Come è gestita nelle vostre città l’emergenza Coronavirus? Come si comportano le autorità e i cittadini? E nelle vostre vite, c’è qualche aspetto positivo o inatteso nell’isolamento forzato? Abbiamo chiesto ai nostri Sostenitori di raccontarcelo, inviando testimonianze, osservazioni e spunti per la redazione al Blog Sostenitore. Mai come stavolta il contributo della nostra comunità è fondamentale: con il Paese in zona rossa, ogni segnalazione è importante. Abbiamo bisogno di voi. Sosteneteci: se non siete ancora iscritti, ecco come potete farlo.
di Andrea Taffi
C’è una differenza fondamentale tra la dittatura e la democrazia: il valore del popolo. Nella dittatura il popolo subisce le decisioni dell’uomo solo al potere; nella democrazia, invece, il popolo partecipa alle decisioni, esercita esso stesso il potere, attraverso le forme della rappresentatività.
Ora, le emergenze, di qualunque genere esse siano, sociali o sanitarie, come ad esempio quella che stiamo vivendo a causa del coronavirus, hanno sempre stuzzicato i più o meno velati desideri di esercizio di pieni poteri da parte di capi di Stato non troppo inclini alla democrazia; e ciò perché, lo sappiamo, quando c’è da fronteggiare un’emergenza, è più facile (se antidemocratici) mettersi nella condizione di incidere sulle libertà personali della popolazione.
La Cina ne è stato un esempio lampante, ma senza andare troppo lontani, anche Orban non si è dimostrato da meno. In Cina la quarantena nelle zone focolaio (meglio: genesi) del coronavirus è stata totale, spietata, senza condizioni che non fossero quelle della salvaguardia della salute nazionale. Centinaia e centinaia di migliaia di persone sono state letteralmente chiuse nelle loro abitazioni, a loro volte chiuse dentro i recinti dei condomini dei quali fanno parte e dai quali quelle persone non potevano uscire, nemmeno per la fare la spesa. A tutta questa gente i generi alimentari sono stati distribuiti ai cancelli di quei condomini dopo essere stati acquistati su internet, e dopo lunghe file.
In Italia e nella gran parte del mondo, per fortuna, non è così. La democrazia, lo dicevo all’inizio, ha bisogno del popolo, ha bisogno di tutti noi, nessuno escluso. Allora io mi chiedo: in questa terribile emergenza sanitaria da coronavirus, siamo davvero sicuri di essere tutti noi all’altezza del compito che la democrazia ci ha dato? Voglio dire: siamo davvero sicuri di esercitare (di esercitare al meglio) i poteri che la democrazia ci riconosce? Le domande (ahimè) rischiano di essere retoriche, nel senso che, da quello che abbiamo visto dall’inizio di questa maledettissima pandemia, la risposta appare una e una sola: no.
Mi duole dirlo, ma in Italia non tutta la popolazione è all’altezza di vantare un saldo positivo con gli oneri che la democrazia ci richiede. Soprattutto in questi ultimi giorni di timida speranza verso una migliore interpretazione di numeri e curve relative all’andamento della pandemia, troppa gente è in giro senza un valido, validissimo motivo per farlo; troppi i menefreghisti che pensano solo al loro diritto giornaliero di aria fresca a dispetto di chi si contagia ancora, di chi muore negli ospedali e a casa; a dispetto di tutti i medici e di tutti gli infermieri che dall’iniziano lottano per salvare la vita agli altri e che, spesso, troppo spesso, hanno perso la loro, di vita.
A tutti questi italiani in giro io mi sento di dire una cosa: la democrazia è come quei muscoli che ti accorgi di avere solo quando ti fanno male. Sì, non ci si può accorgere della democrazia solo quando qualcuno ce la porta via. Bisogna farlo sempre, soprattutto quando si sta esercitando un diritto, un diritto che, grazie alla democrazia, in un particolare momento può e deve essere meno diritto di quello di un altro.
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.
