Il Mes, sigla che sta per Meccanismo europeo di stabilità, è un’istituzione europea entrata in vigore nel luglio 2012 dopo le modifiche apportate al Trattato di Lisbona. In Italia viene comunemente chiamato fondo salva-Stati, perché ha l’obiettivo di sostenere i Paesi che affrontano una crisi e rischiano il default. Per questo, durante l’emergenza coronavirus, si è tornato a parlare del Mes come strumento per aiutare i Paesi più colpiti dalla pandemia. I critici, tra cui l’Italia, sottolineano però che l’accesso al Mes prevede una serie di condizionalità che chi lo richiede deve rispettare.
Che cos’è il Mes e le sue condizioni – Il Mes è lo strumento primario dei salvataggi europei, erede del vecchio fondo Efsf usato per Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro. Ma è appunto al centro di innumerevoli divisioni e polemiche interne ai Paesi, come l’Italia dove l’opposizione ci vede la ‘camicia di forza’ della troika. Il Meccanismo europeo di stabilita si finanzia emettendo bond e ha un capitale garantito dagli Stati che gli consente una potenza di fuoco di circa 500 miliardi di euro e una serie di strumenti: prestiti, a fronte di un programma di riforme concordato; acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario; linee di credito precauzionali; prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche; ricapitalizzazioni dirette. Non solo: per accedere al ‘bazooka’ anti-spread voluto da Draghi, il programma ‘Omt‘ della Bce, è necessario prima sottoscrivere un memorandum col Mes. Aiuti, quelli previsti finora, rivolti a un singolo Paese, con la sottoscrizione di un accordo – su riforme da compiere e politiche di bilancio da seguire – in cui Paesi come l’Italia vedono il rischio di finire stigmatizzati.
Cosa ha deciso l’Eurogruppo – I Paesi del Sud Europa, in virtù dell’eccezionalità della crisi dovuta al coronavirus, chiedono appunto che siano riviste le condizioni attualmente previste dal Mes. L’accordo raggiunto nella notte dall’Eurogruppo ha proposto – perché la decisione spetta al Consiglio europeo formato dai leader Ue – la creazione di una nuova linea di credito per le spese per cure e prevenzione sanitaria legate al COVID-19 “senza alcuna condizionalità” e attivabile da qualsiasi Paese membro che lo voglia. Le nuove Pandemic credit line attivabili per l’emergenza si fermano al 2% del pil del Paese richiedente e restano basate “sulle linee di credito a condizionalità rafforzata Eccl esistenti”, come si legge nel comunicato finale. L’unico requisito sarà che il Paese che ne chiede l’attivazione si impegni a usarle per spese sanitarie. Tuttavia, dopo la crisi, “i Paesi membri resteranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, in linea con le cornici di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale della Ue, inclusa la flessibilità”.
L’Italia non ha attivato il Mes – Con l’accordo raggiunto all’Eurogruppo l’Italia non ha quindi attivato il Mes né ha deciso di farvi ricorso. Perché il fondo salva-Stati entri in azione deve essere infatti lo Stato in difficoltà ad avanzare al presidente del Consiglio dei governatori del Mes la richiesta di assistenza. Per ora, stando alle dichiarazioni dei membri della maggioranza e del premier Giuseppe Conte, l’Italia non ha intenzione di ricorre alle linee di credito del Mes, neanche alla nuova Pandemic credit line che è finita nelle conclusione dell’Eurogruppo ma che resta naturalmente facoltativa. A Roma verrebbero garantiti 36 miliardi di euro per le spese sanitarie senza condizionalità.