Il controllore nominato dal controllato. E un’incompatibilità che agita la Regione Abruzzo in piena emergenza Covid-19. Negli ultimi giorni, la giunta di centrodestra guidata dal governatore di Fratelli d’Italia Marco Marsilio è finita sotto accusa per la decisione dell’assessore al Bilancio e uomo forte del partito di Giorgia Meloni, Guido Quintino Liris, di tornare al suo lavoro precedente, l’epidemiologo. Un gesto che “riempie d’orgoglio tutta la giunta”, ha detto il presidente della Regione Marsilio, rivendicato dallo stesso Liris che è tornato a lavoro il 2 aprile: “Torno a fare il lavoro che amo per dare una mano in questa drammatica pandemia”.
Liris però, epidemiologo in aspettativa, è stato reintegrato part-time nello staff della direzione della Asl 1 di cui la giunta si occupa direttamente nominando il direttore, gestendone i bilanci e le nomine. E oltre a una questione di opportunità, le opposizioni contestano anche l’incompatibilità formale: secondo il decreto legislativo 39/2013 “gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici o negli enti di diritto privato in controllo pubblico sono incompatibili con la carica di componente della giunta e del consiglio”.
Il 41enne assessore al Bilancio ed ex vicesindaco de L’Aquila ha replicato parlando di “falsità” e definendo i suoi accusatori dei “leoni da tastiera”: “Il mio incarico alla Asl è completamente gratuito – ha aggiunto Liris – e il mio impegno in Regione non è mai venuto meno e mai lo sarà”.
La richiesta e il reintegro in corsia – Tutto avviene nel giro di tre giorni a cavallo tra marzo e aprile. Il 31 l’assessore Liris, vista la situazione drammatica dei contagi in Abruzzo, invia una richiesta ufficiale e protocollata al direttore dell’Asl Roberto Testa (nominato proprio dalla giunta Marsilio) in cui gli chiede “l’interruzione dell’aspettativa a suo tempo concessa per l’incarico istituzionale” e il reintegro “nella struttura da te diretta”. Nella lettera Liris precisa che non esisterebbe una incompatibilità tra le due cariche, allegando il decreto legislativo, diverse sentenze del Consiglio di Stato e pareri dell’Anac. Dopo poche ore il direttore generale dell’Asl Testa accoglie la richiesta con “vivo piacere ed entusiasmo”: “In un momento così particolare di emergenza sanitaria – scrive il dg – nel quale la sua esperienza di medico igienista e il suo impegno sociale costituiscono quel connubio e valore aggiunto di cui questa Azienda si potrà avvalere”. Poi Testa specifica: “Nell’accoglierla a bordo di questa azienda, vorrà concordare le modalità di rientro e di svolgimento della sua attività condivisa con lo scrivente pari al 30 per cento del suo debito orario settimanale che, per expertice della S.V., vorrà svolgere in staff a questa direzione”. Quindi Liris sarà reintegrato nel suo staff con un impiego part-time pari al 30% dell’orario settimanale. Il primo aprile il direttore del personale Errico D’Amico firma l’atto in cui viene specificato il monte ore e l’equivalente compenso economico corrisposto a Liris. Il giorno dopo l’assessore al Bilancio rientra al lavoro.
Il gruppo Pd in consiglio regionale a questo punto chiede le dimissioni o la decadenza di Liris per l’incompatibilità secondo il decreto legislativo 165/2001 che obbliga i consiglieri all’aspettativa obbligatoria. E, nonostante Liris sia stato sostituito a marzo del 2019 da Mario Quaglieri (FdI), non sarebbe esente da questa regola in quando non decaduto da consigliere regionale. Ed è proprio per questo motivo che si inserisce una nuova lettera che l’assessore invia al dg Testa il 3 aprile: nonostante continui a respingere l’accusa di incompatibilità tra le cariche, Liris considera la sua prestazione come volontaria rinunciando così “ad ogni corrispettivo di natura economica”. A quel punto, la Asl prende atto con una nota “della revoca da parte dello stesso dipendente” che avverrà con il provvedimento 193 del 3 aprile con cui il direttore del personale D’Amico ripristina “gli effetti giuridici ed economici dell’aspettativa”. Ma ormai la frittata è fatta.
Le polemiche politiche – L’assessore al Bilancio ha risposto alle critiche delle opposizioni con una lunga nota in cui si è difeso soprattutto su due aspetti. Rispetto al compenso economico pari al 30%, Liris ha spiegato che “nell’ipotesi di un mio impegno part-time all’interno della Asl, avrei perso buona parte dell’indennità che ora percepisco in qualità di assessore. A fine mese, avrei percepito molto meno, ma lo avrei fatto volentieri per una giusta causa”. Ma in ogni caso ha garantito di aver sottoscritto “una dichiarazione con cui garantisco la gratuità delle mie prestazioni professionali”.
Sul tema dell’incompatibilità, invece, Liris ha sviato dicendo che il suo lavoro da assessore “è sotto gli occhi di tutti”, che lavorerà in ospedale “fuori dalla mia attività di Giunta che non verrà minimamente intaccata, né nella quantità né nella qualità” e che il suo impegno “è limitato al periodo dell’emergenza”. La replica non ha convinto i consiglieri di Pd e M5s che hanno parlato di “bugie”, di una strumentalizzazione di Liris che “fa leva sulla sua generosità come medico piuttosto che chiedere scusa e dire che ha sbagliato”. Mercoledì sera si è attivata anche la Commissione di Vigilanza del consiglio regionale che dovrà stabilire se esistano incompatibilità tra i due ruoli assunti da Liris.
La questione presto arriverà anche in Parlamento, con la deputata aquilana democratica Stefania Pezzopane che ha presentato un’interrogazione al ministro della Salute, Roberto Speranza, ravvisando gravi profili di illegittimità e chiedendo un’ispezione ministeriale. Una posizione simile arriva anche dal Movimento 5 Stelle, con il senatore abruzzese Primo Di Nicola che chiede al governo di intervenire per una “clamorosa decisione” che di fatto “ha determinato la configurazione di un illegittimo cumulo di incarichi e compensi, oltre ai pur evidenti profili legali di incompatibilità e inconferibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni”.