Affrontare la quarantena obbligata per il coronavirus per una persona con disabilità è molto difficile ma può essere vissuta anche con una visione diversa dal sentire comune e con grande ironia. È il proposito del nuovo progetto che si chiama “Le Supposte di Carmelo”, nato dall’incontro del protagonista disabile, Carmelo Comisi, con Elisa Capo che fa parte del network che organizza il Disability Pride in Italia. “La nostra Sit down comedy, la prima al mondo di questo tipo, usa brevi clip ironiche per accendere la luce su alcuni aspetti della vita di un disabile che spesso non vengono considerati o neanche semplicemente raccontati”, dice a Ilfattoquotidiano.it Carmelo, siciliano tetraplegico a causa di un incidente stradale e che da due anni vive a Roma.

Lui e il suo staff avrebbero dovuto organizzare la sesta edizione del Disability Pride Italia a giugno ma “ovviamente abbiamo dovuto congelare tutto”, afferma l’ideatore del progetto. “Condividendo con Elisa il medesimo sentire sulla questione disabilità e su come questa viene percepita al di fuori delle persone disabili, attraverso alcuni video offriamo una nuova possibilità di condivisione della mia situazione e di tutti quelli che la vivono come me, utilizzando una visione diversa”. Visitando la pagina Facebook del Disability Pride Italia è possibile vedere il primo videoclip online dall’11 aprile dal titolo “Andrà tutto bene”. Gli altri video saranno pubblicati con una cadenza settimanale.

Carmelo è laureato in filosofia e si occupa del Disability Pride Italia e del neonato Disability Pride Network. Con i suoi video a volte irriverenti e ricchi di sarcasmo vuole raccontare al grande pubblico aspetti sconosciuti della disabilità. “Il mondo della disabilità – afferma Carmelo – anche se molto diffuso a livello numerico (secondo l’Istat le persone disabili in Italia sono oltre 4 milioni, ndr) non è presente nella vita quotidiana dei cosiddetti normodotati”. Troppo spesso si associa infatti la condizione della disabilità solo agli aspetti patologici, oltre che con rassegnazione o pietismo peraltro non richiesti dalla maggior parte degli stessi soggetti disabili.

Cosi l’iniziativa via web “Le Supposte di Carmelo” desidera attraverso una persona con disabilità squarciare i muri del pregiudizio e dell’ipocrisia. “L’ironia è una mia caratteristica e mi è sembrato naturale utilizzarla per raccontare e raccontarmi – spiega il 37enne – Si può ridere di quello che siamo o che stiamo passando, perché attraverso l’ironia è possibile anche esorcizzare o semplicemente aiutare gli altri ad entrare in una situazione con il sorriso, a volte anche amaro, sulle labbra”.

Il Disability Pride è in continua espansione in Italia e si propone come interlocutore che opera a livello internazionale e in modo del tutto trasversale, al fine di incidere su un reale cambiamento culturale, così da “garantire e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo”, come ricorda la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Secondo Carmelo, i disabili sono già da tempo resilienti alle varie emergenze e affrontano con tenacia le tante carenze di servizi di assistenza che dovrebbero essere sempre garantiti per poter avere una vita dignitosa: “Forse per molti sembrerà strano ma noi disabili in questa situazione difficile ci siamo da sempre. La nostra resistenza è sicuramente più alta, meno sicuramente quella delle famiglie che ci assistono, spesso senza il giusto sostegno delle istituzioni a vari livelli, ancora di più in questo periodo”, afferma.

“Strappare un sorriso e far uscire fuori le nostre storie e la nostra visione della vita è in questo momento ancora più importante”, aggiunge. Qual è il fine ultimo dei video durante la quarantena? “Il sogno non è solo che si abbattano le barriere architettoniche una volta che si potrà di nuovo uscire – conclude Carmelo – Ma che si sfondi la barriera sociale che non permette di includere le persone con disabilità nella vita di tutti i giorni. Perché così facendo la società deve sapere che rinuncia anche ad una ricchezza importante, quella della diversità”.

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