Coronavirus, il pericolo di contagio esiste: il documento di valutazione rischi ne tenga conto
Di Francesca Garisto * e Fabio Savoldelli **
In questa fase di emergenza sorge la necessità, tra le altre, di interpretare i diversi provvedimenti e protocolli che modificano sensibilmente la nostra vita di relazione e lavorativa. Ci si domanda in particolare se a seguito della sottoscrizione, da parte del Governo e delle parti sociali, del Protocollo del 14/3/2020 per il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro, occorra intervenire o meno sul Documento di Valutazione dei Rischi.
Infatti, all’indomani dell’esplosione dell’epidemia del virus Sars-CoV-2 è emerso il problema relativo all’eventuale necessità di aggiornare la valutazione dei rischi, la quale, come prevede l’art. 29 co. 3 d.lgs. n. 81/2008, “deve essere immediatamente rielaborata (…) in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori (…), con il conseguente aggiornamento delle misure di prevenzione”.
Una valutazione dei rischi che rappresenta la “valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività (…)” (art. 2 lett. q d.lgs. 81/2008).
A sostegno della tesi che escluderebbe la necessità di aggiornamento del Dvr si pone sostanzialmente il seguente argomento. Il riferimento operato dall’art. 28 a “tutti i rischi” per la salute e sicurezza dei lavoratori non varrebbe a identificare una gamma indefinita di eventualità pregiudizievoli, ma solo quelle connesse all’attività produttiva, i “rischi professionali”, come indicato dalla definizione di “servizio di prevenzione e protezione” contenuta nell’art. 2 co. 1 lett. l) del d.lgs. 81/2008.
Ciò premesso, a conferma della tesi secondo cui il Dvr non andrebbe aggiornato con il rischio biologico da contagio di Covid-19, si evidenzia come, fatte salve le attività lavorative (ospedali, pronto soccorso, addetti ai servizi aeroportuali o alle forze dell’ordine), elettivamente destinate a entrare direttamente o indirettamente in contatto con l’agente biologico, negli altri casi non si tratterebbe di un rischio professionale, ma di un rischio generico, equamente distribuito fra l’intera popolazione.
Tale argomento tuttavia non appare condivisibile. Sebbene infatti sia stata dichiarata la pandemia e il virus sia diffuso in quasi tutto il mondo, non in ogni parte del mondo il virus è diffuso allo stesso modo: in Italia è diffuso diversamente rispetto alla Scandinavia, a Milano è diffuso diversamente rispetto a Trento, e persino nella stessa area metropolitana milanese il virus è diffuso diversamente fra il centro storico e l’area circostante e Cinisello Balsamo. A una differente diffusione del virus consegue così una differenziazione del rischio da contagio per le aziende a seconda del territorio di appartenenza, che quindi non appare definibile come “generico”.
Inoltre, anche volendo trascurare questo dato, occorre considerare che in un momento in cui i provvedimenti del Governo impongono alla totalità della popolazione l’isolamento domestico, coloro che sono ancora tenuti a svolgere un’attività lavorativa soffrono certamente un’esposizione al contagio esponenzialmente superiore rispetto al resto della popolazione, al punto da poter considerare il rischio da contagio un rischio connesso all’organizzazione aziendale.
Se è vero, quindi, come è vero, che l’eventualità di contagio da Covid-19 non può essere considerata, fatte salve le ipotesi già citate, un rischio professionale di tutte le aziende, è altrettanto vero che lo stesso rischio non può essere rinchiuso nell’angusto concetto di rischio generico.
A questo proposito, la Commissione Interpelli ha già avuto modo di precisare che l’analisi dei rischi prevista dall’art. 28 del D.Lgs. 81/2008 deve comprendere anche “l’analisi di tutti i potenziali e peculiari rischi ambientali legati alle caratteristiche del Paese in cui la prestazione lavorativa dovrà essere svolta, quali a titolo esemplificativo, i cosiddetti “rischi generici aggravati”, legati alla situazione geopolitica del Paese (es. guerre civili, attentati, ecc.) e alle condizioni sanitarie del contesto geografico di riferimento, non considerati astrattamente, ma che abbiano la ragionevole e concreta possibilità di manifestarsi in correlazione all’attività lavorativa” (Interpello n. 19841 del 25/10/2016).
