Era stato il Tribunale amministrativo della Liguria lo scorso 6 dicembre a rinviare gli atti alla Corte costituzionale per valutare il provvedimento che escludeva Autostrade dalla demolizione e ricostruzione del ponte Morandi
Era stato il Tribunale amministrativo della Liguria lo scorso 6 dicembre a rinviare gli atti alla Consulta per valutare il decreto Genova che escludeva Autostrade dalla demolizione e ricostruzione del ponte Morandi per un possibile vizio costituzionale. Oggi il governo ha deciso di costituirsi in giudizio e il documento porta la firma del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro.
Con il dl Genova Aspi era stata estromessa dalle attività di ricostruzione affidate al Commissario straordinario con spese a suo carico. I giudici amministrativi liguri però scrivevano che “l’esclusione dalle attività di demolizione e ricostruzione del ponte Morandi, insieme all’imposizione di prestazioni patrimoniali di ingente importo statuite ex lege, paiono configurare una restrizione della libertà di iniziativa economica“. Non solo. Il Tar aveva stabilito che il decreto Genova presentava profili di illegittimità costituzionale perché basato su “una meramente potenziale e nemmeno in via latamente indiziaria accertata responsabilità di Aspi” nella causa del crollo del viadotto che il 14 agosto 2018 aveva causato 43 vittime. Per i magistrati gli arresti decisi per i falsi report sulle condizioni dei viadotti non potevano entrare nel giudizio.
In pratica, secondo i giudici genovesi, si assumeva che “Autostrade” fosse “colpevole con una valutazione adottata senza garanzie procedimentali, senza istruttoria adeguata a fare emergere anche solo elementi indiziari di responsabilità”, violando il principio di “proporzionalità e ragionevolezza”. L’avvocatura dello Stato, per conto della Struttura commissariale che gestisce la ricostruzione del ponte, aveva presentato appello su alcune parti delle cinque ordinanze del Tar su alcune eccezioni pregiudiziali formulate dalle stesse amministrazioni. L’udienza al Consiglio di Stato era stata fissata per il 7 maggio, ma slitterà a causa dell’emergenza Coronavirus. Aspi al momento della presentazione del ricorso aveva specificato che non era volontà della società chiedere la sospensione dei lavori.
“Il crollo del Ponte Morandi è stato una tragedia annunciata, causata dalla volontà di sacrificare la sicurezza in nome dei profitti. Per questo ho firmato la costituzione in giudizio del Governo in merito al ricorso” spiega Fraccaro parlando di “decisione politica chiara e doverosa in nome di chi ha perso la vita, dei familiari delle vittime, di una città ferita e del Paese che chiede di accertare le responsabilità e di garantire un percorso di riscatto dopo quella tragedia. Con il decreto Genova abbiamo escluso Aspi dalla ricostruzione, affidandola invece ad un Commissario straordinario con spese a carico del concessionario. Autostrade ha ritenuto di presentare ricorso contro questa decisione portando la questione fin davanti alla Corte costituzionale”, spiega Fraccaro definendo la decisione del governo “un atto non scontato che ci consentirà” di far valere “le ragioni per le quali abbiamo evitato di affidare la ricostruzione a chi doveva garantire la sicurezza del Ponte e dei cittadini. L’Italia, ancora una volta, dimostrerà di sapersi rialzare”.