“L’ordinanza della Regione Lombardia sull’obbligo delle mascherine? Concettualmente sono d’accordo. Resta sempre un problema, riguardante anche le altre regioni e il governo centrale: spesso saltano fuori indicazioni anche impositive senza la garanzia che le persone possano accedere al manufatto necessario”. Sono le parole dell’infettivologo Massimo Galli, nel corso della trasmissione “Omnibus”, su La7.
Il primario del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano aggiunge: “Dire di mettere la mascherina senza garantire che tutti possano averla è un elemento di confusione, anche se oggettivamente l’ordinanza della Regione Lombardia prevede di coprirsi comunque naso e bocca anche con altro tipo di strumento. Questo problema delle mascherine mi fa dire che c’è una rigidità del sistema produttivo che, al di là di una serie di buone volontà espresse, pur trovandosi in guerra, non riesce a convertirsi rapidamente nella produzione degli strumenti necessari alla guerra – continua – È più facile forse fare mascherine che cannoni, così come è più facile forse decidere di mettere in piedi delle filiere nazionali interne per la produzione di alcuni farmaci e reattivi di laboratorio. Non è semplicissimo, ma noi siamo in un sistema generale che ci vede clienti e non produttori per la stragrande maggioranza di cose che servono in una simile condizione. Anche su questo bisognerà pensare”.
Galli, infine, sottolinea la necessità di un’ottica di “rientro programmato”, ma avverte: “Programmare una riapertura è fondamentale, accelerare in questo momento un rientro è un errore madornale e diabolico, perché ci potrebbe ributtare nella condizione che purtroppo abbiamo già vissuto e che non vorremmo tornare a rivivere. Ricordo anche che il resto d’Europa ci sta seguendo a larghi passi e verosimilmente avrà anche un tempo più lungo del nostro per dichiararsi libero da questo problema”.