La curva flette, la discesa è vicina, l’indice di contagio è 1 ma qualsiasi decisione sulla riapertura deve essere orientata verso la “massima cautela” e si va verso un primo step che riguarderebbe le attività produttive e solo in un secondo momento gli spostamenti e gli uffici. Il giorno dopo l’annuncio del decreto liquidità per garantire credito alle imprese, gli occhi del governo italiano sono puntati da un lato su Bruxelles, dove l’Eurogruppo discute il pacchetto di aiuti dell’Ue, e dall’altro fronte interno sul tema della futura Fase 2. Ovvero come e quando verranno allentate le misure, in scadenza il 13 aprile, di fronte a una curva dei contagi che, adesso si sbilancia anche l’Istituto Superiore di Sanità, inizia a flettere, come dimostrano i 3.039 nuovi casi scoperti nelle ultime 24 ore (+2,29% rispetto a ieri) e “appena” 791 in Lombardia.

Verso una Fase 2 in due step: prima aziende, poi spostamenti
La flessione della crescita e l’approccio alle riaperture è stato al centro dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e il Comitato tecnico-scientifico che avrebbe raccomandato una “linea di grande prudenza”. La curva, è emerso nel corso della riunione, “ha un andamento positivo” ma “basta poco perché risalga”. Quindi, è la linea, “non bisogna abbassare la guardia”. Per questo, si va verso una Fase 2 in due step: il primo riguarderebbe piccole aperture per le attività produttive, mentre il secondo interesserebbe una rimodulazione delle misure per spostamenti e uscite. In ogni caso non sarebbero ancora stare ipotizzate date e la linea ribadita sarebbe quella della “gradualità e prudenza” nelle riaperture.

Speranza: “Indice di contagio è sotto l’1”
Anche se i risultati si vedono, finalmente. Lo annuncia anche il ministro della Salute Roberto Speranza: “In questo momento l’indice di contagio R con zero è leggermente sotto il dato 1 ed è un risultato straordinario se pensiamo che eravamo a 3 o 4″. Tradotto: “Un soggetto positivo infettava fino a 3-4 persone, fino a qualche settimana fa”, ha spiegato a ‘Di Martedì’ su La7. Ma “non dobbiamo abbassare la guardia”. Fino a poco fa, ha sottolineato Speranza, “la curva cresceva in modo drammatico. Oggi, essere leggermente sotto il dato per l’indice di trasmissione R con zero, ci dice che le misure hanno funzionato e possiamo iniziare a programmare il futuro, ma sempre con i piedi per terra e rispettando le regole perché basta pochissimo per rovinare tutto il lavoro fatto finora”. Nella fase 2, ha quindi chiarito Speranza, “sarà importante investire sulla Medicina del territorio e sui Covid-Hospital per superare la struttura dell’ospedale ‘misto'”. Inoltre, “ci sarà una campagna di test diagnostici e test sierologici e punteremo sull’uso di nuove tecnologie con il lancio di una app che ci consenta una maggiore velocità nel tracciare i casi positivi”.

Rezza: “Ci vuole grande massima cautela”
“Finalmente si intravede la discesa”, ha confermato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss, avvertendo: “Con il virus dobbiamo ingaggiare una dura lotta. Non è che se arriviamo a zero fra una settimana o qualche settimana allora ‘tana libera tutti’. Le regole di distanziamento sociale vano mantenute”. Il tema è stato al centro del tavolo tra il premier e il Comitato tecnico-scientifico. Una “riunione interlocutoria”, l’ha definita il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli ma nella quale si intravede già la modalità di ripartenza. Di certo, qualsiasi raccomandazione finale arriverà dal Comitato tecnico-scientifico e quale che sia la decisione del governo, l’auspicio di Rezza è che questa “sia improntata alla massima cautela”.

Sileri: “Vera normalità solo con il vaccino” – Una posizione condivisa da chiunque sia coinvolto nella gestione dell’emergenza. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ribadisce: “La vera normalità tornerà solo con un vaccino“. Ancor più netto il commissario Domenico Arcuri, che ha spento sul nascere ogni possibile ottimismo in merito al ritorno in poco tempo alla vita normale pre-Covid. “Il numero di uomini e donne che perderanno la vita per il virus continuerà a crescere. Nei prossimi giorni in vista della Pasqua non dimenticate mai che si è portato via già 16.523 vite umane – ha detto il commissario – Torno a supplicarvi, nelle prossime ore non cancellate mai questo numero dalla memoria”. Poi il monito: “Attenti a illusioni ottiche, pericolosi miraggi, non siamo a pochi passi dall’uscita dell’emergenza, da un’ipotetica ora X che ci riporterà alla situazione di prima, nessun liberi tutti per ritornare alle vecchie abitudini“. In serata anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha sottolineato che “dobbiamo stare molto attenti” perché “se sbagliamo i tempi” della Fase 2 “torniamo in lockdown e ricominciamo da capo”.

