Giorgio è stato ricoverato a inizio marzo e ha visto quanto sia solida la dedizione di operatori sanitari, esercito e volontari nella gestione di questa emergenza. Chiede quindi anche ai politici e dirigenti pubblici di contribuire con il loro sacrificio personale: "Chi dirige deve muoversi prima degli altri: guadagna più di altri se tutto gira per il verso giusto, rinuncia più degli altri se i tempi sono duri"
Giorgio viene dalla provincia di Varese. Si è ammalato di covid-19 ed è stato ricoverato all’inizio di marzo. Ha passato alcuni giorni in medicina ad Alta Intensità per essere poi sottoposto ad una quarantena riabilitativa in ospedale in attesa della guarigione con la piena ripresa delle facoltà respiratorie. Durante una notte insonne ha scritto questa lettera e l’ha mandata ai figli chiedendo loro di diffonderla.
Cerchiamo, tutti uniti, di salvare l’Italia.
Questo è un momento molto difficile, nel quale abbiamo tutti giorni sotto gli occhi l’estremo impegno del personale medico e infermieristico, la tenacia di tutti i volontari, degli Alpini, dell’Esercito, della Croce Rossa, pronti, a mettere a repentaglio la propria vita per salvare il possibile, impegnati a nascondere le loro preoccupazioni dietro una mascherina. Tutto questo sacrificio per salvare il Prossimo, chiunque egli sia.
Loro sono gli eroi sconosciuti che hanno buttato il cuore oltre la siepe dell’indifferenza e dell’egoismo, rispondendo alla chiamata, facendo del loro lavoro una missione, una missione di Vita e per la Vita.
Chiediamo lo stesso impegno dalla parte della classe politica, che non ha dimostrato, se non con decreti – speriamo efficaci – di prevenzione, di dare una risposta concreta e una testimonianza di sacrificio personale. La politica deve essere d’esempio, ora come non mai, e questo esempio i cittadini non lo vedono. Il migliore insegnante e il miglior cittadino, soprattutto se ha deciso di dedicarsi al bene pubblico, non è colui che ‘predica bene e razzola male’ ma colui che si mette in prima linea, che sacrifica davanti a tutti i cittadini i privilegi dovuti a una condizione di potere e responsabilità.
Nessuno di loro offre questo esempio. Anche se a un grande potere segue una grande responsabilità. A una grande responsabilità segue un grande sacrificio, un sacrificio concreto. Non c’è soluzione diversa.
Ora è arrivato il momento che la politica, mettendosi una mano sulla coscienza, decida di congelare gli stipendi di politici, volti del piccolo schermo, Dirigenti RAI, Dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, Assessori regionali e provinciali, Dirigenti della Banca d’Italia, Dirigenti Inps etc…Chi dirige deve muoversi prima degli altri: guadagna più di altri se tutto gira per il verso giusto, rinuncia più degli altri se i tempi sono duri.
Congelino, come sono congelate molte attività dei cittadini italiani in questo momento, le pensioni i grandi politici, i dirigenti, congeli il vitalizio chi lo riceve.
Congelate lo stipendio, se il vostro stipendio supera i 5000 euro.
Congelatelo per sei mesi o un anno, fatelo per il tempo necessario (d’altronde siete voi ad avere i numeri in mano: voi sapete di quanti soldi l’Italia ha bisogno). Il risparmio ci sarebbe: tutti sappiamo che potrebbe aggirarsi attorno a una cifra notevole. E forse il risparmio sarebbe anche maggiore di quello che un cittadino potrebbe pensare.
Avete guadagnato prima, quando lo si poteva fare e l’Italia non era in emergenza. Un’emergenza, così la chiamate giustamente voi – anzi, dovremmo dire ‘noi’ – che i cittadini vivono in una quotidianità disperata e sacrificata. Un’emergenza alla quale voi potete donare concretamente qualcosa in più.
Il Popolo italiano è chiamato ogni anno a sopportare il sacrificio, senza porre obiezione, pagando una quantità di tasse che spesso non si convertono in servizi. Partono dal cittadino e non tornano al cittadino: alcuni ne hanno un bisogno vitale, adesso.
Chiediamo, per rispetto di tutti gli eroi silenziosi, il minimo impegno anche a coloro che vivono in questa condizione di responsabilità privilegiata. Il loro sacrificio, che noi chiediamo ‘minimo’, dovrebbe infatti essere il più grande. Loro sono i protettori della res publica, della ‘cosa pubblica’, non i protettori del guadagno privato sulle spalle della Repubblica. Consapevoli della riserva di stipendi accumulata in anni di servizio – non sempre, per fortuna, di sacrificio – pubblico, rinuncino per tutti, rinuncino come tutti.
Il nostro Inno esordisce con «Fratelli D’Italia». La classe dirigente è il nostro fratello maggiore: prende le decisioni per noi e deve dare l’esempio. Il bene più grande è certamente la Vita, non i soldi. Essi però possono contribuire a salvare migliaia di vite in questi tempi bui, offrendo un supporto concreto a tutti coloro che sono in prima linea nell’emergenza.
Il nostro Inno si chiama Fratelli d’Italia: lo cantiamo con la mano sul cuore, davanti a una bandiera tricolore. Ma non facciamo diventare nera di morte la bandiera rossa come il sacrificio e la carità, verde come la speranza e bianca come la Fede.
Questo sacrificio si compia! Bisogna farlo. Per tutti, per il Prossimo, per tutti coloro che hanno sofferto, che soffrono, che curano questa sofferenza. Per l’Italia, per la Vita.