Martedì l'Eurogruppo. Parigi e Berlino hanno raggiunto un accordo su una risposta basata su tre pilastri - Mes con condizionalità alleggerite, schema per i cassintegrati e garanzie della Bei per le imprese - ma restano nodi da sciogliere. S&D: "Fondo temporaneo meglio degli eurobond molte controversie". I responsabili di Affari economici e Mercato interno ipotizzano la necessità di "finanziamenti complementari" pari a 1.500-1.600 miliardi
Prima l’appello congiunto dei commissari europei Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che in una lettera inviata a Corriere della Sera e Faz propongono un “Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine“. Poi i Socialisti e Democratici del Parlamento europeo che appoggiano l’idea – simile a quella già indicata dal ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire – riconoscendo che gli eurobond “generano molte controversie politiche in alcuni Paesi”. Infine la Francia che insiste perché la proposta di quel fondo temporaneo ed eccezionale di solidarietà per mutualizzare i debiti “sia nel pacchetto iniziale Ue, altrimenti non daremo l’assenso al pacchetto globale” che comprende il Mes light, le garanzie della Bei e lo Sure proposto dalla Commissione. In attesa dell‘Eurogruppo di martedì, si cercano mediazioni e si lanciano ultimatum per uscire dall’impasse che ha fatto fallire il Consiglio europeo del 26 marzo sulla risposta dei 27 alla crisi provocata dalla pandemia.
L’accordo franco-tedesco – Venerdì scorso Francia e Germania hanno raggiunto un accordo su una risposta basata su tre pilastri: Mes con condizionalità alleggerite, schema Sure per i cassintegrati e garanzie della Bei per le imprese. Nel Mes ci sono “linee di credito precauzionali che sono legate a condizionalità minime”, ha ripetuto lunedì la cancelliera Angela Merkel in conferenza stampa dopo che i ministri tedeschi degli Esteri Heiko Mass e delle finanze Olaf Scholz in un intervento pubblicato sulla Stampa avevano rassicurato: “Non ci servono troika, controllori, una commissione che sviluppi programmi di riforma per un Paese, bensì aiuti veloci e mirati”. In Italia però il Movimento 5 Stelle rimane fermamente contrario ad accettare linee di credito del fondo Salva Stati.
Francia: “Sì anche ad un fondo di solidarietà Ue o non firmiamo” – Al contrario non ci sono passi avanti sui coronabond o eurobond, emissioni di debito comune caldeggiate da Italia e Spagna e caldeggiate anche dalla presidente della Bce Christine Lagarde e perfino del membro tedesco nel board della Banca centrale Isabel Schnabel. L’Olanda, capofila dei Paesi rigoristi, continua a non volerne sentir parlare. La Francia, che aveva firmato l’appello comune di otto Paesi per i coronabond, alla fine della scorsa settimana ha messo a punto una proposta di mediazione che passa per un fondo temporaneo ed eccezionale che emetterebbe strumenti sul mercato ma solo per un periodo di tempo limitato. Una proposta che dovrà essere nel pacchetto iniziale che sarà discusso da domani “altrimenti non daremo l’assenso al pacchetto globale” fanno sapere oggi alte fonti del governo francese. “Faremo di tutto per aiutare gli amici italiani e salvare il principio di solidarietà”.
S&D: “Emissione di vero debito europeo più appropriata di Eurobond” – I Socialisti e democratici comunque si allineano. Jonas Fernandez, eurodeputato del Psoe spagnolo e coordinatore del gruppo dei Socialisti e Democratici nella commissione Econ del Parlamento Europeo, in un briefing con la stampa ha detto che gli Eurobond intergovernativi comporterebbero problemi non banali, non riducibili semplicemente al binomio “solidarietà europea/egoismi nazionali”: “Il potere legislativo di un determinato Paese non potrebbe supervisionare la gestione delle risorse, che sarebbe responsabilità del potere esecutivo degli altri Stati membri che condividono l’emissione dei titoli. Tuttavia questo comporterebbe ugualmente l’assunzione di un potenziale rischio di non pagamento del debito. Questo ragionamento è tutt’altro che triviale”.
Per questa ragione, ha detto l’eurodeputato ed economista spagnolo, “senza alcun pregiudizio alla nostra difesa degli eurobond, consideriamo l’emissione di un vero debito europeo più appropriata. Questa seconda opzione, che risolverebbe il problema della legittimità democratica, comporterebbe la creazione di un fondo temporaneo e appositamente creato, ‘Recovery Program’, in grado di emettere debito, in questo caso debito europeo”. Come collaterale, ha proposto, potrebbe essere introdotto “un aumento percentuale straordinario e temporaneo del contributo delle tasse che già sostengono il bilancio Ue, insieme a nuove imposte, anche queste temporanee e straordinarie, per esempio nella tassazione alle imprese o al mondo del digitale“.
Gentiloni e Breton: “Fondo europeo che emetta obbligazioni” – In questo quadro il commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni ha firmato con il collega francese al Mercato interno, Thierry Breton, un intervento pubblicato sul Corriere e molti quotidiani europei in cui si propone “un fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine”. “Sarebbe d’altronde assolutamente possibile – scrivono i due – destinare a un tale strumento di finanziamento non convenzionale delle risorse di bilancio e dotarlo di una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard, in particolare per quanto riguarda l’obiettivo dei finanziamenti che potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale”. Per superare la recessione, secondo Gentiloni e Breton, prendendo come riferimento il piano varato dalla Germania che vale il 10% del suo pil potrebbero servire tra i 1.500 e 1.600 miliardi di risorse finanziarie complementari da iniettare direttamente nell’economia.