Un’ulteriore ragione per la quale appare necessario procedere all’aggiornamento del Dvr, che sussiste anche laddove si intenda qualificare il rischio contagio da Covid-19 come generico, è la necessità di implementare le misure di sicurezza stabilite dal Protocollo nei processi organizzativi dell’impresa. Tali misure determinano infatti significative implicazioni in diversi settori dell’organizzazione aziendale.
Si pensi, fra tutte, alla necessità di assicurare in ogni momento della giornata lavorativa la distanza di almeno un metro fra i lavoratori, che comporterà la necessità di ridisegnare le modalità di ingresso e di uscita dai locali di lavoro, di riorganizzazione le mense, gli orari di pausa, oltre all’eventualità di ricorrere alla turnazione del personale dipendente, con conseguente rimodulazione dei livelli produttivi.
Le disposizioni previste dal Protocollo, pertanto, necessitano di essere implementate nei processi aziendali con delle precise procedure esecutive, al fine adattarle plasticamente alle diverse realtà lavorative e garantire una reale tutela della sicurezza dei lavoratori. Diversamente, le nuove misure anti contagio verrebbero calate nei diversi contesti aziendali rigidamente, senza subire adattamenti, equiparando così, sotto il profilo prevenzionistico, l’impresa che conta 5 dipendenti con quella che ne conta 200, e quella situata al centro di un focolaio di contagio a quella operante in una zona meno esposta allo stesso rischio.
In ogni caso, laddove non si intendesse aggiornare il Dvr, gli operatori della sicurezza aziendale possono considerare l’opportunità, come consigliato dall’Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicurezza (Aias), di integrare il Dvr già adottato con un addendum a parte, che preveda, quantomeno, le modalità di applicazione delle direttive pubbliche contenute nel Protocollo, tenendo presente che almeno fino a quando saranno in vigore le attuali misure di isolamento sociale la salute pubblica passerà necessariamente per la salute nei luoghi di lavoro.
* Avvocata penalista e fondatrice dello Studio Legale Lexa (studiolexa.it), consulente della Cgil di Milano, vice-presidente del Centro antiviolenza Casa delle Donne Maltrattate di Milano, da sempre impegnata nella difesa delle donne vittime di violenza, psicologica, fisica ed economica, che si consuma in ambito “domestico” e nella difesa di uomini e donne che subiscono violenza, in tutte le sue espressioni, nei luoghi di lavoro. ** Avvocato penalista e Of Counsel presso lo Studio Legale Lexa sui temi inerenti la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e il diritto alla tutela dei dati personali.
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La Redazione
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "La vergogna dei centri per migranti in Albania si arricchisce giorno dopo giorno di altre perle. Non solo violano le leggi e le convenzioni internazionali; non solo sono uno sperpero ingente di risorse dei contribuenti; non solo restano sostanzialmente chiusi o tramutati in canili; oggi scopriamo, grazie ad una denuncia del sindacato Silp-Cgil, che i poliziotti italiani impegnati nella vigilanza non ricevono neanche il giusto compenso per la loro attività. Ritardi sui pagamenti degli straordinari, ma anche sulle altre voci della busta paga". Così il deputato democratico, Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Partito Democratico.
"Per il trattamento di missione all'estero, ad esempio, hanno ricevuto solo un acconto dall’agosto 2024 e nulla più. Si tratta di un trattamento inaccettabile per un personale che si è trovato senza colpa anche al centro di polemiche mediatiche proprio per la condizione di sostanziale inutilità della presenza in Albania. Il governo intervenga subito per mettere fine a questa doppia beffa e, soprattutto, faccia marcia indietro su un’operazione inutile, costosa e disumana”.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - Il seguito dell'esame della mozione sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera si svolgerà martedì 4 marzo se conclusi i precedenti Odg, altrimenti giovedì 13 marzo. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Due anni fa, nelle acque di Cutro, si consumava una delle più tragiche stragi di migranti nel Mediterraneo. Un’imbarcazione salpata dalla Turchia con oltre 180 persone a bordo, si è trasformata in una bara per almeno 94 di loro, tra cui donne e bambini. Una tragedia annunciata, che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Su questa strage pesa una responsabilità politica chiara". Così Angelo Bonelli parlamentare di Avs in una nota.
