Domenica 5 aprile il primo ministro Boris Johnson è stato trasferito in ospedale dopo essere risultato positivo al coronavirus lo scorso 27 marzo. Le condizioni del leader conservatore sono infatti peggiorate nel corso degli ultimi giorni a tal punto che da ieri pomeriggio è stato messo in terapia intensiva.
Al di là delle considerazioni politiche, gli si augura pronta guarigione; in un momento di crisi come questo sarebbe un disastro perdere il primo ministro per un paese. Se dovesse guarire, si spera che questa esperienza possa insegnargli che la politica non è un gioco d’azzardo: il capo di un governo deve agire responsabilmente rappresentando i propri cittadini/e, soprattutto durante una pandemia globale.
Per questa ragione, Boris Johnson avrebbe dovuto prendere misure precauzionali per tutelarsi, come per esempio, mettendosi in auto-quarantena (d’altronde è esattamente quello che ha fatto la cancelliera tedesca Angela Merkel). Così facendo avrebbe preservato la propria salute per guidare il paese durante questo momento difficile senza contagiare dei membri del Gabinetto inglese, come è già successo.
In secondo luogo, non avrebbe dovuto agire politicamente con tale spavalderia nei confronti della nazione con le dichiarazioni dello scorso 13 marzo riguardo la teoria dell’immunità di gregge. E’ stato un gesto politico avventato in un contesto in cui i dati degli altri paesi, come l’Italia, avrebbero già dovuto far riflettere il governo sul fatto che quella linea politica sarebbe stata perdente. Infatti, dopo tre giorni, Boris Johnson cambiò idea invitando al social distancing, fino ad arrivare al 23 marzo con l’ufficializzazione di un completo lockdown.
Nel frattempo, durante la giornata di domenica la regina Elisabetta II ha fatto un discorso al Regno Unito che ricorderemo per molti anni: mentre la leadership politica della Gran Bretagna si “ritira” necessariamente in ospedale, la monarchia manda un messaggio di unità e speranza alla nazione. Con più di quattro milioni di visualizzazioni, la più longeva regnante del Regno Unito ha ringraziato l’Nhs (National Healthcare System) e tutti coloro che stanno rimanendo a casa per proteggere i più vulnerabili.
La regina ha lanciato un appello di forza a questa generazione e si è complimentata con tutti coloro che stanno aiutando la propria comunità. Degna di particolare attenzione è la sua affermazione diretta a tutti quelli che credono in Dio – senza specificare la religione di appartenenza – e gli altri che non credono, affinché tutti possano trovare nell’auto-isolamento ristoro nella fede o nella meditazione (un messaggio interessante da una regina a capo della chiesa Anglicana!).
Il parallelo con la sua prima diretta radiofonica nel 1940 ai bambini che dovevano lasciare le città per rifugiarsi in campagna durante la guerra è quasi commovente. Prima di tutto per il richiamo storico di vissuto personale ma poi anche per l’invito che Elisabetta II vuole offrire al suo popolo: bisogna rinforzare lo spirito, superare questo momento facendo dei sacrifici per poterci ri-incontrare presto. Parole che hanno un peso soprattutto perché pronunciate da Elisabetta II: uno dei personaggi storici più importanti per la storia del Novecento ancora in vita.
E quindi seguendo il suo appello, continuiamo a restare a casa resistendo alle belle giornate di sole primaverili e alla mancanza della nostra vita precedente.