L'Eurotower modifica i requisiti sui collaterali e le garanzie. Intanto una nuova stima prevede un assorbimento di titoli doppio rispetto a quanto calcolato inizialmente, grazie all'ampia flessibilità nel piano di acquisti. Tuttavia, si legge nello studio, ora servono anche mosse politiche
C’è voluta una pandemia perché la Banca centrale europea tornasse ad accettare i titoli greci come garanzia. E’ uno degli aspetti più eclatanti del pacchetto di misure deciso da Francoforte nel giorno in cui si riunisce l’Eurogruppo chiamato a mettere a punto una nuova proposta di intervento d’emergenza da sottoporre ai leader europei. Si tratta di interventi senza precedenti, come il Programma di Acquisti per l’Emergenza Pandemia (Pepp) da 750 miliardi di euro annunciato lo scorso 18 marzo. L’Eurotower ha praticamente tolto ogni valutazione di rischio ai prestiti bancari e decurtato gli ‘haircut’, i margini di garanzia sulla liquidità, per impedire che “l’emergenza del coronavirus” provochi una gravissima stretta creditizia. Inoltre “valuterà ulteriori misure” per far fronti agli effetti a possibili downgrade da parte delle agenzie di rating.
Da ora in poi, dunque, la Bce abbassa l’asticella della sua “tolleranza dei rischi”: accetta dalle banche crediti di qualità inferiore e in valuta estera, oltre all’utilizzo dei modelli di valutazione interna della qualità del credito. Francoforte, poi, apre a una riduzione generalizzata del 20% degli haircut, cioè degli scarti di garanzia che applica nella valutazione del collaterale bancario a fronte di liquidità. E abbassa a zero (dai 25mila euro precedenti) la soglia minima di garanzia per i prestiti a piccole imprese, una mossa su misura per “facilitare la mobilitazione di collaterale da prestiti alle piccole imprese”. Si tratta di “misure temporanee” valide “per la durata della crisi pandemica e legate alla durata del Pepp” e che “saranno riesaminate entro la fine del 2020”.
Intanto Goldman Sachs calcola che il Pepp associato al precedente piano di acquisti fa sì che la Bce abbia “lo spazio per acquistare circa 700 miliardi in titoli italiani e 300 in titoli spagnoli, pari rispettivamente al 32 e al 27,5% del debito previsto a fine 2020 sulla base delle nostre previsioni dello scorso 24 marzo di un deficit al 10%“. Un assorbimento di titoli di fatto raddoppiato rispetto alla stima fatta quando il programma è partito, e che sarebbe respiro alle finanze pubbliche italiane. Domani il Tesoro, approfittando delle condizioni di mercato più favorevoli grazie ai forti acquisti da parte dell’Eurotower, offrirà in asta tre miliardi di euro del Bot trimestrale luglio 2020 e 6,5 miliardi del nuovo Bot a 12 mesi aprile 2021 e giovedì 9,5 miliardi di Btp.
Dimensioni e livello di flessibilità del piano di acquisti, scrive la banca d’affari, “consentono di agire temporaneamente come un backstop più ampio ai bilanci pubblici, riempiendo il vuoto lasciato finora dall’assenza di una risposta fiscale a livello di area dell’euro”. Tuttavia, aggiunge Goldman, “Per compensare l’aumento del rischio nell’area dell’euro, riteniamo che il Pepp debba essere integrato con due azioni fiscali a livello di eurozona, tra cui un trasferimento del rischio di solvibilità dai bilanci privati a quelli pubblici e un efficace meccanismo di condivisione del rischio dei costi di bilancio”.