma ci sono differenti punti di vista. A nostro avviso la Bce sta facendo abbastanza e gli eurobond non rappresentano una soluzione“.

Quando gli viene chiesto quali siano i piani di Amsterdam e dei paesi del Nord che, insieme alla Germania, compongono il blocco dell’austerity, il ministro olandese risponde: “Per noi l’obiettivo è duplice. Rispondere alle esigenze immediate e assicurarci che a lungo termine gli stati membri e la zona euro siano resilienti. In passato il Fondo Salva-Stati o Mes ha dato ottimi risultati. Comunque è difficile dire come proseguirà la discussione, ne stiamo parlando con i partner Ue”.

All’appello dei Paesi del Sud, tra i quali anche quello del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in varie interviste a quotidiani olandesi e tedeschi ha chiesto maggiore unità, solidarietà e collaborazione da parte di tutti i Paesi membri, ricordando che una crisi del Sud Europa metterebbe in difficoltà le economie di tutti gli altri Stati, Hoekstra risponde dicendo di credere “fermamente nella collaborazione europea. Concordo sul fatto che dobbiamo agire insieme visto che i nostri Paesi sono totalmente interconnessi dal punto di vista economico e dei valori. Dobbiamo creare più stabilità, non più instabilità. La grande domanda è come. E su questo abbiamo opinioni diverse, ma i Paesi Bassi lavorano per creare ponti, non per dividere”.

E sul futuro delle imprese disegna un quadro cupo: “In Parlamento mi è stato chiesto se posso garantire che nessuna azienda fallisca. La mia risposta è che come governi e come Unione saremo capaci di uscire da questo momento, ma in tutta onestà devo anche dire che in Olanda e in Europa alcune imprese finiranno nei guai“.

Sanchez: “Mes? Utile solo in una prima fase”
Al ministro Hoekstra, sempre dalle colonne di Repubblica, risponde il capo del governo spagnolo, Pedro Sanchez. Il Mes “può tornare utile in una prima fase per iniettare liquidità nelle economie europee tramite una linea di credito, qualora questa sia universale e senza condizionalità, ma non sarà sufficiente a medio termine – ha detto – È il momento di agire in modo solidale, creando un nuovo meccanismo di mutualizzazione del debito, agendo in blocco per l’acquisto di prodotti sanitari di prima necessità, stabilendo delle strategie coordinate sulla cybersicurezza e preparando un grande piano di intervento affinché la ripresa del continente sia veloce e solida”.

Non è certamente d’accordo sul fatto che in passato il Fondo Salva-Stati abbia portato a ottimi risultati, riferendosi implicitamente al caso greco: “Gli Stati Uniti hanno risposto alla recessione del 2008 con degli incentivi, mentre l’Europa rispondeva con l’austerità. I risultati sono noti a tutti. Oggi, in un momento in cui si presenta una crisi economica globale più profonda di quella, gli Stati Uniti hanno applicato la più grande mobilitazione di risorse pubbliche della loro storia. E l’Europa? È disposta a rimanere indietro? Questo è il momento di rompere i vecchi dogmi nazionali“.

In una situazione così eccezionale, aggiunge il premier di Madrid, “o siamo all’altezza delle circostanze o falliremo come Unione. Abbiamo bisogno di una solidarietà decisa. Senza solidarietà non ci sarà coesione, senza coesione ci sarà disaffezione e quindi la credibilità del progetto europeo verrà gravemente danneggiata”.

Schnabel (Bce): “Faremo tutto il necessario. Ok a coronabond una tantum”
La Bce, intanto, rinnova la propria apertura a ogni tipo di soluzione condivisa. Il membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, Isabel Schnabel, in un’intervista al giornale greco To Vima, ha detto che il piano da 750 miliardi (Pepp) con il quale la Banca centrale europea comprerà titoli pubblici e privati rappresenta “la nostra risposta a questo shock economico straordinario causato dalla pandemia”. Si tratta di un piano “temporaneo, significativo per dimensioni ed elastico”, ha aggiunto precisando che “durerà fino a quando la crisi sarà finita, ma comunque almeno fino alla fine dell’anno”.

Ma non chiude alla possibilità di ricorrere ai coronabond: “L’emissione una tantum dei coronabond potrebbe essere una possibilità”, continua aggiungendo che “ci sono altri strumenti che potrebbero essere utilizzati, come un Fondo di salvataggio dell’Ue oppure misure che coinvolgono il Mes o la Banca Europea per gli Investimenti“.

E lancia un messaggio alle banche: “La crisi avrà certamente effetti negativi sulle banche, ma questa volta gli istituti di credito non sono la causa della crisi, ma piuttosto devono essere parte della soluzione visto che si trovano in una posizione migliore, con più capitale e liquidità”.

Von der Leyen: “Serve un forte e nuovo bilancio europeo”
Von der Leyen torna sui provvedimenti da prendere per favorire la ripresa dell’economia europea una volta conclusa la crisi sanitaria. E con un contributo pubblicato su Die Welt il capo di Palazzo Berlaymont sostiene che “abbiamo bisogno di massicci investimenti, di un piano Marshall per l’Europa. Al centro ci dovrebbe essere un forte e nuovo bilancio europeo”. Una formula che è nei piani della nuova Commissione già da diversi mesi e che, pensano all’interno dell’esecutivo europeo, si è resa ancora più necessaria dopo il diffondersi della pandemia di coronavirus: “Il bilancio Ue è accettato da tutti gli Stati membri come strumento di compensazione solidale e di modernizzazione – si legge – Grazie alla sua validità di 7 anni garantisce sicurezza sulla pianificazione degli investimenti e affidabilità per tutti i contraenti”.

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