Economia

Coronavirus, nel decreto imprese il rinvio delle scadenze fiscali per chi avuto un calo dell’attività: le nuove date e le condizioni

Gli adempimenti di Iva, ritenute e contributi di aprile e maggio slittano a giugno per tutte le aziende e partite Iva che hanno registrato perdite consistenti di fatturato. Significa un -33% per chi ha ricavi sotto i 50 milioni, un -50% per chi ha ricavi superiori. I versamenti andranno fatti entro il 30 giugno o in 5 rate mensili

Rinvii delle scadenze fiscali con l’intenzione di dare ossigeno a grandi e piccole aziende ma anche agli autonomi. Oltre alle garanzie per le imprese tramite Sace e all’estensione del golden power, l’ossatura del decreto imprese che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella notte tra l’8 e il 9 aprile prevede lo stop ai versamenti di Iva e ritenute anche per aprile e maggio esteso a tutte le attività che abbiano subito perdite a marzo del 33% (entro i 50 milioni di ricavi) o del 50% (sopra i 50 milioni). Prevista anche una proroga di altri due mesi dello stop al versamento delle ritenute per autonomi e partite Iva con giro d’affari entro i 400mila euro. In tutto si congelano circa 10 miliardi.

Le filiere più colpite: 31 maggio – Il quarto capitolo del decreto, sui sei totali, finalizzato a lasciare risorse nelle casse delle imprese, è appunto quello fiscale, con il rinvio di scadenze Iva, ritenute e contributi. Per le filiere più colpite già il decreto legge 18/2020 aveva disposto la sospensione dei versamenti. Per queste attività economiche resta ferma la ripresa dei pagamenti in un’unica soluzione entro il 31 maggio, oppure in 5 rate mensili. A meno che le aziende non rientrino nei nuovi parametri stabiliti dal decreto.

Le attività che hanno subito perdite: 30 giugno – Il decreto imprese infatti prevede un ampliamento della platea non solo alle filiere più colpite ma anche ad aziende e partite Iva che abbiano registrato perdite consistenti di fatturato. Quelle con ricavi o compensi sotto i 50 milioni che abbiano perso almeno il 33% e quelle con i ricavi superiori a 50 milioni nel 2019 che abbiano perso almeno il 50% del fatturato. Queste aziende non verseranno tasse e contributi ad aprile e maggio. I versamenti andranno fatti entro il 30 giugno o in 5 rate mensili.

I paletti meno rigidi per la Lombardia – Per i residenti delle province più colpite, cioè Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza, la sospensione del versamento Iva è consentita a patto che gli affari siano calati di di più del 33% nel mese di marzo e aprile 2020 rispetto agli stessi mesi del 2019, a prescindere dalla soglia di fatturato dei 50 milioni. Anche nel loro caso, la nuova data per i versamenti è fissata al 30 giugno, sempre con la possibilità di dilazionare il pagamento in 5 rate mensili.

Autonomi e partite Iva – Per autonomi e partite Iva è prevista una proroga di altri due mesi dello stop al versamento delle ritenute se hanno giro d’affari entro i 400mila euro. I contribuenti che si avvalgono di questa possibilità dovranno versare l’ammontare delle ritenute d’acconto in un’unica soluzione entro il 31 luglio o in 5 rate mensili. Per ottenere il beneficio, si deve omettere l’indicazione della ritenuta in fattura e rilasciare apposita dichiarazione. Sempre per autonomi e partite Iva è previsto inoltre che, in sede di dichiarazione dei redditi, chi fa l’autoliquidazione potrà versare acconti ridotti in base alle previsioni dell’andamento reale dei propri conti nel 2020, senza incorrere in sanzioni o multe se paga almeno l’80% di quanto poi sarà effettivamente dovuto

Le altre misure – È esteso al 16 aprile il termine per i versamenti in scadenza il 20 marzo scorso e la scadenza per l’invio della Certificazione Unica è stata prorogata dal 31 marzo al 30 aprile. Conseguentemente, non ci saranno sanzioni e interessi. Inoltre, il credito d’imposta al 50% per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro viene allargato anche all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e occhiali.