Politica

Mes, la lezione di Giuseppe Conte alle bufale di Salvini e Meloni

Avrete seguito la lezione politica, di civiltà e direi anche di umanità che il presidente Giuseppe Conte ha impartito a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Dopo che il premier con classe e determinazione ha smontato le loro fake news, invece di vergognarsi e chiedere scusa o almeno optare per il silenzio, l’hanno immediatamente accusato di “regime totalitario”. Se il momento non fosse tragico sarebbe da ridere, dato che uno è quello che pretendeva pieni poteri e appoggia l’amico ungherese Orban, l’altra appartiene ad un partito in cui militano fascisti imperituri.

Le fake news che stanno veicolando in queste settimane, funzionano ancor di più se trattano argomenti non particolarmente facili da comprendere a tutti perché poco dibattuti a livello popolare.

Mentre il Paese è in ginocchio con le sue oltre 18.000 vittime, le opposizioni, unico caso al mondo, invece di collaborare alla tenuta del Paese effettuando proposte serie e credibili, continuano a veicolare irresponsabilmente menzogne. L’Ultima è sul Mes e su tale argomento credo sia auspicabile fare chiarezza.

Le conclusioni a cui sono giunti i ministri dell’economia nell’Eurogruppo, sono solo una bozza che verrà analizzata dal Consiglio Europeo, cioè dai vari presidenti del consiglio e capi di Stato. Le misure fissate nella bozza da presentare al consiglio europeo sono il Sure con i 100 miliardi per sostenere i lavoratori quindi anche la cassa integrazione, un fondo di 200 miliardi per la BEI (Banca di investimenti europea) finalizzato al credito per le piccole e medie imprese, un altro fondo il Recovery Fund di circa 500 miliardi per gli investimenti e infine la possibilità di accedere al Mes praticamente senza condizionalità. Queste misure non sono legate tra loro, quindi se un Paese non accede al Mes può aderire alle altre opzioni.

La possibilità per uno Stato di usufruire del Mes è facoltativa. Uno Stato può richiedere di accedere a tale fondo per affrontare il problema sanitario scaturito dal Coronavirus. Quindi, qualora un giorno in Italia un governo volesse attingere a tale fondo, dovrà essere il Parlamento a ratificare tale scelta. Il vigente governo non ha intenzione di usufruirne del Mes, ma se per assurdo domani dovessimo avere un nuovo esecutivo, il M5s, in Parlamento, come fatto per la Tav, voterà No. Perché il M5s è una forza politica coerente ed era contraria ieri ed è contraria oggi al Mes, a differenza di coloro che votano le peggiori nefandezze (si pensi per esempio al taglio alla Sanità pubblica) per poi accusare il prossimo.

E poi quando è stato ad essere analizzato il Mes già nel 2011, chi era ministro del governo Berlusconi? Giorgia Meloni. Chi appoggiava quel governo? La Lega. Quando l’anno successivo si è votata l’adesione dell’Italia al Mes, Salvini e Meloni erano così attenti e interessati che il giorno in cui dovevano votare erano assenti. Non una novità, ma almeno per una questione così importante potevano fare uno sforzo e andare a lavorare.

L’allora eurodeputato Salvini era assente il 23 marzo 2011, quando il Parlamento europeo approvò una risoluzione per approvare la modifica dell’art. 136 del Tfue e supportare le basi per la creazione del Mes. Era assente l’allora deputata del Popolo delle Libertà Giorgia Meloni il 19 luglio 2012 quando la Camera approvò la ratifica del Trattato istitutivo del Mes e il fu Popolo delle Libertà votò a favore. Dato che siamo nel tempo della Pasqua, Salvini e Meloni invece di guardare la pagliuzza nell’occhio del prossimo, dovrebbero pensare a togliere la trave che hanno nei loro occhi.

In questo momento è indegno lavorare per il proprio consenso e la propria visibilità, davvero è giunto il tempo di smetterla di raccontare “stronzate” come suggerito a Salvini dal suo vicino di casa.

Il M5s è per l’eliminazione del Mes, ma essendo un Trattato internazionale serve l’unanimità dei paesi europei, purtroppo oggi non c’è tale linea comune. La Germania e l’Olanda devono comprendere che senza unità la nobile idea di Europa è destinata a deflagrare perché l’Italia non può e non deve accettare in questo momento tragico proposte a ribasso per avallare gli egoismi di certi burocrati che si sono avvantaggiati da questa unione.

Con questa pandemia rischiamo che il sistema economico collassi e con esso la tenuta dello Stato democratico. Serve fermezza e determinazione come sta dimostrando il premier, non egoismi o fake news; questo è il tempo dell’unità, di un nuovo coraggio e di una nuova visione d’insieme. Il governo italiano affrontando con trasparenza e determinazione questa emergenza sanitaria è stato assunto come modello ovunque, oggi, con l’ausilio di tutti, deve diventare modello anche per una nuova economia. Un’economia al servizio del popolo che soffre.