Arcuri: “Non sbagliare i modi di uscita dalla Fase 1”
Sempre parlando della cosiddetta Fase 2, il commissario ha ribadito il concetto: “Siamo all’inizio di una lunga fase di transizione e sarebbe imperdonabile non perseverare” con le misure di contenimento “rendendo inutili i sacrifici fatti finora”. Parlando delle possibili riaperture e sottolineando come sia “fondamentale a Pasqua continuare a rispettare rigorosamente il distanziamento sociale e le misure di prevenzione”, Arcuri ha sottolineato che “le prossime saranno giornate fondamentali: non dobbiamo commettere errori nei prossimi giorni e tenere gli occhi aperti” perché “non si possono sbagliare i modi di uscita dalla cosiddetta Fase 1”.

Arcuri/2: “Credo che porteremo le mascherine per molto tempo”
Il commissario, poi, è tornato sul tema delle mascherine spiegando che “le porteremo per molto tempo”. “Per le prossime settimane l’Italia potrà contare su 650 milioni di pezzi” ha detto Arcuri in conferenza stampa, sottolineando che non c’è da fare “alcun ottimismo” anche se “per quanto riguarda le forniture il peggio è ormai alle spalle, grazie al lavoro prezioso di tanti”. Peggio alle spalle anche per le forniture dei ventilatori: a ieri sera sono stati consegnati e installati 1904 ventilatori polmonari, 368 solo nell’ultima settimana, 53 al giorno. “Ma c’è una chiara linea di indirizzo condivisa con il governo – ha spiegato il commissario – Terapie intensive meno sotto stress da qualche giorno e numero ricoveri che inizia a decrescere non modificano il nostro piano di implementazione, specie verso le regioni del sud. Non dobbiamo costruire l’ennesima disuguaglianza in infrastrutture e dotazioni tra Sud e Nord del Paese. Per una volta pensiamo a come sarà il nostro Paese quando il coronavirus sarà alle spalle”.

Vittime in corsia: 94 medici e 26 infermieri morti
Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordano però come l’emergenza del coronavirus sia ancora attuale e la necessità per chi lavora in prima linea di essere sostenuto nel tempo. Da inizio pandemia 26 infermieri sono morti per il Covid-19, mentre sono 6.549 i contagiati, ben 1.049 in più rispetto a sabato scorso. La Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi) indica che è la categoria sanitaria che conta il maggior numero di positivi: il 52% di tutti gli operatori. Mentre altri 5 medici hanno perso la vita a causa del Covid-19: in totale, si apprende dalla Fnomceo, sono 94 le vittime.

Il caso del Pio Albergo Trivulzio. Sileri: “Aspettiamo ispezione”
Un altro fronte resta quello delle case di riposo, in particolare a Milano, dove sotto indagine è finito uno dei suoi simboli, il Pio Albergo Trivulzio. In piena emergenza coronavirus qualcosa nei protocolli sembrerebbe non aver funzionato. Le diverse denunce sono sul tavolo del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e riguardano diverse strutture. Sul tema è intervenuto anche il viceministro Sileri ai microfoni della trasmissione radiofonica ‘Circo Massimo’ su Radio Capital: “Per il Pio Albergo Trivulzio aspetterei le conclusioni degli ispettori. Ma dove ci sono criticità nelle Rsa è giusto andare a controllare“, ha detto Sileri. In tarda mattinata, poi, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera hanno comunicato di aver dato “mandato ad Ats Città metropolitana di Milano di istituire una Commissione di verifica per far chiarezza sui fatti avvenuti al Pio Albergo Trivulzio negli ultimi mesi”.

Responsabilità medici, c’è il tavolo e il Pd ritira emendamento
Un tavolo con le Regioni e il Parlamento, con la partecipazione di maggioranza e opposizione, per definire la norma sulla responsabilità dei medici e sanitari che sono impegnati nella cura del coronavirus. È la decisione del governo, come comunicato dal ministro della Salute Roberto Speranza, per uscire dall’impasse nata con la presentazione degli emendamenti da parte di vari partiti per aumentare le tutele dei medici di fronte a eventuali cause. Sul contenuto della norma, a partire dall’opportunità di estenderla anche alle strutture sanitarie, si era infatti aperto un dibattito. Di qui la scelta di istituire un tavolo per definire il testo che sarà inserito, non appena pronto, in uno dei provvedimenti del governo. Di conseguenza il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci ha annunciato che i Dem ritireranno il loro emendamento al dl Cura Italia e lo trasformeranno in un ordine del giorno.

E arriva la questione di fiducia al Senato
Un emendamento che, in ogni caso, sarebbe stato segato dalla fiducia che il governo ha deciso di porre sul provvedimento a Palazzo Madama. Nella seduta di mercoledì avrà inizio, compatibilmente con i lavori della commissione Bilancio, la discussione generale del testo, che impegnerà l’Aula per 7 ore. La fiducia dovrebbe essere posta giovedì intorno alle 10 e la chiama dovrebbe avere inizio alle 12.45. La decisione ha provocato l’ira dei leghisti: “Avevamo detto che non avremmo fatto ostruzionismo sul provvedimento, ma la scelta di blindarlo con la fiducia fa comprendere che non ci sono i presupposti per una collaborazione”, dice il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo. Critico anche Antonio Tajani: “Non abbiamo visto da parte del governo l’intenzione di collaborare di fronte alle nostre proposte costruttiv – dice il vicepresidente di Forza Italia – Da parte nostra c’è sempre stato e ci sarà la volontà di collaborare. Da parte del governo, invece, non c’è nessuna voglia di dialogare e di trovare accordo con il centrodestra”.

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