Riaperture graduali, ma solo se si possono garantire le distanze di sicurezza. È questa secondo Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l’emergenza coronavirus che ha parlato ai microfoni di 24 Mattino su Radio24, la linea da seguire per avviare la Fase 2 che consenta all’Italia di ripartire. E per salvare la stagione balneare dice: “In una situazione in cui turisti stranieri probabilmente non arriveranno e sarà limitato lo spostamento anche da regione a regione in Italia, se pensiamo a un turismo prettamente locale io credo che le spiagge potranno essere gestibili. L’importante è mantenere un po’ di distanza e non avere assembramenti. Poi speriamo che per questa estate la situazione epidemiologica si sia tranquillizzata, ci sarà probabilmente anche l’estate in sé a rallentare la corsa del virus e stare in casa non sarà più così stringente e consigliato”.
Se i dati degli ultimi giorni riguardanti la curva dei contagi sembrano essere incoraggianti, Lopalco vuole comunque specificare che questi non possono essere presi come unico metro per decidere eventuali riaperture: “Il bollettino quotidiano bisogna prenderlo per quello che è, un sistema di sorveglianza epidemiologica e in quanto tale non è un sistema completo – ha aggiunto – Deve dare l’idea dell’andamento dell’epidemia. Sapevamo dall’inizio che per ogni caso notificato ce ne sono probabilmente 3-4 non notificati. Potrebbero anche arrivare a 10 in una situazione grave come nel caso del picco della Lombardia, in cui non era oggettivamente possibile fare diagnostica a tutti”.
Il rischio, affidandosi esclusivamente a questi numeri, è quello di prendere decisioni che possono rivelarsi affrettate e controproducenti, come nel caso di alcuni Paesi. Tra questi, Lopalco cita la Francia, con il presidente Emmanuel Macron che lunedì ha annunciato il prolungamento del lockdown fino all’11 maggio, anticipando però che per quella data verranno riaperte le scuole: “Non abbiamo termini di paragone e non sappiamo cosa succederà una volta riaperte le scuole in piena fase epidemica, perché di questo stiamo parlando. In questo momento la Francia si trova in fase epidemica. I rischi sono due, per gli insegnanti e per la diffusione del virus da scuola a casa. Questi sono rischi oggettivi, poi come maneggiare questo rischio dipende dallo Stato e dalla struttura sanitaria. Come minimizzare questo rischio? Non è semplicissimo. Riducendo il numero di studenti in classe, aumentando i turni, scaglionando gli ingressi. Si tratta di ristrutturare completamente le procedure e i processi educativi”.
Sicuramente, dice l’epidemiologo, è da considerare impossibile la ripartenza del campionato di Serie A entro la fine dell’anno: “Sicuramente gli stadi non si possono riempire e su questo non si discute. I grossi assembramenti saranno gli ultimi a ripartire. Una partita di calcio a porte chiuse? Bisognerebbe comunque garantire la salute dei giocatori e di tutto lo staff che ruota intorno a loro, ma la vedo difficile”.
La principale speranza e obiettivo da perseguire rimane quello di scoprire un vaccino il prima possibile: “La sperimentazione di un vaccino è una scommessa – conclude – Avere un prototipo funzionante prodotto su piccola scala a settembre sarebbe un grosso passo avanti, se questo vaccino funziona, e così si può sperare che per l’inizio del prossimo anno si potrà avviare eventualmente una produzione su larga scala”.