Nel giorno del nulla di fatto dell'Eurogruppo, il più influente settimanale tedesco si è schierato apertamente contro la linea del governo Merkel con un editoriale scritto in italiano, spagnolo e francese, per rivolgersi ai 3 Paesi che chiedono l'emissione di titoli comuni: "Senza solidarietà, sarà una vera festa per i populisti, i nemici dell'Ue e gli hedge fund di Londra o New York"
“L’Europa sta affrontando una crisi esistenziale. Apparire come il guardiano della virtù finanziaria in una situazione del genere è gretto e meschino. Forse conviene ricordare per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel Dopoguerra”. È uno dei passaggi chiave dell’editoriale scritto da Steffen Klusmann, da un anno direttore di Der Spiegel. Ieri, nel giorno del nulla di fatto dell’Eurogruppo, incapace di trovare un accordo tra rigoristi e fronte del Sud, il più influente e venduto settimanale tedesco si è schierato apertamente contro il suo governo e la cancelliera Angela Merkel. Lo ha fatto con un articolo dal titolo ‘Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco‘ scritto direttamente in italiano, spagnolo e francese, per rivolgersi ai tre Paesi che più di tutti spingono per gli Eurobond come vero strumento per aiutare i Paesi più colpiti dal coronavirus: “Se gli europei non danno immediatamente il segnale che stanno lavorando insieme per contrastare questa crisi, sarà una vera festa per i populisti, i nemici dell’Ue e gli hedge fund di Londra o New York” che, come nel caso della Grecia, “punteranno sul fallimento di uno Stato europeo e questa volta vinceranno la scommessa”.
Klusmann si schiera apertamente a favore della soluzione portata avanti dall’asse italo-francese: “Si tratta di titoli di Stato europei limitati nel tempo e legati a uno scopo ben preciso: far fronte alla pandemia. Darebbero un chiaro segnale ai mercati finanziari, ma anche ai cittadini europei“, si legge nel suo editoriale. “Sarebbe la prova – prosegue – che non ci abbandoniamo l’un l’altro in tempi di maggiore bisogno e che l’Europa è più di una mera alleanza di egocentrici, più di un mercato unico ben lubrificato ma dal cuore freddo con una moneta (ancora) comune”, conclude il suo articolo.
Una presa di posizione forte e ancora inedita in Germania. Certo, già diversi intellettuali ed economisti tedeschi avevano appoggiato i coronabond proposti dall’Italia. A favore si sono schierati anche i Verdi, così come diversi appelli e lettere sono stati condivisi da testate influenti come Die Zeit e Sueddeutsche Zeitung. La Bild ha fatto un articolo per sostenere l’Italia (ma senza critiche al governo Merkel o proposte di aiuti). Per la prima volta una testata, Der Spiegel, si espone esplicitamente dettando una linea editoriale contraria alle posizioni che la Germania sta tenendo in Europa.
L’attacco alla linea della cancelliera Merkel e del suo ministro dell’Economia Peter Altmaier è contenuto già nelle prime righe dell’editoriale: “O il governo tedesco davvero non si rende conto di quello che sta rifiutando con tanta noncuranza, oppure si ostina a non capire, spinta dalla paura che il partito populista Alternative für Deutschland (AfD) possa strumentalizzare gli aiuti ai vicini europei per la propria propaganda”, scrive Klusmann. Che critica la narrazione anti-italiana portata avanti dal governo: “È stata usata talmente spesso dalla Cancelliera, che adesso ogni concessione a spagnoli e italiani potrebbe soltanto sembrare una sconfitta. Non avrebbe mai dovuto permettere che si arrivasse a questo, non fosse che per un sentimento di vicinanza e solidarietà“.
Il direttore di Der Spiegel chiede di non ripetere gli errori commessi con la Grecia. E spinge per accettare gli eurobond e scegliere la solidarietà: “Hanno il vantaggio di essere considerati un investimento sicuro, in quanto gli stati con una buona reputazione come la Germania risultano responsabili anche per i debitori meno solidi, come l’Italia. Questo rende i prestiti un po’ più costosi per la Germania, ma notevolmente più economici per l’Italia. Berlino se lo può permettere, mentre Roma, se fosse lasciata sola, presto non sarebbe più in grado di prendere in prestito denaro sul mercato finanziario, dato che i tassi di interesse sarebbero troppo alti”, sostiene Klusmann.
Il suo editoriale si schiera anche contro il fondo salva-Stati, perché Paesi come “Italia o Spagna sono troppo grandi da poter essere salvati con gli strumenti esistenti come il Fondo europeo di salvataggio Mes, i cui 410 miliardi di Euro non basteranno a lungo neanche alla sola Italia. Inoltre, gli aiuti del Mes sono legati a condizioni, che non avrebbero senso nel caso di uno shock esogeno, come quello del Coronavirus”. Il governo Merkel spinge per ammorbidire queste condizioni e dare un ruolo ancora maggiore alla Bce ma, scrive Klusmann, “tutte queste proposte avrebbero lo stesso effetto: una gigantesca collettivizzazione dei rischi – solo che non si chiamano Eurobond”.