"Il governo di Giorgia Meloni, che dopo la tragedia si recò a Cutro per promettere che avrebbe inseguito gli scafisti 'lungo tutto il globo terracqueo', non ha mai fatto luce sulle scelte e sulle omissioni che hanno portato a quel naufragio. Perché l’allarme lanciato da Frontex non è stato accolto con la tempestività necessaria? Perché si è lasciata quella barca in balia delle onde, senza un intervento di soccorso adeguato? A due anni di distanza, il governo continua con la sua politica repressiva e propagandistica sull'immigrazione, senza affrontare le cause profonde delle migrazioni né garantire i salvataggi in mare. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, con il suo linguaggio disumano – definendo le vittime un 'carico residuale' – ha incarnato la cinica indifferenza con cui questo esecutivo ha trattato la vicenda".
"Ma l’ipocrisia del governo Meloni non si ferma qui. Dopo aver promesso di dare la caccia agli scafisti, ha permesso che Mohammed Almasri – accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, ritenuto responsabile di omicidi, violenze sessuali e torture nella prigione di Mitiga a Tripoli, dove migliaia di migranti vengono rinchiusi e torturati – fosse scortato in Libia con un aereo di Stato. Un gesto che rivela, ancora una volta, la complicità del governo italiano con le milizie libiche responsabili di abusi indicibili nei confronti di uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dall’inferno. La premier Meloni deve rispondere alla famiglie delle 94 vittime: perché non sono partiti mezzi adeguati che avrebbero potuto mettere in sicurezza l'imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti? Perché non è partita la Guardia costiera?. Oggi come allora chiediamo verità e giustizia per le vittime di Cutro e per i 30 mila migranti morti nel Mediterraneo in 10 anni: 1.452 (tra morti e dispersi) solo nel 2024", conclude Bonelli.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - In vista della giornata della donna dell'8 marzo, la seduta del Question time della Camera di mercoledì 5 marzo sarà dedicata alla condizione socio economica femminile. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Questa mattina abbiamo parlato di maggiori controlli sulle partecipazioni societarie. Chiederemo garanzie reali. Io Federazione voglio esprimere, lo stiamo verificando sul piano legale, anche il mio consenso al passaggio delle quote, così come avviene nel caso delle fusioni. Vogliamo approvare il passaggio. Chiaramente avrà un impatto sulle norme del codice civile e se questo non è consentito in termine di autorizzazione, chiederemo le garanzie dovute”. Lo ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina nella conferenza stampa al termine del Consiglio.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - Le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Parlamento in vista del Consiglio europeo si terranno il prossimo 18 marzo in Senato, con consegna del discorso alla Camera alle 15,30, e il 19 marzo dalle 9.30 a Montecitorio. E' quanto emerso dalla capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Azione chiede che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni venga immediatamente in Aula per un’informativa urgente sul vertice di Londra, che avrà al centro il riarmo e la difesa comune tra Regno Unito ed Europa”. Lo ha chiesto Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, in occasione della conferenza dei capigruppo.
“Dopo il vertice di Parigi, a cui la premier ha partecipato, il prossimo incontro a Londra segna un passaggio cruciale per il futuro della sicurezza europea. Se il Parlamento ha terminato le discussioni su borsette, Twiga, Billionaire e vari altri minima immoralia sarebbe tempo di affrontare le questioni che ridefiniranno l’assetto dell’Occidente per i prossimi 50 anni".
"Il mondo sta cambiando a una velocità tale che l’inerzia non è più un’opzione: le aperture di Trump a Putin rischiano di mettere l’Europa nell’angolo e di costruire una pace sulle spalle degli ucraini. L’Europa deve scongiurare questo scenario e dotarsi di una strategia chiara per la liberazione dei territori ucraini e per il futuro della propria sicurezza. La difesa comune europea non è più un’idea astratta, è una necessità: l’Europa non può più permettersi di restare spettatrice delle mosse delle altre superpotenze - ha concluso il capogruppo di Azione”.
