Nei giornali di questi giorni, nei programmi informativi tv, insomma ovunque si discute moltissimo di riaperture immediate e soprattutto della famosa “fase due”, quella che inizierà il 3 maggio. Quando probabilmente molte aziende potranno, appunto, riaprire i battenti e così molti negozi e liberi professionisti. Molto bene, il lavoro è fondamentale e l’economia pure. Solo, di nuovo, di ha un figlio o più non può fare a meno di avvertire la stessa solitudine che aveva sentito quando nessuno si sprecava a dare un’interpretazione chiara del decreto che consentiva ai bambini di uscire in prossimità dell’abitazione o accompagnare il genitore a fare quelle spese necessarie, mentre tutti gridavano che i bambini dovevano stare chiusi in casa. Infatti nessuno fa chiarezza su un punto fondamentale: la scuola resterò chiusa fino a settembre sì o no? E se sì, chi guarderà i nostri figli e soprattutto cosa faranno mentre noi lavoriamo?
Il primo punto riguarda la chiusura delle scuole certa fino a settembre se non oltre. Non c’è stata nessuna comunicazione ufficiale, ma tra i genitori tutti dicono “tanto è così”. Insomma da un lato restiamo nel limbo, visto che il Ministero non si sbilancia sulla chiusura definitiva, ma al tempo stesso sale l’ansia legata alla consapevolezza che siamo a Pasqua e non ci sarà nessuna riapertura fino a settembre (sempre se va bene), il che significa che ci aspettano cinque mesi, dico cinque mesi, in cui i bambini non avranno che poche ore di didattica a distanza. E questo fino ai primi di giugno, quando probabilmente la didattica verrà interrotta per i famosi tre mesi e passa di vacanze.
C’è da sottolineare che, se le scuole non riaprono, non riapriranno neanche i centri estivi che tanto di aiuto sono per i genitori, ricchi e meno ricchi, perché ormai ce ne sono per tutte le tasche. Centri che sono uno strumento fondamentale per andare avanti per qualche settimana. Al momento, poi, non sappiamo neppure se i famosi nonni potranno entrare in contatto con i loro nipoti oppure no.
Ch sia una situazione drammatica è evidente a tutti noi genitori, ma dovrebbe esserlo anche per chi ci governa. C’è infatti un’immensa serie di problema pratici che per noi è oggettivamente complicato affrontare. Che cosa faranno esattamente i bambini, specie quelli in città, per tutta la giornata? E come fargli passare i mesi chiusi in un appartamento, magari fino a luglio, quando sappiamo che le temperature in città già a maggio e poi progressivamente, possono essere elevatissime? Ecco perché avanzo cinque proposte.
1) Smart working obbligatorio per i genitori. Per quanto riguarda lo smart working, ci vorrebbe una misura ad hoc che inviti/obblighi le aziende a far proseguire lo smart working ai genitori, in questo momento difficile. Molte aziende hanno deciso che si continuerà fino a che le scuole non riaprono, ma non tutte sono così illuminate da farlo per conto loro. Questo consentirebbe almeno ai bambini più fortunati di raggiungere le seconde case, quando si potrà finalmente farlo. Ma consentirebbe anche ai meno ricchi di spostarsi dalla città (vedi seconda proposta). Per quanto riguarda chi ha invece un lavoro “fisico” bisognerebbe consentire almeno a uno dei due genitori di poter godere di una cassa integrazione prolungata, insomma di poter rientrare solo quando le scuole riaprono.
2) Accordi con agriturismi e b&b. Per le famiglie meno benestanti, il governo potrebbe, perché no, fare un accordo con gestori di agriturismi ma anche con chi ha una casa da affittare in campagna o al mare. Il governo potrebbe fornire un aiuto consistente, da dare direttamente a chi mette a disposizione una casa in mezzo alla natura, affittandola a una famiglia i cui figli sono da mesi chiusi in città e che non possono permettersela. Magari, ad esempio, per un mese intero. In questo modo si aiuterebbe anche il turismo, permettendo ai bambini di respirare e godere di un po’ di natura (sappiamo che ci sono tantissimi bambini che fanno zero vacanze normalmente, ma quest’anno si aggiunge a questo una clausura forzata e prolungata). Lo chiamerei un “bonus natura”, tanto fondamentale per la salute dei piccoli. Ci sono decine di migliaia di case vuote, penso ad esempio agli Appennini, forse è il momento in cui si possano riaprire, magari creando un database fatto ad hoc che permetta l’incontro tra genitori e famiglie.
3) Aiuti veri per le baby sitter. Ovviamente, servono aiuti in questo momento anche per pagare le baby sitter. Facciamo un rapido calcolo, otto ore al giorno sono circa ottanta euro per venti e passa giorni lavorativi sono almeno 1600. Insomma ci vuole un aiuto consistente alle famiglie con bassi redditi ma anche medi, perché il periodo è molto lungo. Dunque soldi, ora, per pagare persone che possano, anche, integrare un po’ di quella didattica persa dai bambini, grandi e piccoli.
4) Didattica on line prolungata. Chiedo ora, lo farò ancora, spero non inascoltata che comunque la didattica continui anche a giugno (minimo) e la scuola chiuda per un tempo molto ridotto rispetto al calendario dei tempi di normalità. La didattica on line è un surrogato molto pallido di quella vera, ma se fatta con un minimo di intelligenza e organizzazione può essere d’aiuto. Ma se la interrompiamo per tre mesi, vanifichiamo ogni sforzo.
5) Infine, auspico che dei problemi di noi genitori si parli maggiormente sui giornali e in tv, e che anche il governo, assillato dai temi economici, anche comprensibilmente, possa però mettersi un minimo anche nei nostri panni. La cosa più importante, è non lasciare le famiglie sole e non lasciare i bambini in città per tutto questo lunghissimo periodo che potrebbe minare la loro salute, fisica e psicologica. Apriamo un dibattito pubblico su questo, per favore, come chiedono da tempo le associazioni che si occupano di minori, gli assistenti sociali, il Garante per l’Infanzia e tanti altri che guardano le cose attraverso i bisogni dei minori. Acuti ora e tanto più nei mesi a venire.
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