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Coronavirus, in Francia il ministro Istruzione frena sul rientro a scuola: “Non sarà da un giorno all’altro”. I medici: “Rischio inutile”

L'annuncio alla nazione di Macron sul ritorno in classe ha spiazzato concittadini e politici. E lo stesso governo ha cercato di frenare gli entusiasmi. Critiche al presidente per la mancanza di un piano, mentre il presidente della Federazione medici boccia la proposta. Intanto anche in Italia se ne comincia a discutere

In Francia fa discutere l’annuncio di Emmanuel Macron su una riapertura “progressiva” delle scuole a partire dall’11 maggio. L’intenzione, rivelata la sera del 13 aprile nel suo discorso alla nazione, ha spiazzato non solo i suoi concittadini, ma pure insegnanti e personale sanitario. Tanto che il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquier oggi è intervenuto per frenare entusiasmi e preoccupazioni: “La riapertura”, ha dichiarato in un’intervista a France 2 e France Tv Info, “non avverrà da un giorno all’altro”. Fortemente contrari i medici: “Siamo ancora nel cuore di un’epidemia che galoppa”, ha dichiarato a France Info il presidente della Federazione dei medici Jean-Paul Hamon. “L’apertura delle scuole a maggio è un rischio inutile”. Secondo i quotidiani Le Figaro e Mediapart, il presidente della Repubblica non ha dato un piano preciso di come intende procedere e l’orizzonte rimane molto incerto. Macron ha giustificato la decisione dicendo che la chiusura delle scuole “aumenta le diseguaglianze” ed è necessario ripartire per aiutare i bambini delle fasce sociali più in difficoltà. Ma secondo le opposizioni è solo una “scusa per far ritornare a lavorare il primo possibile i genitori”.

Al momento non esistono indicazioni chiare di come intende procedere. L’unica certezza è che il capo dello Stato ha dato priorità agli asili, alle scuole medie e superiori, mentre per le università se ne riparlerà dopo l’estate anche in Francia. Intanto il suo stesso ministro dell’Interno Christophe Castaner ha invitato alla prudenza anche per quanto riguarda il lockdown generale: “La prospettiva dell’11 maggio”, ha detto a France Inter, “è una data ancora da conquistare attraverso il rispetto del confinamento. L’11 maggio è una data obiettivo. Ciò che ha annunciato il presidente della Repubblica ieri non è la fine del confinamento per l’11 maggio, ma il confinamento fino all’11 maggio”. Quindi l’appello alla necessaria “disciplina” nel rispetto delle restrizioni e niente è ancora deciso, ma sarà necessario aggiornarsi di settimana in settimana. Lo stesso Macron, nel discorso che ha fatto un record di ascoltatori con 36,7 milioni di persone collegate, ha precisato che “la speranza rinasce, ma nulla è ancora acquisito”.

Il mezzo annuncio di Macron ha aperto un dibattito anche in Italia, dove invece si va verso il rinvio del rientro in classe a settembre prossimo. “Non abbiamo termini di paragone”, ha detto l’epidemiologo Pierluigi Lopalco a Radio 24, “e non sappiamo cosa succederà una volta riaperte le scuole in piena fase epidemica, perché di questo stiamo parlando: in questo momento la Francia si trova in fase epidemica. I rischi sono due: per gli insegnanti e per la diffusione del virus da scuola a casa. Questi sono rischi oggettivi, poi come maneggiare questo rischio dipende dallo Stato e dalla struttura sanitaria. Come minimizzare questo rischio? Non è semplicissimo: riducendo il numero di studenti in classe, aumentando i turni, scaglionando gli ingressi…Si tratta di ristrutturare completamente le procedure e i processi educativi”.

Ma nonostante la prudenza degli esperti, c’è già chi sul fronte italiano spinge sulla linea Macron. Dall’eurodeputata Pd Alessandra Moretti che spinge per un rientro in classe anche in Italia già da giugno prossimo, alla forzista Licia Ronzulli che ha chiesto di accelerare i tempi e inserire la questione tra le priorità del governo.