Parlando al Corriere della Sera, il ministro per gli Affari Regionali dice di pretendere "chiarezza" dagli scienziati: "Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma loro devono metterci in condizione di farlo"
Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, chiede “maggiori certezze” alla comunità scientifica. In un’intervista al Corriere, il Dem spiega che “siamo nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti perché non siamo ancora usciti dall’emergenza”. E si lamenta però per la mancanza di una via unica da seguire quando si tratta di dover prendere delle decisioni: “Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema – osserva – Chi ha già avuto il virus lo può riprendere? Non c’è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza“. Questo nonostante i maggiori esperti mondiali stiano svolgendo decine di studi sulla natura e le possibili evoluzioni del nuovo coronavirus, tanto che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la più alta autorità sanitaria mondiale, ha dovuto più volte rivedere le proprie posizioni in tema di Covid-19.
Questo, continua il ministro, perché la politica si trova a dover dare delle risposte alle richieste dei cittadini: “Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Parlare di normalità vuol dire illudere la gente, perché se fai un errore distruggi settimane di sacrifici di tutti – spiega – A chi non ha colto l’insegnamento di questi 45 giorni perché annebbiato dal dio denaro ricordo che l’Italia conta 160mila casi e 20mila morti. Chi pensa che il futuro sarà come il passato pre-coronavirus non ha capito in che fase del mondo siamo entrati”.
Il ministro inizia poi a parlare dei provvedimenti del governo e di come le Regioni possano decidere di mantenere anche posizioni più restrittive, come ha scelto di fare, ad esempio, la Lombardia riguardo alla riapertura di alcune attività come le librerie: “Mettere ordine con 21 sistemi regionali diversi è un obiettivo ambizioso – ha aggiunto – I presidenti che vogliono riaprire se ne assumono la responsabilità. Le ordinanze delle Regioni hanno quasi sempre attuato le indicazioni dei Dpcm. Nella fase di passaggio dalla 1 alla 2, alcune sono più restrittive e vanno bene, ad esempio non far aprire alcune attività che il governo, sentito il comitato scientifico, ha deciso che si possono far ripartire. Ciò funziona oggi come all’inizio della crisi, le Regioni hanno sempre potuto inasprire. Ma l’allentamento non è possibile, si va in contrasto con le norme ordinarie”.
Parlando poi in video audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera, Boccia ha annunciato che il Governo sta valutando un bando per reclutare Operatori sanitari (Os) da destinare in particolare alle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e alle carceri, sul modello delle task force di medici e infermieri già formate dalla Protezione civile. E invita poi le Regioni a denunciare nel caso in cui non abbiano ricevuto i materiali sanitari: “Se qualche Regione ritiene di non aver ricevuto i materiali sanitari – mi pare strano perché li consegnano i militari -, faccia una denuncia, ma la faccia presto. Noi abbiamo i dati online certificati. Se è obbligatoria, la mascherina deve essere garantita, soprattutto per le categorie più disagiate. I prezzi devono essere regolati e ci stiamo lavorando”.