Con grande entusiasmo segnalo l’iniziativa del Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con il festival Cinemambiente, iniziativa che va nella stessa direzione di proposte già lanciate da questo stesso blog anni addietro (giugno 2014 e febbraio 2015).

Dal comunicato stampa dell’iniziativa:

Il Ministero dell’Ambiente e CinemAmbiente, organizzano e promuovono l’iniziativa CinemAmbiente a casa tua (https://cinemambiente.it/cinemambiente-a-casa-tua/), rassegna online che mette a disposizione di tutti, per le prossime settimane, una selezione di film a tematica green. A partire da venerdì 3 aprile, ogni tre giorni sarà proposto un nuovo titolo, visibile gratuitamente, scelto tra i film che hanno riscosso particolare successo nelle ultime edizioni del Festival o che hanno approfondito i temi oggi più che mai per effetto della pandemia al centro del dibattito: i cambiamenti climatici, l’antropizzazione, la tutela degli habitat di specie, l’ecosostenibilità, i nuovi, possibili modelli di sviluppo. La diffusione in streaming dei film sarà accompagnata da videomessaggi dei registi o da videointerventi di esperti, che offriranno spunti per ulteriori approfondimenti.

“È la prima di una serie di iniziative che saranno lanciate nei prossimi giorni dal ministero dell’Ambiente – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – e abbiamo voluto realizzarla insieme al Festival CinemAmbiente perché da più di vent’anni ci dimostra come questi temi siano di grande attenzione per i cittadini e come sia necessario mantenere alta l’attenzione sui problemi dell’ambiente e sulle loro soluzioni. Perché quando presto ci libereremo dall’emergenza sanitaria è da qui che dovremo ripartire”.

“Dobbiamo innanzitutto ringraziare i distributori e i registi che hanno messo a disposizione gratuitamente i loro film – dice Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente – Invitiamo anche altri ad aderire a quest’iniziativa, favorendo una riflessione, oggi quantomai importante, sui tanti temi ambientali che sono stati messi in correlazione con la pandemia, talvolta con eccessive semplificazioni. L’inquinamento atmosferico, l’alterazione ad opera dell’uomo di habitat ed equilibri naturali fondamentali, l’aumento demografico incontrollato, la globalizzazione, l’organizzazione economica fondata su certi modelli di sviluppo sono problemi estremamente complessi che il cinema può aiutarci a comprendere e che in futuro andranno esaminati e ripensati anche alla luce di quanto oggi ci sta succedendo”.

Ancora una volta, senza nessun intento polemico, posso solo aggiungere che è compito del servizio televisivo pubblico, pagato anche dal canone e quindi dai contribuenti, informare e istruire i cittadini per renderli in grado di decidere e scegliere, anche nel segreto dell’urna elettorale, quali cambiamenti intraprendere e a chi si vuole delegare le decisioni di cruciale importanza (sempre più chiara oggi) per mettere in pratica tali cambiamenti.

Per fare questo ogni cittadino deve conoscere come funziona il mondo al di là del proprio quotidiano (inteso come perimetro delle proprie azioni, orizzonte del singolo) e come tale quotidiano era, è e rimarrà intrinsecamente legato al quotidiano di un cittadino dall’altra parte del pianeta, e viceversa. Per ottenere questo obiettivo, quale migliore strumento del documentario in prima serata sul servizio pubblico televisivo?

Se siamo tutti d’accordo su questo punto, allora i nostri cari talk-show, dalla Gruber a Vespa, da Formigli a Floris, dovrebbero iniziare a mettere al centro i veri temi che interessano tutti. Ma sappiamo bene che tali temi vanno a cozzare paradossalmente con le pubblicità che permettono agli stessi talk-show di esistere. È quindi evidente che bisogna trovare un nuovo contenitore, senza conflitti di interesse, nuovo nuovo. Un vero servizio pubblico. Perché oggi più che mai gli italiani sono pronti e desiderosi di quei contenuti.

Non bastano più i timidi programmi “green” per avere la coscienza pulita come Eden (La7) con Licia Colò che nella puntata di sabato ho visto inseguire un povero camoscio nel deserto israeliano. Non è quello l’ambientalismo di cui abbiamo bisogno. Per rompere la barriera tra orizzonte del singolo e orizzonte della collettività serve un lavaggio del cervello (o delle coscienze?) quotidiano in prima serata, una CinemambienteTV a reti unificate!

Un grazie di cuore al direttore del Festival, Gaetano Capizzi.

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