Prima la delibera della giunta regionale che rendeva il cemento sulle coste di “preminente interesse generale”, al pari dei provvedimenti urgenti sul coronavirus, poi la marcia indietro della stessa amministrazione sardoleghista, dopo la levata di scudi dei partiti di opposizione e delle associazioni ambientaliste. È quanto accaduto in Sardegna, guidata dall’ex senatore del Carroccio Christian Solinas, dove il primo aprile l’esecutivo ha approvato un documento, infilandolo, appunto, tra le norme sul Covid-19, con cui spianava la strada alla realizzazione ex novo di un resort extra lusso a 300 metri esatti dal mare cristallino di Costa Rei, perla della costa sud orientale dell’isola, in territorio di Castiadas, salvo poi ritirarlo venerdì 10 aprile, in autotutela.
Il documento è stato approvato su proposta dell’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna, che ha deciso di riconoscere “il preminente interesse generale e la rilevanza regionale” al progetto di cementificazione di Cala Monte Turnu. In pratica nuove volumetrie per un totale di 8.340 metri cubi, distribuiti in 15 blocchi a schiera, a loro volta suddivisi in 135 camere. Il tutto a due passi dalla battigia e dal nuraghe Gibe Truttiri, censito dal Piano paesaggistico regionale ma completamente ignorato dal Piano di utilizzo del litorale stilato dal Comune. A questi si aggiungono altri 1.660 metri cubi destinati a “servizi pubblici”, come si legge nel prospetto depositato dalla Domus Sardinia srl, la società creata ad hoc per la costruzione del resort e che a dispetto del nome ha sede a Gallarate, nel Varesotto.
Al vertice ci sono Andrea Stefano Sangiani e il fratello Alessandro, ultimi rampolli di una famiglia lombarda che ha fatto dell’hotellerie la sua cifra distintiva fin dal 1968, quando hanno acquistato l’albergo Cristallo di Aprica, tra Val Camonica e Valtellina. Oltre cinquant’anni dopo la ‘Saint Jane hotel&suites’, la holding di famiglia, gestisce 16 strutture alberghiere tra Lombardia, Trentino, Puglia, Sicilia, Calabria, e, appunto, Sardegna. Tra le proprietà del gruppo alberghiero, infatti, figurano anche due strutture di Castiadas: il Limone beach, diretto da un altro socio della Domus Sardinia, Marco Colombini, e l’Alma resort. Strutture alle quali i fratelli Sangiani vorrebbero oggi affiancare il nuovo resort extra lusso di Monte Turnu, anche grazie a un cospicuo finanziamento pubblico. Su un investimento preventivato di 11,5 milioni, infatti, 7,5 arrivano direttamente dalle casse dell’Unione europea e dello Stato, in parte a fondo perduto e in parte sotto forma di finanziamento agevolato, come specifica il portale governativo opencoesione.it.
I fondi sono elargiti da Invitalia, il ‘braccio finanziario’ del Ministero dello sviluppo economico presieduto dall’attuale commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, e l’accordo è stato ufficializzato il 14 dicembre del 2017 dopo il preliminare parere positivo della Regione, allora guidata dal centrosinistra di Francesco Pigliaru. Il Contratto di sviluppo con Invitalia, oltre alla struttura di Castiadas, comprende anche un secondo intervento, la riqualificazione dell’albergo Le Dune a Piscinas (Arbus), nella costa sud occidentale della Sardegna. Si tratta di un ex deposito minerario trasformato poi in colonia marina per i figli dei minatori e infine in hotel, ora in capo alla società Le Dune Services di Antonio Luigi Caccamo, circondato dalle tipiche dune di sabbia e distante appena 150 metri dal mare.
I due progetti sono distinti, eppure legati a doppio filo, visto che sono stati presentati insieme per raggiungere la quota minima di investimenti totali (20 milioni) richiesta da Invitalia per accedere ai fondi pubblici. Il problema è che “la mancata realizzazione di uno dei due – si legge nella delibera della Regione, ora ritirata – comporta la decadenza dell’altro”. In questo quadro, pur avendo tutte le autorizzazioni, rischia di perdere i fondi pubblici anche il progetto di Caccamo, il proprietario dell’hotel Le Dune, che ha investito 2,2 milioni di euro e al quale Invitalia ha accordato un cofinanziamento di 6,7 milioni: il 50 per cento a fondo perduto, il restante a credito agevolato per la “ristrutturazione dell’albergo, la realizzazione di un centro benessere, di una piscina e di una biblioteca e l’ampliamento delle cucine, con un premio volumetrico di 1.500 metri cubi a valere sul Piano casa”. “La struttura subirà piccole modifiche e le nuove volumetrie saranno impiegate in larga parte per l’ampliamento della cucina e la realizzazione di una piccola biblioteca – dice Caccamo – È un progetto improntato alla valenza culturale, storica e ambientale del sito. Essere accusati di voler cementificare il territorio è per me mortificante, anche perché abbiamo tutte le carte in regola: ci siamo preparati per tempo e il cantiere è già attivo – spiega ancora l’imprenditore – ma siamo fiduciosi sul fatto che comunque Invitalia possa confermare l’intervento, magari stralciando il progetto da quello di Castiadas”. A Cala Monte Turno, al contrario, le betoniere sono ancora spente e ad oggi non è stato posato nemmeno un mattone: il Comune avrebbe dovuto approvare una specifica variante al Piano urbanistico comunale, ma la strada era impraticabile perché il Puc non è stato adeguato al Piano paesaggistico regionale. La soluzione dell’impasse, e cioè la possibilità per il Comune di procedere alla variante urbanistica, l’avrebbe data proprio la classificazione del progetto di Monte Turno come “di preminente interesse generale e a valenza regionale”, come specifica l’articolo 20-bis della legge regionale 45 del 1989, via via aggiornata. Al pari di un’opera pubblica, insomma, malgrado i beneficiari siano degli imprenditori privati. Ed è proprio quello che è accaduto il primo aprile scorso con l’approvazione della delibera voluta dall’assessore Quirico Sanna perché “a Castiadas non ci sono strutture di alta gamma e con questo progetto si potrebbero creare circa 70 posti di lavoro diretti e altri 20 legati all’indotto”. Inoltre, si avrebbero “positive ricadute in termini di immagine del territorio e della valorizzazioni delle componenti ambientali, paesaggistiche e culturali”.
