C’era le immagini e le denunce dei sindaci, ora ci sono anche i dati Istat: “in 33 comuni di piccole dimensioni della Lombardia i decessi nel mese di marzo sono aumentati di oltre dieci volte rispetto alla media dello stesso periodo 2015-2019″. Salgono i morti al Nord, quindi, e non solo nelle grandi città ma anche nei centri di dimensioni più ridotte. La rilevazione l’Istat fa riferimento alle prime quattro settimane di marzo e ai numeri di 1.450 comuni. L’Istituto segnala Bergamo, che quasi quadruplica i decessi, e Brescia, che segna più che un raddoppio. Incrementi oltre il 200% anche a Piacenza e Pesaro.
L’Istat spiega di aver scelto “di concentrare l’attenzione sui comuni presenti in Anpr (l’Anagrafe nazionale della popolazione residente) con dati affidabili che presentano almeno dieci decessi da gennaio al 28 marzo 2020 (perché meno esposti a eccessive variazioni nei dati giornalieri) e che hanno fatto registrare un aumento dei morti pari o superiore al 20% nei primi 21 o 28 giorni di marzo 2020, rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019″. Si tratta, sottolinea l’Istituto, “dei comuni che presentano un importante eccesso di mortalità rispetto agli anni precedenti”. Ciò con l’obiettivo, si precisa, “di contribuire alla diffusione di informazioni utili alla comprensione della situazione legata all’emergenza sanitaria da Covid-19″. Considerando il genere e la classe di età dei deceduti si conferma “il maggiore incremento dei decessi degli uomini e delle persone maggiori di 74 anni di età. Le differenze tra i due generi sono particolarmente accentuale nei più anziani residenti al Nord, per gli uomini infatti si osserva un incremento dei decessi del 163% a fronte del 102% per le donne, nella classe di età 75 e più”.
L’Istituto rimarca, poi, come “l’incremento della mortalità complessiva osservato nel mese di marzo rappresenti una brusca inversione di tendenza dell’andamento della mortalità giornaliera dei mesi di gennaio e febbraio 2020″. Nei primi due mesi del nuovo anno “i decessi erano stati inferiori al numero medio osservato nello stesso periodo nel 2015-2019. Un fenomeno che può ritenersi attribuibile al ridotto impatto nei primi due mesi dell’anno dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali)”. Ciò spiega, si legge nella nota, “come mai, se si considera il complesso dei decessi dal primo gennaio al 28 marzo 2020, in diversi comuni non si ravvisa un aumento, ma piuttosto una diminuzione del numero dei morti, rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019″.