Mentre crescono le preoccupazioni per la diffusione della pandemia da Covid-19 nei centri di detenzione del paese, Amnesty International ha sollecitato il governo del Marocco a rilasciare urgentemente e senza condizioni tutti i prigionieri che stanno scontando condanne per aver preso parte a manifestazioni pacifiche o aver espresso le loro opinioni: tra questi, gli esponenti del movimento Hirak el-Rif, rapper, blogger e giornalisti.
L’organizzazione per i diritti umani ha anche chiesto che i detenuti anziani e quelli che manifestano problemi di salute siano sottoposti a misure alternative e che viga la presunzione d’innocenza per quelli sospettati di aver commesso un reato e ancora in attesa di giudizio.
Negli ultimi sei mesi le autorità marocchine hanno mostrato una crescente intolleranza nei confronti di coloro che esprimono opinioni critiche: tra novembre 2019 e gennaio 2020, almeno 10 persone – tra cui un giornalista e due rapper – sono state arrestate per “offesa a pubblico ufficiale o alle istituzioni” e sette di loro stanno scontando condanne a pene detentive.
Per questi reati, oltre che per quello di “incitamento all’odio”, i blogger Moul El Hanout e Youssef Moujahid sono stati condannati a quattro anni dopo che avevano espresso le loro opinioni in una serie di video pubblicati online.
Abdelali Bahmad (alias Ghassan Bouda) è stato condannato a due anni, dimezzati in appello, per “offesa alla monarchia” dopo che aveva manifestato appoggio alle proteste di Hirak el-Rif sui suoi profili social.
Ci sono poi i 43 militanti di Hirak el-Rif, giudicati colpevoli di una serie di reati a seguito di processi irregolari segnati da denunce di tortura e le cui condanne sono state confermate in appello alla fine del 2018.
Il 22 febbraio due di loro, Nabil Ahamjik e Nasser Zefzafi, hanno intrapreso uno sciopero della fame per chiedere il rispetto del diritto di visita e migliori cure mediche. Lo hanno sospeso solo il 17 marzo, per il timore che le loro critiche condizioni di salute li esponessero al rischio di contrarre il coronavirus.
Secondo l’Associazione marocchina per i diritti umani, alla fine di marzo i prigionieri in carcere per aver espresso le loro opinioni erano 110.
Le prigioni del paese sono sovraffollate, anche a causa dell’elevato numero di detenuti in attesa di giudizio, circa il 40 per cento del totale.
Lo scorso novembre il ministro per i Diritti umani e per i rapporti col Parlamento, Mustapha Ramid, aveva riferito che alla fine del 2018 la popolazione carceraria era di 83.747 persone, con un tasso di sovraffollamento del 138 per cento.
Il 5 aprile, per decongestionare le carceri come misura di contrasto al Covid-19, re Mohammed VI ha amnistiato 5654 detenuti. Tra loro però non vi è alcun prigioniero di opinione.
Nel frattempo, ai sensi dello stato d’emergenza, sono state arrestate almeno 450 persone per aver violato le norme sul confinamento e la quarantena. Rischiano da uno a tre anni.