Il diritto alla speranza. La veglia della notte di Pasqua, durante la pandemia che ha già ucciso oltre 100mila persone nel mondo, non ha battesimi, non ha popolo, non prevede la preparazione del Cero e neanche l’accensione dei lumini per i pochi che assistono nell’immensa Basilica di San Pietro che, deserta, appare ancora più immensa.
Il sabato, riflette il Papa nella sua omelia, è il giorno del Triduo che tendiamo a trascurare, “presi dalla fremente attesa di passare dalla croce del venerdì all’alleluia della domenica”. Non quest’anno. Quest’anno “avvertiamo più che mai il sabato santo, il giorno del grande silenzio”. Stanotte, però, conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: “Il diritto alla speranza”. Non c’entra l’ottimismo, non è un incoraggiamento di circostanza.
Francesco lo definisce “un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli”. E ripete una frase che leggiamo sui post-it per le strade delle città, che scriviamo sui social e ascoltiamo in Tv ininterrottamente: ‘Tutto andrà bene’. Lo diciamo “con tenacia in queste settimane, aggrappandoci alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento”, nota, anche se, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, “anche la speranza più audace può evaporare“.
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Ma il Papa chiede ai fedeli di non abbandonarsi alla rassegnazione, perché “Dio non ci ha lasciati soli, ci ha visitati: è venuto in ogni nostra situazione, nel dolore, nell’angoscia, nella morte”. Chiede di non arrendersi perché “Dio è più grande” e “il buio e la morte non hanno l’ultima parola”. E proprio come, in questi giorni, fanno tante persone che seminano germogli di speranza, con piccoli gesti di cura, il Papa propone di specchiarci nei sentimenti delle donne in lutto per la morte di Gesù: “Come noi, avevano negli occhi il dramma della sofferenza, di una tragedia inattesa accaduta troppo in fretta. Avevano visto la morte e avevano la morte nel cuore“. Eppure non si lasciarono paralizzare e compirono qualcosa di semplice e straordinario preparando, nelle loro case, i profumi per il corpo di Gesù. Queste donne, insomma, senza saperlo, “preparavano nel buio di quel sabato l’alba del primo giorno della settimana, il giorno che avrebbe cambiato la storia”.