Decine di chiavi. Della macchina, della cabina della nave, di casa. Alcuni occhiali da vista e da sole. Un biglietto del treno, la foto di una vacanza in barca. Dopo 29 anni dalla notte del 10 aprile 1991 in cui 140 persone morirono a bordo del traghetto Moby Prince, salpato da Livorno e diretto a Olbia, questi e altri oggetti sono stati consegnati dalla polizia marittima di Livorno a Loris Rispoli, presidente dell’associazione “#iosono141” e fratello di Liana, 29 anni, che lavorava alla boutique della nave.
Il desiderio di Rispoli, intervistato da Ilfatto.it lo scorso febbraio, era quello di farne una mostra in occasione del 29esimo anniversario del disastro ma a causa dell’emergenza sanitaria il progetto per ora è fermo e, per la prima volta dal ’91, tutte le celebrazioni pubbliche legate al 10 aprile sono state cancellate. “Sono oggetti che parlano, che raccontano una storia – spiega Loris Rispoli mentre mostra un piccolo coltello – questo è sicuramente appartenuto a un passeggero”. Le scatoline di plastica contenenti le spillette con la balena simbolo della Navarma Lines, ricorda Loris, probabilmente le vendeva sua sorella Liana al duty free di bordo. Insieme alla spilla c’è un biglietto con su scritto “Moby è sempre con te”.