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Società - 7 Aprile 2020
Coronavirus, per me non siamo tutti all’altezza della democrazia
Come è gestita nelle vostre città l’emergenza Coronavirus? Come si comportano le autorità e i cittadini? E nelle vostre vite, c’è qualche aspetto positivo o inatteso nell’isolamento forzato? Abbiamo chiesto ai nostri Sostenitori di raccontarcelo, inviando testimonianze, osservazioni e spunti per la redazione al Blog Sostenitore. Mai come stavolta il contributo della nostra comunità è fondamentale: con il Paese in zona rossa, ogni segnalazione è importante. Abbiamo bisogno di voi. Sosteneteci: se non siete ancora iscritti, ecco come potete farlo.
di Andrea Taffi
C’è una differenza fondamentale tra la dittatura e la democrazia: il valore del popolo. Nella dittatura il popolo subisce le decisioni dell’uomo solo al potere; nella democrazia, invece, il popolo partecipa alle decisioni, esercita esso stesso il potere, attraverso le forme della rappresentatività.
Ora, le emergenze, di qualunque genere esse siano, sociali o sanitarie, come ad esempio quella che stiamo vivendo a causa del coronavirus, hanno sempre stuzzicato i più o meno velati desideri di esercizio di pieni poteri da parte di capi di Stato non troppo inclini alla democrazia; e ciò perché, lo sappiamo, quando c’è da fronteggiare un’emergenza, è più facile (se antidemocratici) mettersi nella condizione di incidere sulle libertà personali della popolazione.
La Cina ne è stato un esempio lampante, ma senza andare troppo lontani, anche Orban non si è dimostrato da meno. In Cina la quarantena nelle zone focolaio (meglio: genesi) del coronavirus è stata totale, spietata, senza condizioni che non fossero quelle della salvaguardia della salute nazionale. Centinaia e centinaia di migliaia di persone sono state letteralmente chiuse nelle loro abitazioni, a loro volte chiuse dentro i recinti dei condomini dei quali fanno parte e dai quali quelle persone non potevano uscire, nemmeno per la fare la spesa. A tutta questa gente i generi alimentari sono stati distribuiti ai cancelli di quei condomini dopo essere stati acquistati su internet, e dopo lunghe file.
In Italia e nella gran parte del mondo, per fortuna, non è così. La democrazia, lo dicevo all’inizio, ha bisogno del popolo, ha bisogno di tutti noi, nessuno escluso. Allora io mi chiedo: in questa terribile emergenza sanitaria da coronavirus, siamo davvero sicuri di essere tutti noi all’altezza del compito che la democrazia ci ha dato? Voglio dire: siamo davvero sicuri di esercitare (di esercitare al meglio) i poteri che la democrazia ci riconosce? Le domande (ahimè) rischiano di essere retoriche, nel senso che, da quello che abbiamo visto dall’inizio di questa maledettissima pandemia, la risposta appare una e una sola: no.
Mi duole dirlo, ma in Italia non tutta la popolazione è all’altezza di vantare un saldo positivo con gli oneri che la democrazia ci richiede. Soprattutto in questi ultimi giorni di timida speranza verso una migliore interpretazione di numeri e curve relative all’andamento della pandemia, troppa gente è in giro senza un valido, validissimo motivo per farlo; troppi i menefreghisti che pensano solo al loro diritto giornaliero di aria fresca a dispetto di chi si contagia ancora, di chi muore negli ospedali e a casa; a dispetto di tutti i medici e di tutti gli infermieri che dall’iniziano lottano per salvare la vita agli altri e che, spesso, troppo spesso, hanno perso la loro, di vita.
A tutti questi italiani in giro io mi sento di dire una cosa: la democrazia è come quei muscoli che ti accorgi di avere solo quando ti fanno male. Sì, non ci si può accorgere della democrazia solo quando qualcuno ce la porta via. Bisogna farlo sempre, soprattutto quando si sta esercitando un diritto, un diritto che, grazie alla democrazia, in un particolare momento può e deve essere meno diritto di quello di un altro.
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Coronavirus, basta falsi allarmismi sugli animali domestici: non ci servono altre psicosi
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.