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Area pro labour
Giuristi per il lavoro
Lavoro & Precari - 10 Aprile 2020
Coronavirus, il pericolo di contagio esiste: il documento di valutazione rischi ne tenga conto
Di Francesca Garisto * e Fabio Savoldelli **
In questa fase di emergenza sorge la necessità, tra le altre, di interpretare i diversi provvedimenti e protocolli che modificano sensibilmente la nostra vita di relazione e lavorativa. Ci si domanda in particolare se a seguito della sottoscrizione, da parte del Governo e delle parti sociali, del Protocollo del 14/3/2020 per il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro, occorra intervenire o meno sul Documento di Valutazione dei Rischi.
Infatti, all’indomani dell’esplosione dell’epidemia del virus Sars-CoV-2 è emerso il problema relativo all’eventuale necessità di aggiornare la valutazione dei rischi, la quale, come prevede l’art. 29 co. 3 d.lgs. n. 81/2008, “deve essere immediatamente rielaborata (…) in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori (…), con il conseguente aggiornamento delle misure di prevenzione”.
Una valutazione dei rischi che rappresenta la “valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività (…)” (art. 2 lett. q d.lgs. 81/2008).
A sostegno della tesi che escluderebbe la necessità di aggiornamento del Dvr si pone sostanzialmente il seguente argomento. Il riferimento operato dall’art. 28 a “tutti i rischi” per la salute e sicurezza dei lavoratori non varrebbe a identificare una gamma indefinita di eventualità pregiudizievoli, ma solo quelle connesse all’attività produttiva, i “rischi professionali”, come indicato dalla definizione di “servizio di prevenzione e protezione” contenuta nell’art. 2 co. 1 lett. l) del d.lgs. 81/2008.
Ciò premesso, a conferma della tesi secondo cui il Dvr non andrebbe aggiornato con il rischio biologico da contagio di Covid-19, si evidenzia come, fatte salve le attività lavorative (ospedali, pronto soccorso, addetti ai servizi aeroportuali o alle forze dell’ordine), elettivamente destinate a entrare direttamente o indirettamente in contatto con l’agente biologico, negli altri casi non si tratterebbe di un rischio professionale, ma di un rischio generico, equamente distribuito fra l’intera popolazione.
Tale argomento tuttavia non appare condivisibile. Sebbene infatti sia stata dichiarata la pandemia e il virus sia diffuso in quasi tutto il mondo, non in ogni parte del mondo il virus è diffuso allo stesso modo: in Italia è diffuso diversamente rispetto alla Scandinavia, a Milano è diffuso diversamente rispetto a Trento, e persino nella stessa area metropolitana milanese il virus è diffuso diversamente fra il centro storico e l’area circostante e Cinisello Balsamo. A una differente diffusione del virus consegue così una differenziazione del rischio da contagio per le aziende a seconda del territorio di appartenenza, che quindi non appare definibile come “generico”.
Inoltre, anche volendo trascurare questo dato, occorre considerare che in un momento in cui i provvedimenti del Governo impongono alla totalità della popolazione l’isolamento domestico, coloro che sono ancora tenuti a svolgere un’attività lavorativa soffrono certamente un’esposizione al contagio esponenzialmente superiore rispetto al resto della popolazione, al punto da poter considerare il rischio da contagio un rischio connesso all’organizzazione aziendale.
Se è vero, quindi, come è vero, che l’eventualità di contagio da Covid-19 non può essere considerata, fatte salve le ipotesi già citate, un rischio professionale di tutte le aziende, è altrettanto vero che lo stesso rischio non può essere rinchiuso nell’angusto concetto di rischio generico.
