L’ex procuratore generale della corte di Cassazione Riccardo Fuzio ora rischia un processo per rivelazione di segreto d’ufficio. La procura di Perugia ha infatti chiuso l’indagine in cui è accusato di aver rivelato al pm Luca Palamara, ex presidente dell’Anm ed ex componente del Csm, dettagli sull’inchiesta che lo vedevano (e lo vedono tuttora) accusato di corruzione. Parliamo dell’inchiesta che a maggio dello scorso anno ha terremotato il Csm (si sono dimessi ben 5 consiglieri) perché ha scoperchiato le trattative sulle nomine ai vertici delle procure.
Quella di Roma in particolare, dopo l’addio dell’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone. Secondo le accuse, durante “una conversazione fra i due” Fuzio ha infatti rivelato a Palamara “alcuni dei fatti oggetto dell’indagine per corruzione” condotta dalla procura perugina. In particolare, Fuzio avrebbe fatto “riferimento al pagamento di viaggi o di altre utilità” delle quali Palamara “avrebbe fruito ad opera di terzi”. Più precisamente, si legge nel documento, “a uno a Dubai e a tale Adele, sempre collegata a Palamara, che avrebbe a sua volta beneficiato degli stessi”. Elementi che la procura di Perugia, nel marzo scorso, aveva trasmesso alla procura generale della Cassazione, della quale Fuzio era presidente, per valutarne gli aspetti disciplinari. Documenti coperti dal segreto istruttorio.
La difesa di Palamara, che in questa inchiesta è accusato di aver istigato Fuzio alla rivelazione, dopo essersi avvalsa della facoltà di non rispondere, si era resa disponibile a un interrogatorio ma a una condizione: che gli audio degli incontri tra Fuzio e Palamara, in particolare quello del 21 maggio scorso, intercettati attraverso un dispositivo trojan, inoculato nel telefono del pm, fossero ripuliti dai fruscii che, secondo gli avvocati Benedetto Buratti e Roberto Rampioni, potrebbero contenere affermazioni utili per il loro assistito.