È “ogoglioso di essere mafioso” se in questo modo “può aiutare la gente“, può “sfamarla“. È una rivendicazione in piena regola quella postata su facebook da Giuseppe Cusimano, 37 anni, pregiudicato e fratello di Nicolò, un boss della droga del quartiere Zen a Palermo, che sta attualmente scontando una condanna in carcere. In questi giorni di emergenza sanitaria che, soprattutto nel Sud Italia, si sono presto trasformati in crisi economica per migliaia di famiglie, Cusimano è stato uno dei più attivi nel distribuire generi alimentari nel suo quartiere alla periferia nord di Palermo.
Sabato scorso i sacchetti con la spesa sono stati elargiti agli abitanti dello Zen, in via Luigi Einaudi. L’episodio, raccontato oggi dall’edizione palermitana di Repubblica, ha richiamato l’attenzione della polizia. Gli investigatori indagano ma al momento non viene ipotizzato alcun reato. Cusimano non è solo il fratello di un detenuto. Due anni fa ha partecipato a incontri riservati con Calogero Lo Piccolo, capomafia di Tommaso Natale ed erede di Salvatore, il boss che stava scatenando una guerra di mafia nel 2006 e che oggi è recluso al 41 bis. I carabinieri del nucleo investigativo fotografarono i partecipanti (in un caso c’era anche un altro boss, Giuseppe Serio) ma non riuscirono a intercettarli. Quei faccia a faccia sono citati anche nell’ordinanza della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che nel marzo scorso ha fatto riaprire le porte del carcere per Lo Piccolo.
Gli inquirenti quindi si chiedono: la beneficienza di Cusimano è un messaggio alla popolazione del quartiere? In tempi di crisi, alcune famiglie si occupano dei meno abbienti meglio di come riesce a fare lo Stato? Nei giorni scorsi diversi autorevoli investigatori hanno lanciato l’allarme sul welfare dei boss durante l’emergenza economica scatenata dal coronavirus. “Il consenso sociale è una parte del loro piano di espansione”, ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. “Famiglie e lavoratori già in questa fase vengono circuiti nelle regioni del Sud con l’offerta generosa di buste della spesa e generi di prima necessità”, ha raccontato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, all’Interpol.
Di sicuro c’è che Cusimano non ha gradito l’articolo di Repubblica. “Signori – ha scritto su facebook – lo stato nn vuole che facciamo beneficenza xche siamo mafiosi e apposto di ringraziare mi fanno sti articoli. Ok x aiutare la gente e sfamare la gente sn orgoglioso di essere mafioso.. da questo momento nn dono più niente.. Signori lo zen nn lo vogliono cambiare le istituzioni ora l’avete capito”. Poco dopo ecco un altro post: “A nome della associazione San pio e a nome della mia famiglia ad oggi sospendiamo tutte le attività di beneficenza per le diffamanti notizie sui giornali. Mi dispiace per la povera gente”. L’associazione San Pio è quella che ha gestito la distribuzione dei generi alimentari nel quartiere Zen. Ufficialmente finanziate dalle donazioni di commercianti e privati. Tra i soci dell’associazione anche alcuni personaggi con precedenti penali, come Benedetto Alfano, accusato di essere l’armiere della cosca. “Siamo riusciti con la partecipazione di amici donatori a dividere un po’ di spesa per la gente di tre quartieri, Zen, Kalsa e Cep. Mi dispiace per quella gente che non siamo riusciti a dare qualcosa perché è arrivata più gente, non abbiamo dato niente a chi percepisce già dallo Stato. Spero per Pasqua di accontentare un po’ di gente”, si vantava Cusumano sui social pochi giorni fa. Oggi ha esternato la sua rabbia dopo essere finito sui giornali. Sotto ai suoi post decine di commenti con insulti e minacce al giornalista Salvo Palazzolo, autore dell’articolo. “Giornalisti peggio del coronavirus”, scrivono alcuni. Altri lo insultano pesantemente. E poi c’è anche chi rivendica: “Nominare tuo fratello per farti apparire una brutta persona, i giornalisti nemmeno possono leccarci i piedi a tuo fratello non sono degni“.