In un video diffuso il 6 aprile e registrato presumibilmente il 24 marzo, i due italiani dicono di essere in buone condizioni. Ibrahim Manzo Diallo, direttore del sito di informazione 'Aïr Info Agadez' e tra i primi a dare la notizia, a Ilfattoquotidiano.it dichiara: "La registrazione è un'ottima notizia, potrebbe precedere il rilascio"
“Secondo quelle che sono le informazioni in nostro possesso, il gruppo criminale che tiene in ostaggio padre Maccalli e Nicola Chiacchio è lo stesso che nel dicembre del 2018 aveva rapito l’altro italiano, Luca Tacchetto, e la sua amica canadese. Si tratta del Groupe de Soutien à l’Islam et aux Musulmans (Gruppo di sostegno all’Islam e ai Musulmani), un’organizzazione militare e terrorista jihadista che si è formata in Mali il 1° marzo del 2017”. Ibrahim Manzo Diallo è il direttore del sito di informazione giornalistica Aïr Info Agadez, tra i primi a diffondere lunedì scorso il video in cui padre Pier Luigi Maccalli e un altro nostro connazionale, Nicola Chiacchio, ‘dimostravano’ di essere ancora vivi dopo diciannove mesi di prigionia.
Il video, 24 secondi in tutto, è stato registrato il 24 marzo scorso, stando almeno alle parole ripetute dai due ostaggi: “Sono Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana, oggi è il 24 marzo 2020”, stessa formula in francese ripetuta da Chiacchio. Sull’autenticità della prova, in considerazione dei tempi e delle modalità di diffusione, sembra che non ci siano dubbi. I due italiani – in particolare il missionario originario di Crema – nonostante un silenzio tombale durato pressoché dal settembre 2018, sembrano godere di buona salute, stando almeno alle immagini. Manzo Diallo aggiunge un dettaglio, a conferma del collegamento tra questo rapimento e quello di Tacchetto: “Sempre secondo le informazioni in nostro possesso, informazioni assolutamente affidabili – aggiunge il direttore della testata giornalistica di Agadez -, posso confermare altri dettagli sul rilascio di Luca Tacchetto e Edith Blais, rapiti in Burkina Faso nel dicembre sempre del 2018. Secondo la nostra fonte i due giovani sono stati rilasciati (il 14 marzo scorso, ndr) per motivi di umanità e nessun riscatto sarebbe stato versato ai rapitori. Posso assicurare che per la liberazione di padre Maccalli e Nicola Chiacchio sono stati attivati un’ampia serie di canali. La diffusione e la pubblicazione del video, con la conferma delle loro buone condizioni sono un segnale molto importante, potrebbero preludere a un imminente rilascio”.
Il gruppo salafita in questione è nato dalla fusione di altre cellule, la maggior parte delle quali già legate ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico. Se di padre Pier Luigi Maccalli e del suo rapimento le notizie sono state ampiamente diffuse, meno si sa del suo compagno di sventura, Nicola Chiacchio. Anche su questo, Manzo Diallo aggiunge delle notizie: “Da informazioni che abbiamo assunto da colleghi esperti di Sahel e di terrorismo, il rapimento di Chiacchio è stato tenuto nascosto per motivi di opportunità. Chiacchio, un semplice turista, è stato preso in Mali durante il percorso tra Bamako e Timbuktu, nei pressi di Douentza (non distante dal porto fluviale di Mopti e dal confine col Burkina Faso, ndr), zona infestata di terroristi e dunque molto pericolosa. Lui viaggiava in bicicletta e avrebbe voluto raggiungere la mitica città del deserto, Timbuktu appunto. Le autorità maliane gli avevano impedito il viaggio per motivi di sicurezza, ma lui aveva insistito e alla fine firmato un documento per assumersi la piena responsabilità”.