Il lento ma progressivo decollo del mercato dei veicoli a batteria potrà subire ritardi importanti: dall'incertezza della ripresa produttiva della Cina (maggiore produttore al mondo di batterie) al possibile slittamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Senza contare che nel 2020 la produzione globale di veicoli leggeri può perdere fino a 11 milioni di unità
Nel settore dell’industria automotive c’è un comparto che molto probabilmente subirà più di tutti – almeno a medio-breve termine – gli effetti della pandemia da Coronavirus: quello dell’elettrico.
Ne fa una precisa analisi Deloitte, che fornisce almeno tre motivi per cui la svolta green dei costruttori automobilistici rischia uno stallo non da poco: il primo motivo risiede nel crollo della domanda di mercato, cui è legato pure il secondo, cioè il crollo della produzione. Nonostante gli incentivi posti finora dal governo, le auto elettriche presentano prezzi di listino piuttosto alti che, anche laddove l’interesse verso una mobilità eco-sostenibile stava man mano crescendo, la crisi economica di domani – conseguente a quella sanitaria di oggi – renderà forse inavvicinabili.
Per quanto riguarda la produzione dei veicoli leggeri – secondo Deloitte – il mercato globale potrebbe perdere intorno alle 11 milioni di unità, passando da 88,9 milioni dello scorso anno alle 77,9 milioni prodotte a fine 2020. A registrare la flessione più alta sarà il mercato europeo con 2,956 milioni di unità in meno, mentre quello nordamericano dovrebbe attestarsi attorno a una perdita di 2,219 milioni di auto.
Gli stabilimenti italiani ed europei sono attualmente ancora chiusi, e sebbene la Cina stia cercando di ripartire è impossibile pensare che la crisi che per prima l’ha vista coinvolta nella lotta al Coronavirus non avrà ripercussioni anche nei prossimi mesi. Una lotta che – come in queste settimane anche in Europa – ha reso necessaria una paralisi del Paese e quindi anche industriale, costringendo il maggiore costruttore al mondo di batterie (una quota di mercato rappresentativa di oltre il 50%) a fermare la propria produzione destinata perlopiù ai siti europei.
Il terzo motivo per cui si prevede che nel medio-breve termine il comparto elettrico subirà una brusca frenata è dovuto al possibile slittamento (forse anche fino a due anni) dei target di riduzione delle emissioni di CO2. Una decisione che, si immagina, l’Europa potrà assumere come incentivo alla ripresa industriale, per dare il tempo necessario alle imprese, ai costruttori, di recuperare i ritmi produttivi necessari e tornare ad investire nell’innovazione tecnologica.
“Con il crollo delle vendite, non è immaginabile una penalizzazione dei modelli benzina o diesel che hanno maggior mercato” – spiega Giorgio Barbieri, Partner Deloitte e responsabile italiano per il settore Automotive – “Inoltre, l’incertezza dell’effettiva ripartenza dei produttori asiatici di batterie e componenti elettrici potrebbe compromettere la supply-chain e la capacità produttiva dei veicoli elettrici in Europa”.