Le elezioni legislative di marzo 2021 si avvicinano, la maggioranza rischia di cadere prima della sua scadenza e il primo ministro Mark Rutte ha il primo rivale nel suo ministro delle Finanze, Woepke Hoekstra. Dietro alla linea intransigente dell’Olanda che di ha fatto ha bloccato le trattative dell’Unione europea per decidere gli strumenti anti-coronavirus, si nasconde la debolezza del governo in patria. Con il cristiano-democratico Hoekstra, negoziatore falco del no assoluto agli eurobond e al Mes senza condizioni nella ribalta dell’Eurogruppo, che punta a sfruttare la situazione per emergere come nuovo leader del suo partito, il Cda, nella corsa al voto.
Con le elezioni legislative in vista in Olanda, a marzo 2021, il risiko europeo sulla condivisione del debito per far fronte all’impatto economico del coronavirus è uno scacchiere su cui, in parte, si giocano anche le sorti della prossima leadership dei Paesi Bassi. Quasi tutte le formazioni politiche in Parlamento, eccetto Verdi e Laburisti, hanno votato contro i coronabond, interpretando il sentire comune dell’opinione pubblica, scivolata, negli anni, verso posizioni più intransigenti nei confronti dell’Unione europea e dei suoi partner, soprattutto del Sud. L’assemblea – compresi i liberali progressisti del D66 che fanno parte dell’esecutivo – ha indicato la via maestra, esprimendo sostegno alla linea adottata fin qui dalla compagine di governo, che da ottobre si trova abbarbicata ad una maggioranza inesistente nei numeri alle due Camere e costretta a muoversi con cautela.
Su questo sfondo, ci sono poi le ambizioni politiche per la corsa alla nuova premiership, con in lizza due alleati di coalizione di rilievo. Da un lato, il primo ministro liberale conservatore Mark Rutte, a capo del VVD, schieramento più nutrito in Parlamento, in ascesa nei sondaggi e papabile per il terzo mandato. Dall’altro c’è il responsabile delle Finanze, Hoekstra, che oltre al sogno di scalzare Rutte coltiva quello di diventare la guida del suo partito, il CDA, dando una spallata al contendente, il ministro della Salute, Hugo de Jonge, a sua volta sotto i riflettori per la gestione della pandemia.
Sia a Rutte che a Hoekstra è chiara la posta in gioco: cedere potrebbe significare perdere consensi. Senza contare poi che alle loro spalle, pronti ad approfittare di qualsiasi passo falso, ci sono gli euroscettici di estrema destra. Figure come l’eccentrico filosofo Thierry Baudet, fondatore del Forum voor Democratie (Fvd), in pieno smalto, e pronto a dare la zampata. Ma anche l’alleato di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Geert Wilders, alla guida del Partito della libertà (Pvv), seconda formazione in Parlamento ma stabile nei rilevamenti, cresciuto proprio all’ombra della crisi finanziaria, quando l’Olanda aveva addirittura accarezzato l’ipotesi di cacciare la Grecia dall’Unione.