Dopo 29 anni il coronavirus blocca per la prima volta le commemorazioni del disastro navale di Livorno del 1991. I parenti delle 140 vittime fanno appello alle più alte istituzioni. Il 10 aprile sarà organizzata una diretta facebook dalla lapide nella città toscana con la lettura dei nomi di chi perse la vita sul traghetto
A pochi giorni dal 29esimo anniversario della strage del Moby Prince, i familiari delle vittime hanno scritto alle massime autorità nazionali per annunciare, nel rispetto delle disposizioni per l’emergenza Covid-19, l’annullamento delle commemorazioni pubbliche che, come ogni anno dal 1991, si sarebbero dovute tenere il 10 aprile a Livorno, città nella cui rada persero la vita 140 persone, passeggeri e membri dell’equipaggio del traghetto che appena partito e diretto ad Olbia e che finì contro la petroliera Agip Abruzzo. “Quest’anno, per la prima volta, ciascuno di noi affronterà da solo il peso ed il dolore della memoria” hanno scritto i presidenti delle associazioni familiari delle vittime Luchino Chessa, Loris Rispoli e Angelo Chessa rivolgendo un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati – Siate interpreti della nostra richiesta di non dimenticare le persone che hanno perso la vita a bordo del traghetto Moby Prince la sera del 10 aprile 1991 e della volontà dei familiari e delle Istituzioni di perseguire nella ricerca della verità”.
A due anni dalla pubblicazione della relazione finale della Commissione d’inchiesta parlamentare che ha riscritto larga parte della storia del disastro navale, i familiari delle vittime attendono infatti gli esiti di due percorsi giudiziari – uno civile e l’altro penale – avviati in conseguenza.
Dopo aver citato in giudizio il ministero della Difesa e il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, responsabili della Capitaneria di Porto di Livorno che, secondo la Commissione d’inchiesta, abdicò al suo ruolo di responsabile del soccorso in mare la notte tra il 10 e l’11 aprile 1991, i familiari delle vittime aspettano di sapere se lo Stato potrà ancora rispondere per le scelte compiute da chi ventinove anni fa doveva coordinare il soccorso pubblico e non lo fece, contribuendo col suo comportamento alla morte delle centoquaranta persone rimaste sul Moby Prince a subire gli effetti degli agenti tossici sprigionati dall’incendio scatenato dalla collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. La risposta alla questione arriverà dal tribunale civile di Firenze che ha fissato la prima udienza di questo procedimento storico a giugno, dopo un primo slittamento determinato dall’emergenza Covid-19.
Nell’attesa l’attenzione dei familiari delle vittime è rivolta all’altro filone giudiziario generato dalle conclusioni della Commissione d’inchiesta: l’indagine penale curata dalla Procura di Livorno. A questa infatti spetta il compito più arduo: trovare i tasselli mancanti della ricostruzione che avrebbero determinato la morte per strage delle 140 vittime. Su tutti due: motivo e dinamica della collisione tra il Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo e le ragioni del mancato soccorso nonostante i lunghi tempi di sopravvivenza a bordo del Moby Prince dopo l’incidente. La Procura guidata dal magistrato antimafia Ettore Squillace Greco è al lavoro da circa un anno nel più stretto riserbo, e, interpellata da ilfattoquotidiano.it, ha scelto anche in questa occasione di non rilasciare dichiarazioni in merito all’indagine affidata alla sostituta Sabrina Carmazzi.
Mentre l’attesa di novità sul fronte giudiziario resta insoddisfatta, pur nel quadro dello stallo generato dalla pandemia, il 10 aprile sono previsti comunque due momenti di ricordo en plein air della strage a Livorno. Alle ore 11 sarà esposto davanti al Comune lo striscione istituzionale “Livorno non dimentica” e alle 15 il presidente dell’associazione 140 Loris Rispoli sarà accompagnato dal sindaco Luca Salvetti davanti alla lapide commemorativa della strage, all’ingresso del porto cittadino, per la canonica lettura dei nomi delle vittime e il lancio della rosa in mare. “Cercheremo di fare una diretta facebook – dice Rispoli a ilfattoquotidiano.it – Così da garantire ai familiari rimasti a casa e ai tanti che si sono uniti alla nostra richiesta di verità e giustizia un momento di vicinanza seppur virtuale”.