In Gran Bretagna non ci sono braccianti che raccolgano patate e lamponi. In Germania, dove mancano all’appello 300mila stagionali, rischiano di marcire gli asparagi bianchi, mentre in Spagna si teme per la frutta con nocciolo (ciliegie, pesca nettarina e albicocca) e in Francia cercano circa 200mila lavoratori, più o meno come in Italia. Sono diversi i Paesi che si trovano ad affrontare in queste ore l’emergenza nei campi, legata all’assenza di lavoratori stagionali. E ognuno si muove come può.
LA RICONVERSIONE IN FRANCIA – In molti aveva ironizzato quando, giorni fa, il ministro dell’Agricoltura francese, Didier Guillaume, ha lanciato un appello a chi era confinato, licenziato o in cassa integrazione a unirsi “al grande esercito dell’agricoltura francese”. Alla campagna ‘Braccia per riempire il tuo piatto’ hanno risposto 207mila candidati. Anche se con risultati alterni, a quanto pare, sul piano della produttività. Non è facile la vita nei campi, per chi non è abituato. Il ministro Guillaume si è rivolto a chi è disposto lavorare sui campi coltivati in Normandia, nella Loira o nell’Ardeche, ovunque nelle fertili campagne di Francia. Secondo Le Figaro, però, che ha pubblicato un’inchiesta sul nuovo fenomeno della riconversione da confinamento, molti sono gli imprenditori agricoli scettici. Per qualcuno di loro c’è un problema di capacità e di volume produttivo: “I polacchi o i romeni che normalmente vengono da me – ha spiegato un imprenditore al quotidiano – raccolgono 15 chili di ciliegie all’ora. Se me ne colgono 5, non ci rientro. Senza contare che la metà di quelli che arrivano si smontano dopo tre giorni…”. La Francia ha anche avviato una piattaforma informatica per far incontrare domanda e offerta di lavoro, alla quale avrebbero aderito oltre 60mila francesi.
GLI ACCORDI DI BERLINO – Anche a Berlino la ministra dell’Agricoltura, Julia Klockner, ha proposto la riconversione di quanti hanno perso il lavoro in altri settori, in particolare nel mondo della ristorazione. Ma in Germania, dove mancano all’appello 300mila lavoratori stagionali, si sono mossi prima dell’Italia. Appena la Commissione Ue ha dato il via libera ai ‘corridoi verdi’, autorizzando il transito dei lavoratori agricoli da un Paese all’altro dell’Europa, il governo ha firmato tre protocolli d’intesa con Polonia, Bulgaria e Ucraina. In questo modo Berlino è riuscito ad assicurarsi 80mila lavoratori divisi in due tranche, per i mesi di aprile e maggio. Kloeckner, inoltre, ha annunciato di estendere la residenza temporanea per i lavoratori stagionali in agricoltura da 70 giorni a 115 giorni.
IN SPAGNA SI ATTENDE IL DECRETO – Il ministro dell’Agricoltura, Luis Planas, ha già dichiarato che in Spagna sono necessari tra i 100mila e i 150mila lavoratori per far fronte al raccolto delle prossime settimane. Il governo spagnolo dovrebbe approvare in questi un decreto che permetterà a disoccupati e immigrati di alleviare la mancanza di manodopera e sarà in vigore fino al 30 giugno. Secondo fonti del dipartimento guidato da Planas, “una possibile soluzione sarebbe l’assunzione di lavoratori provenienti dall’ambiente locale, persone che sono attualmente disoccupate e che potrebbero collaborare alla raccolta”. Si pensa a diversi settori: alberghi, turismo e commercio. L’organizzazione agricola Coag, infatti, ha dichiarato che le campagne hanno urgentemente bisogno di ‘manodopera sufficiente’ per avviare la campagna di raccolta e, fino a pochi giorni fa, avevano solo il 60% della copertura necessaria. Aragona, Catalogna, Murcia ed Estremadura sono le principali regioni produttrici di frutta con nocciolo (ciliegie, pesca nettarina e albicocca). L’anno scorso, ad esempio, in Aragona hanno assunto circa 30mila persone per la stagione in corso: l’85% è manodopera fornita da lavoratori stagionali di origine straniera.