Cronaca

Coronavirus, sette anziani morti e operatori decimati in una Rsa di Prato. Sindaci locali: “Regione ha impiegato tre settimane per i test”

A tamponi eseguiti, 14 ospiti e 14 tra infermieri e personale tecnico sono risultati positivi. “Se la Regione si fosse mossa un mese fa, non saremmo arrivati a questo punto – dice il sindaco di Poggio a Caiano, Francesco Puggelli – Prima o poi si dovranno individuare anche le responsabilità di quello che è successo”

Tre lettere, la prima risalente al 12 marzo, per chiedere alla Regione Toscana e alla Asl Toscana Centro di fare i tamponi a tappeto nella Rsa di Comeana, struttura tra i comuni di Carmignano e Poggio a Caiano (Prato), dove la situazione stava diventando difficile a causa del coronavirus, con un operatore e otto anziani contagiati. E invece, dopo i primi quindici test iniziali, più niente per tre settimane, fino ai nuovi tamponi di giovedì, quando ormai la situazione nella Residenza era già esplosa: sui 53 tra ospiti e operatori, sette anziani sono morti mentre più della metà sono risultati positivi, 14 ospiti e 14 tra infermieri e personale tecnico. Per non parlare dei contatti esterni – in particolare, familiari e fornitori della Rsa – che non sono ancora stati tracciati. “Se la Regione si fosse mossa un mese fa, non saremmo arrivati a questo punto, con tutti questi contagi – dice al fattoquotidiano.it il sindaco di Poggio a Caiano, Francesco Puggelli – Prima o poi si dovranno individuare anche le responsabilità di quello che è successo”.

Nella tarda serata di sabato, la Asl Toscana Centro si è difesa facendo sapere di aver “adottato fin da subito le dovute misure per gestire i casi di positività rilevati all’interno delle residenze sanitarie assistenziali”. Poi, nella nota, ha replicato ai sindaci della provincia di Prato che da giorni denunciano la situazione: “Sorprende inoltre la presa di posizione di alcuni sindaci della zona, a partire da quello di Carmignano, stante il continuo coinvolgimento sui passi assunti e sulle decisioni adottate – fa sapere la Asl – Ci si attende che, al posto di affermazioni ad effetto, ma discutibili nell’aderenza alla verità, ci sia dedizione e spirito di sacrificio nel cercare soluzioni che non possono essere soltanto attese”.

Le lettere di allarme – Tutto era iniziato ai primi di marzo, quando un giovane infermiere della struttura, di ritorno da un concerto vicino a Milano, aveva accusato i primi sintomi ed era risultato positivo al coronavirus. Poi il test ad altri 15 anziani, di cui otto positivi. Ma ne restavano ancora 15 e per questo il 12 marzo i sindaci di Poggio a Caiano e Carmignano, Francesco Puggelli ed Edoardo Prestanti, hanno scritto una prima lettera al governatore Enrico Rossi, all’assessore alla Sanità Stefania Saccardi e alla Asl Toscana Centro per chiedere tamponi a tutti, ospiti, operatori e contatti esterni. E invece niente. Il 20 marzo, con il peggiorare della situazione, sono tornati alla carica con una nuova lettera (firmata anche dal sindaco di Prato, Matteo Biffoni), ma anche questa è caduta nel nulla fino alla terza missiva sottoscritta da tutti i sindaci della provincia di Prato che lanciavano l’allarme chiedendo uno screening a tappeto per contenere i contagi.

La risposta della Regione Toscana però è arrivata solo domenica scorsa, con l’ordinanza in cui il Presidente Rossi ha deciso di fare test a tappeto nelle Rsa toscane, obbligando i direttori a dividere le strutture in zone “Covid” e “No Covid”. Ma ormai era troppo tardi: giovedì 1 aprile sono stati fatti tutti i tamponi e la situazione a Comeana era già esplosa. Sette morti (cinque positivi al tampone) e ventotto contagiati tra operatori e ospiti. Ora di infermieri ne sono rimasti in servizio solo due e anche il personale Oss è decimato. “È un fatto di una gravità inaudita – dice Prestanti – non siamo stati ascoltati”.

La nuova ordinanza – Nelle ripetute missive, i sindaci della provincia di Prato avevano anche chiesto alla Regione di seguire il “modello Veneto” allargando il più possibile la platea dei test per contenere i contagi: “Abbiamo chiesto di fare i controlli almeno a tutti gli operatori sanitari, ai volontari e ai contatti esterni delle Rsa” spiega Puggelli. E la giunta regionale sembra averlo ascoltato perché proprio i soggetti in prima linea sul fronte della lotta al Covid-19 sono oggetto dell’ordinanza di sabato: a tutti loro nei prossimi giorni sarà fatto il tampone. Ma potrebbe essere troppo tardi e soprattutto, conclude Puggelli, “non c’è ancora una strategia chiara e precisa a livello regionale”.

Twitter: @salvini_giacomo