A questo proposito, la Commissione Interpelli ha già avuto modo di precisare che l’analisi dei rischi prevista dall’art. 28 del D.Lgs. 81/2008 deve comprendere anche “l’analisi di tutti i potenziali e peculiari rischi ambientali legati alle caratteristiche del Paese in cui la prestazione lavorativa dovrà essere svolta, quali a titolo esemplificativo, i cosiddetti “rischi generici aggravati”, legati alla situazione geopolitica del Paese (es. guerre civili, attentati, ecc.) e alle condizioni sanitarie del contesto geografico di riferimento, non considerati astrattamente, ma che abbiano la ragionevole e concreta possibilità di manifestarsi in correlazione all’attività lavorativa” (Interpello n. 19841 del 25/10/2016).
Un’ulteriore ragione per la quale appare necessario procedere all’aggiornamento del Dvr, che sussiste anche laddove si intenda qualificare il rischio contagio da Covid-19 come generico, è la necessità di implementare le misure di sicurezza stabilite dal Protocollo nei processi organizzativi dell’impresa. Tali misure determinano infatti significative implicazioni in diversi settori dell’organizzazione aziendale.
Si pensi, fra tutte, alla necessità di assicurare in ogni momento della giornata lavorativa la distanza di almeno un metro fra i lavoratori, che comporterà la necessità di ridisegnare le modalità di ingresso e di uscita dai locali di lavoro, di riorganizzazione le mense, gli orari di pausa, oltre all’eventualità di ricorrere alla turnazione del personale dipendente, con conseguente rimodulazione dei livelli produttivi.
Le disposizioni previste dal Protocollo, pertanto, necessitano di essere implementate nei processi aziendali con delle precise procedure esecutive, al fine adattarle plasticamente alle diverse realtà lavorative e garantire una reale tutela della sicurezza dei lavoratori. Diversamente, le nuove misure anti contagio verrebbero calate nei diversi contesti aziendali rigidamente, senza subire adattamenti, equiparando così, sotto il profilo prevenzionistico, l’impresa che conta 5 dipendenti con quella che ne conta 200, e quella situata al centro di un focolaio di contagio a quella operante in una zona meno esposta allo stesso rischio.
In ogni caso, laddove non si intendesse aggiornare il Dvr, gli operatori della sicurezza aziendale possono considerare l’opportunità, come consigliato dall’Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicurezza (Aias), di integrare il Dvr già adottato con un addendum a parte, che preveda, quantomeno, le modalità di applicazione delle direttive pubbliche contenute nel Protocollo, tenendo presente che almeno fino a quando saranno in vigore le attuali misure di isolamento sociale la salute pubblica passerà necessariamente per la salute nei luoghi di lavoro.
* Avvocata penalista e fondatrice dello Studio Legale Lexa (studiolexa.it), consulente della Cgil di Milano, vice-presidente del Centro antiviolenza Casa delle Donne Maltrattate di Milano, da sempre impegnata nella difesa delle donne vittime di violenza, psicologica, fisica ed economica, che si consuma in ambito “domestico” e nella difesa di uomini e donne che subiscono violenza, in tutte le sue espressioni, nei luoghi di lavoro.
** Avvocato penalista e Of Counsel presso lo Studio Legale Lexa sui temi inerenti la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e il diritto alla tutela dei dati personali.
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"Per il trattamento di missione all'estero, ad esempio, hanno ricevuto solo un acconto dall’agosto 2024 e nulla più. Si tratta di un trattamento inaccettabile per un personale che si è trovato senza colpa anche al centro di polemiche mediatiche proprio per la condizione di sostanziale inutilità della presenza in Albania. Il governo intervenga subito per mettere fine a questa doppia beffa e, soprattutto, faccia marcia indietro su un’operazione inutile, costosa e disumana”.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - Il seguito dell'esame della mozione sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera si svolgerà martedì 4 marzo se conclusi i precedenti Odg, altrimenti giovedì 13 marzo. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Due anni fa, nelle acque di Cutro, si consumava una delle più tragiche stragi di migranti nel Mediterraneo. Un’imbarcazione salpata dalla Turchia con oltre 180 persone a bordo, si è trasformata in una bara per almeno 94 di loro, tra cui donne e bambini. Una tragedia annunciata, che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Su questa strage pesa una responsabilità politica chiara". Così Angelo Bonelli parlamentare di Avs in una nota.
