“Se rimanete uniti e risoluti, allora la supereremo. Dobbiamo pensare che giorni migliori arriveranno, incontreremo di nuovo i nostri amici e familiari, ma per ora, dobbiamo resistere”. Non accadeva da diciotto anni che la Regina parlasse alla nazione in un discorso oltre all’agenda politica e al consueto appuntamento natalizio. Lo fa, stavolta, per ringraziare chi combatte questa battaglia e per fare appello alla disciplina e alla resistenza dei britannici. “Spero che coloro che verranno dopo di noi possano dire che questa generazione è stata forta”. L’ultima volta era stato nel 2002, per annunciare la morte dell’ultracentenaria madre. Andando a ritroso, bisogna arrivare 1997, in occasione dei funerali di Lady e al primo conflitto in Iraq. Quattro in tutto in 68 anni di regno. L’ultimo, questa sera: vestita di verde (il colore della speranza) con una spilla e l’immancabile filo di perle.
La sovrana ha ringraziato chi lavora nel servizio sanitario nazionale e chiunque “restando a casa aiuta i più vulnerabili”. Poi rivolge lo sguardo al futuro: “Spero che chi verrà dopo di noi possa dire dei britannici di questa generazione che sono stati forti” come le altre. “L’orgoglio di chi siamo non è solo parte di chi siamo, ma definisce il nostro passato e nostro futuro”. La regina ricorda l’applauso spontaneo ai medici e gli arcobaleni dei bambini. “Mi ricorda della prima trasmissione che ho fatto nel 1940 insieme a mia sorella – la principessa Margaret – dopo che siamo state evacuate dalla nostra casa. Anche oggi molti sperimentano la separazione dai nostri cari, ma ora, come allora, è la cosa giusta da fare”.
Il messaggio era stato precedentemente registrato nel castello Windsor, dove la sovrana e il principe Filippo vivono in isolamento da metà marzo per evitare ogni possibile contagio: il principe Carlo infatti è risultato positivo al coronavirus, ma ora, annuncia, è completamente guarito. Elisabetta compirà 94 anni tra due settimane, mentre il principe consorte ha già spento 99 candeline. Un appello “all’autodisciplina” e alla risolutezza di fronte alla più grave avversità che incombe sul suo Regno e sul mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale. La pandemia, dice, porterà inevitabilmente con sé lutti e “cambiamenti enormi nella vita quotidiana”. Il discorso arriva a un mese esatto dalla prima morte per coronavirus nel Regno Unito, durante un nuovo picco di contagi: quasi 6mila in più in 24 ore, con già 5mila decessi. Boris Johnson – positivo lui stesso al Covid-19 – dopo molti indugi e molte indecisioni, si è allineato alla strategia globale del lockdown.
L’invito e la sfida al suo popolo, ricordando Winston Churchill, primo ministro all’epoca della sua incoronazione, è a mostrare le qualità migliori, con “orgoglio”, in questa guerra senza armi e senza bombe: “E che gli attributi d’autodisciplina, calma, determinazione amabile e fratellanza siano caratterizzino ancora questo Paese”.
Quella di un discorso alla nazione è stata una circostanza così straordinaria che in molti, nei giorni passati, avevano ipotizzato che servisse per annunciare un lutto importante, come la perdita del principe consorte. Circostanza che è stata però smentita già dalle anticipazioni. Un evento raro ma al passo con i tempi: è stato trasmesso via radio, tv e in live stream sui canali social ufficiali.