“Ma la dichiarazione della giunta regionale non supera le norme di legge, serve solo per avallare la richiesta di finanziamento pubblico approvato da Invitalia”, fa presente Stefano Deliperi, dell’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico, che ha richiesto specifiche informazioni ai ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali, alla Regione, alla Sovrintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio, al Corpo forestale e ai comuni di Arbus e Castiadas. “Naturalmente siamo contenti – commenta Deliperi parlando del ritiro della delibera – e speriamo sia di lezione per il futuro. Le coste non hanno bisogno della speculazione immobiliare, per giunta sostenuta da fondi pubblici”. In ogni caso, “la spiaggia e le dune di Piscinas fanno parte del più esteso compendio dunale del Mediterraneo, tutelato con vincolo paesaggistico e a conservazione integrale – ricorda il presidente del Gruppo di intervento giuridico – La zona rientra poi nel sito di importanza comunitaria ‘Monte Arcuentu e Rio Piscinas’ e lo stesso albergo è tutelato con vincolo culturale. Stesso discorso per la costa di Monte Turnu, tutelata con vincolo paesaggistico e vincolo di conservazione integrale nella fascia dei 300 metri dalla battigia. In fascia costiera poi, il Ppr (Piano paesaggistico regionale) non consente trasformazioni edilizie del territorio e in ogni caso gli interventi sono assoggettati a preventivi e vincolanti procedimenti di valutazione di incidenza ambientale o valutazione di impatto ambientale”.
Della stessa idea anche il sindaco di Castiadas Eugenio Murgioni: “Intanto parliamo di un progetto che la nostra amministrazione ha ereditato dalla precedente giunta. La nostra in sostanza è stata quasi una presa d’atto, anche se riteniamo che la realizzazione di un resort a 5 stelle apporti un beneficio sia in termini di prestigio per il territorio, sia per le ricadute occupazionali. Detto ciò, è chiaro che prima di avviare i lavori la società deve ottenere tutte le autorizzazioni del caso, altrimenti il progetto si ferma qui”. Un iter preciso richiamato anche nella delibera con cui il consiglio comunale di Castiadas, il 31 maggio dello scorso anno, ha dato il via libera alla sottoscrizione dell’accordo di programma tra l’amministrazione e la Domus Sardinia, subordinato però all’ottenimento in primis dell’autorizzazione paesaggistica. L’ultima parola spetta all’ufficio Tutela del paesaggio della Regione, che dovrà comunque attenersi al parere vincolante della Sovrintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio. Con il ritiro della delibera regionale del primo aprile, però, approvare la variante al Piano urbanistico di Castiadas si rivela oggi una missione impossibile. L’unica via d’uscita? L’adeguamento del Puc al Piano paesaggistico regionale. Un iter non proprio snello, mentre i tempi per la realizzazione del resort stringono, vista l’imminente scadenza dei termini concessi da Invitalia per la chiusura dei cantieri, fissati al 31 dicembre 2020.
All’accidentato percorso tecnico-amministrativo si è aggiunto poi il fronte politico, con diverse sigle che si sono scagliate contro il provvedimento della giunta Solinas, fino a ottenere il ritiro della delibera. “È davvero imbarazzante che si approfitti di questi momenti di estrema emergenza per far passare in sordina provvedimenti così deleteri per le nostre coste – ha dichiarato Maria Laura Orrù, consigliere regionale dei Progressisti, nei giorni immediatamente successivi all’approvazione del provvedimento – La giunta farebbe bene a immaginare per il futuro nuovi scenari di sviluppo sostenibile, piuttosto che riproporre i modelli fallimentari del passato che legavano la ripresa economica alla realizzazione di nuove edificazioni”. Sulla stessa linea era intervenuto Pier Franco Devias, esponente di Liberu, partito della sinistra indipendentista: “Ci piacerebbe capire quale sarebbe ‘l’interesse generale’. Noi pensiamo che l’interesse generale dei sardi sia quello di tutelare le coste e non consumare più territorio e preservare un patrimonio paesaggistico unico al mondo. Giusto un paio di giorni fa l’assessore all’Urbanistica Sanna definiva, giustamente, ‘vigliacco che merita solo disprezzo’ chi approfitta dell’epidemia per curare i propri interessi particolari, aumentando il costo dei prodotti sanitari. E invece quelli che approfittano della confusione in tempo di epidemia per autorizzare nuove costruzioni in costa, come dobbiamo definirli?”.