"Il governo di Giorgia Meloni, che dopo la tragedia si recò a Cutro per promettere che avrebbe inseguito gli scafisti 'lungo tutto il globo terracqueo', non ha mai fatto luce sulle scelte e sulle omissioni che hanno portato a quel naufragio. Perché l’allarme lanciato da Frontex non è stato accolto con la tempestività necessaria? Perché si è lasciata quella barca in balia delle onde, senza un intervento di soccorso adeguato? A due anni di distanza, il governo continua con la sua politica repressiva e propagandistica sull'immigrazione, senza affrontare le cause profonde delle migrazioni né garantire i salvataggi in mare. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, con il suo linguaggio disumano – definendo le vittime un 'carico residuale' – ha incarnato la cinica indifferenza con cui questo esecutivo ha trattato la vicenda".
"Ma l’ipocrisia del governo Meloni non si ferma qui. Dopo aver promesso di dare la caccia agli scafisti, ha permesso che Mohammed Almasri – accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, ritenuto responsabile di omicidi, violenze sessuali e torture nella prigione di Mitiga a Tripoli, dove migliaia di migranti vengono rinchiusi e torturati – fosse scortato in Libia con un aereo di Stato. Un gesto che rivela, ancora una volta, la complicità del governo italiano con le milizie libiche responsabili di abusi indicibili nei confronti di uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dall’inferno. La premier Meloni deve rispondere alla famiglie delle 94 vittime: perché non sono partiti mezzi adeguati che avrebbero potuto mettere in sicurezza l'imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti? Perché non è partita la Guardia costiera?. Oggi come allora chiediamo verità e giustizia per le vittime di Cutro e per i 30 mila migranti morti nel Mediterraneo in 10 anni: 1.452 (tra morti e dispersi) solo nel 2024", conclude Bonelli.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - In vista della giornata della donna dell'8 marzo, la seduta del Question time della Camera di mercoledì 5 marzo sarà dedicata alla condizione socio economica femminile. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Questa mattina abbiamo parlato di maggiori controlli sulle partecipazioni societarie. Chiederemo garanzie reali. Io Federazione voglio esprimere, lo stiamo verificando sul piano legale, anche il mio consenso al passaggio delle quote, così come avviene nel caso delle fusioni. Vogliamo approvare il passaggio. Chiaramente avrà un impatto sulle norme del codice civile e se questo non è consentito in termine di autorizzazione, chiederemo le garanzie dovute”. Lo ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina nella conferenza stampa al termine del Consiglio.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - Le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Parlamento in vista del Consiglio europeo si terranno il prossimo 18 marzo in Senato, con consegna del discorso alla Camera alle 15,30, e il 19 marzo dalle 9.30 a Montecitorio. E' quanto emerso dalla capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - “Azione chiede che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni venga immediatamente in Aula per un’informativa urgente sul vertice di Londra, che avrà al centro il riarmo e la difesa comune tra Regno Unito ed Europa”. Lo ha chiesto Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, in occasione della conferenza dei capigruppo.
“Dopo il vertice di Parigi, a cui la premier ha partecipato, il prossimo incontro a Londra segna un passaggio cruciale per il futuro della sicurezza europea. Se il Parlamento ha terminato le discussioni su borsette, Twiga, Billionaire e vari altri minima immoralia sarebbe tempo di affrontare le questioni che ridefiniranno l’assetto dell’Occidente per i prossimi 50 anni".
"Il mondo sta cambiando a una velocità tale che l’inerzia non è più un’opzione: le aperture di Trump a Putin rischiano di mettere l’Europa nell’angolo e di costruire una pace sulle spalle degli ucraini. L’Europa deve scongiurare questo scenario e dotarsi di una strategia chiara per la liberazione dei territori ucraini e per il futuro della propria sicurezza. La difesa comune europea non è più un’idea astratta, è una necessità: l’Europa non può più permettersi di restare spettatrice delle mosse delle altre superpotenze - ha concluso il capogruppo di Azione”.