Nel lunedì di Pasquetta in quarantena continuano i controlli in tutta Italia, dopo che il week end di Pasqua si è confermato un momento in cui gli spostamenti non autorizzati sono aumentati. Intanto la crescita del contagio continua a rimanere stabile: per il nono giorno consecutivo calano i pazienti ricoverati in terapia intensiva, ma tra sabato e domenica ci sono stati ancora 4.092 contagi e 431 morti. Anche per questo, il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, avverte che l’ipotesi di un ritorno a scuola direttamente a settembre sia ormai plausibile.
Locatelli: “Riflessione per posporre la riapertura delle scuole”
“Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno”, ha detto il presidente del Css Locatelli, intervenuto a Che tempo che fa su Rai2. Ma la decisione, ha precisato, “spetta al governo e al ministro dell’Istruzione“. Locatelli ha parlato più in generale della Fase 2: “Il test di sieroprevalenza è fondamentale per acquisire informazioni su quale percentuale ha sviluppato anticorpi e su questo è in via definitiva la validazione dei test per scegliere quale applicare, siamo a buon punto per selezionare il migliore”, ha assicurato. “Quello che mi preoccupa di più al momento – ha però avvertito – è se si abbandonano i comportamenti individuali che ci hanno portato a limitare il numero dei ricoverati e ridurre il numero dei morti”. “Se chiudere le attività produttive e attuare il distanziamento sociale e la limitazione delle libertà personali è stato doloroso, riaprire senza che il Paese torni nell’emergenza è un’operazione delicata”, ha concluso il presidente del Css.
Lo studio dello Spallanzani: ultra 70enne l’83% dei deceduti
Secondo i dati sul coronavirus analizzati dall’Istituto Spallanzani di Roma, nel complesso, l’83,4% dei decessi si registra tra persone di età superiore ai 70 anni. In base ai dati disponibili all’11 aprile (17.916 vittime), il sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità ha rilevato, a fronte di una media complessiva del 12,5%, un tasso di letalità dello 0,1% per i casi di età compresa tra 0 e 9 anni e tra i 20 e i 29 anni, dello 0,4% tra i 30 e i 39 anni, dello 0,9% tra i 40 e i 49 anni, del 2,5% tra i 50 e i 59 anni, del 9,2% tra i 60 e i 69 anni, del 23,8% tra i 70 e i 79, del 31,6% tra gli 80 e gli 89 anni, del 26,3% per gli ultraottantenni.
Il primo fattore di rischio che può rendere severi, critici o fatali gli effetti dell’infezione è dunque quello dell’età. L’infezione inoltre colpisce con maggiore severità i pazienti che presentano qualche comorbilità: l’analisi di un campione di 1.453 persone decedute per le quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche evidenzia che il 3,5% non aveva, al momento della diagnosi di positività, alcuna patologia pre-esistente; il 14,8% presentava una patologia, il 20,7% presentava due patologie, il 61% presentava tre o più patologie. Tra le patologie pregresse più frequentemente osservate nei pazienti deceduti, il 69,9% soffriva di ipertensione, il 31,8% di diabete di tipo 2, il 28% di Cardiopatia ischemica, il 23,1% di insufficienza renale cronica, il 22,6% di fibrillazione atriale, il 17,6% di BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva).