Mafie

Coronavirus, il decreto Liquidità della ‘ndrangheta: bloccato alla frontiera un furgone carico di denaro contante

Un camion con circa mezzo milione di euro è stato fermato dalla polizia alla frontiera: veniva da un Paese dell’Est ed era guidato da alcuni cittadini calabresi legati alla 'ndrine. Gli investigatori: "La criminalità organizzata è pronta, con immissione di liquidità, ad intervenire sui settori in crisi con i propri prestiti"

Mezzo milione in contanti, nascosto dentro a un furgone proveniente dall’Estero che tentava di importare in Italia denaro fresco. Soldi sporchi ma cash da usare per foraggiare gli usurai e quindi gli imprenditori in difficoltà in tempi di coronavirus. Se lo Stato prova a limitare i danni causati dall’emergenza liberando risorse con l’approvazione del decreto Liquidità, le mafie non sono da meno. E la ‘ndrangheta ha un suo personale concetto di liquidità. Un camion carico di denaro contante è stato fermato dalla polizia alla frontiera: veniva da un Paese dell’Est ed era guidato da alcuni cittadini calabresi legati alla ‘ndrangheta.

L’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’intelligence sugli effetti della crisi causata dall’epidemia comincia a trovare i suoi primi riscontri. Dentro e fuori dai confini italiani sono diversi i casi all’attenzione degli investigatori. E l’episodio di oggi conferma le parole usate negli ultimi giorni da alcuni autorevoli investigatori. Ieri era stato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, a confidare i suoi sospetti all’Interpol. Oggi invece ha parlato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: “Stiamo tenendo alta la guardia per scongiurare il rischio di infiltrazioni criminali nella fase di riavvio delle attività economiche”, monitorando “le dinamiche societarie nella filiera agroalimentare, dell’approvvigionamento di materiale medico, nel settore turistico, nella ristorazione, nella distribuzione al dettaglio”, ha spiegato la titolare del Viminale alla Camera, che ha annunciato una nuova direttiva ai prefetti per monitorare gli indici di rischio. Cioè i reati spia come l’usura, il riciclaggio e le estorsioni.

Che l’attenzione fosse alta lo dimostra la mobilitazione degli investigatori. Dopo la circolare di allerta diffusa a tutti i questori da parte del numero uno della Direzione centrale Anticrimine, Francesco Messina, qualche giorno fa è stata ufficializzata anche l’istituzione di una cabina di regia preseduta dal vice capo della Polizia, Vittorio Rizzi. Sotto la lente della nuova task force ci sono già alcuni episodi: tra questi il caso del furgone delle cosche – raccontato dall’agenzia Ansa – fermato mentre tentava di entrare in Italia, con le banconote ben nascoste e pronte ad essere distribuite. Un segnale tangibile che le mafie nostrane hanno già fiutato il possibile business rappresentato dai nuovi poveri, in rovina dopo l’esplosione del coronavirus. “Riguardo a episodi del genere – spiegano gli investigatori che hanno eseguito l’operazione -, il campanello d’allarme è proprio che la criminalità organizzata pronta, con immissione di liquidità, ad intervenire sui settori in crisi con i propri prestiti”. “Dobbiamo cercare di evitare che il deficit di liquidità, che in questo momento emergenziale può interessare imprenditori e intere categorie di cittadini, possa essere finanziato dalle organizzazioni criminali attraverso l’usura o l’acquisizione delle stesse attività”, ha detto il capo della Polizia Gabrielli.

Come diceva Giovanni Falcone, quindi, è il denaro che bisogna seguire. Follow the money, soprattutto in vista della fase 2, quando “i flussi di denaro per il rilancio dovranno essere tracciati e controllati“. Ma non solo. I fronti monitorati anche all’estero dagli investigatori sono molteplici. “Dai tentativi di hackerare le banche dati informatiche degli ospedali in Repubblica Ceca ai sequestri di droga nascosta nei guanti protettivi anti-contagio in Brasile, siamo attenti a qualsiasi segnale – spiegano dall’Anticrimine – per anticipare le mosse criminali che rischiano di riverberarsi nel nostro Paese”.