Finisce in procura e all’authority anticorruzione il fallito approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale da parte della Regione (tramite la protezione civile laziale). A vincere l'affidamento era stata la società Eco.Tech srl, che al Fatto.it non spiega l'accaduto: "Chiariremo nei prossimi giorni, stiamo cercando di risolvere". Intanto è partita la guerra di carte bollate
Quasi 10 milioni di mascherine professionali (Ffp2 e Ffp3) ordinate “per le vie brevi” a metà marzo dalla Regione Lazio, acquisto commissionato a una piccola società italo-cinese, con sede a Roma, che solitamente si occupa di forniture elettriche (lampadine, ecc). Una partita da 35,8 milioni di euro mai andata a buon fine, con buona pace degli oltre 300 fra medici e infermieri che nel frattempo hanno contratto il Coronavirus negli ospedali dell’hinterland capitolino. Tutto ciò, nonostante una somma totale di circa 11 milioni di euro anticipata dalla Regione Lazio e che ora andrà in qualche modo recuperata.
L’ordine alla società italo-cinese: “Mascherine entro 3 giorni” – Finisce in procura e all’authority anticorruzione il fallito approvvigionamento di dpi (dispositivi di protezione individuale) da parte della protezione civile laziale. Agli atti, le tre determine firmate dal direttore dell’agenzia regionale, Carmelo Tulumello – le prime due datate 16 marzo, la terza 20 marzo – contenenti gli affidamenti in deroga alla società Eco.Tech srl. Si tratta di una società con sede a Frascati (alle porte di Roma) specializzata in lampade a Led di design, con capitale sociale di 10mila euro, partecipata al 51% da una seconda piccola srl dei Castelli romani e al 49% a Pan Hongyi, cittadino cinese residente nella città di Ningbo. L’individuazione della Eco.Tech quale fornitore delle mascherine, a quanto si evince dai documenti in possesso de ilfattoquotidiano.it, è avvenuto data la disponibilità della società, formalizzata il 15 marzo, “rilevato che i tempi di fornitura proposti sono immediati e che tale circostanza rappresenta caratteristica essenziale della fornitura stessa”.
Il terzo ordine nonostante il primo ritardo – Il 16 marzo sono quindi partiti i primi due ordini: 1.5 milioni di mascherine Ffp2 al prezzo di 3,60 euro l’una e un milione di Ffp3 a 3,90 euro al pezzo per la prima commessa; un milione di Ffp2 e un milione di Ffp3 al medesimo prezzo, oltre a 2 milioni di mascherine “triplo strato” a 0,58 euro l’una, per la seconda. I dispositivi sarebbero dovuti arrivare a Roma entro il 18 marzo, ma a quel punto già si sono manifestati i primi ritardi. Nonostante ciò, il 20 marzo, è stato dato seguito a un terzo ordine, con ulteriori un milione di Ffp2 e 2 milioni di Ffp3 ancora al medesimo prezzo. In totale, 9,5 milioni di mascherine per un importo totale di 29,3 milioni di euro più Iva, di cui 11,7 milioni di euro già anticipati, come da accordi presi alla stipula della convenzione con la società.
Il volo inesistente e le prime due revoche – Come detto, sin da subito si sono verificati intoppi e ritardi. L’ultima fornitura doveva essere pronta e consegnata il 30 marzo in un deposito dell’associazione Vigili del Fuoco alla Cecchignola. Finora la Protezione civile regionale ha provveduto a revocare due atti su tre, ma è attesa anche la terza disdetta, atteso che anche l’ultima scadenza del 6 aprile non è stata fin qui rispettata. Addirittura, come si legge nella revoca all’ordine del 20 marzo (determina datata 28 marzo) “nella intercorsa corrispondenza e-mail tra la soc. Eco.Tech. srl emerge un continuo susseguirsi di rinvii e della consegna, sino a comunicare il numero di un volo aereo con il quale la merce sarebbe dovuta arrivare ma che, invece, non era in alcun modo presente sul volo indicato”. Il risultato è stato che il 2 aprile, dopo le prime due revoche, il dirigente Tulumello si è rivolto altrove, trovando una nuova disponibilità e ottenendo addirittura un prezzo inferiore per le mascherine Ffp2 (2,60 euro a pezzo contro i 3,60 euro assicurato dal precedente affidatario).
La Eco.Tech non replica: “Spiegheremo tutto” – Dalla Regione Lazio spiegano che “gli affidamenti in deroga sono avvenuti in base alle normative straordinarie previsti dai decreti governativi” e che “la società selezionata era una società accreditata, con la quale comunque proseguono i contatti”. Tuttavia, “è stato dato mandato all’avvocatura di valutare la revoca in danno”, procedura che prevede “non solo la restituzione dell’anticipo ma anche una penale per il forte disagio ricevuto”. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto spiegazioni anche alla Eco.Tech: “Da una parte stiamo cercando di risolvere il problema – affermano – Ci sono delle motivazioni complesse relative a questo disagio, che patiamo per primi noi. Nei prossimi giorni produrremo tutti i chiarimenti attesi dalla Regione Lazio e dalle altre istituzioni e strutture che si sono rivolti a noi”.
Oltre 300 sanitari infettati, Fdi presenta interrogazione – Come in altre zone del Paese, anche nel Lazio la difficoltà nell’approvvigionamento dei Dpi da parte degli operatori sanitari ha creato grossi problemi. Secondo quanto riferito dall’ordine dei medici e dalla Cisl Fp Roma e Lazio, ha superato le 300 unità il numero di medici e infermieri che hanno contratto il Covid-19 negli ospedali. Chiara Colosimo, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, ha presentato una dettagliata interrogazione chiedendo “se i ritardi nel dotare il personale sanitario dei dpi sia collegato alle inadempienze della Eco.Tech srl”; per sapere “se c’è qualche responsabilità, all’interno dell’amministrazione regionale, nell’affidamento”; e “se l’amministrazione ha verificato la solidità e affidabilità dell’azienda”. E infine: “Se un solo medico si è ammalato a seguito di questo grave comportamento e se qualcuno ha delle responsabilità è giusto che le stesse vengano accertate“.